Andrea Galli per il “Corriere della Sera”
Fu allora assolto in Corte d'Assise, dopo tre anni di carcere, e adesso si giura innocente. «Le sentenze si rispettano, e in base a quella sentenza non è colpevole» dice il questore di Pordenone Marco Odorisio, il poliziotto che gli aveva dato la caccia ma anche il poliziotto che, il giorno della scarcerazione nel 2008, aveva profetizzato: «Di Enrico Zenatti si tornerà a parlare».
Se ne parla e di nuovo s' indaga su quest' uomo, perché lateralmente all'inchiesta ufficiale sull'omicidio della 73enne Anna Turina nella villa bifamiliare di Malavicina, frazione di Roverbella, nel Mantovano, carabinieri e pm hanno avviato un secondo percorso, a ritroso.
Per rintracciare fra database, circuiti diplomatici e informatori le eventuali scomparse di donne che si vendevano in Lombardia e Veneto, e che potrebbero essere altre vittime di un assassino. Forse un serial killer di prostitute. Escort come la brasiliana Luciana Lino De Jesus e la colombiana Jolanda Holgun Garcia, la prima strangolata nel 2004 nel bilocale a Verona, la seconda mai trovata, sparita l'anno prima in conseguenza di omicidio, forse sotterrata nelle campagne.
Incolparono lui, Zenatti, genero della signora Anna e secondo l'impianto accusatorio suo aguzzino, giovedì scorso, armato di un attrezzo da cucina, sembra delle forbici, riposte in un cassetto ma non senza errori. I rilievi del Ris hanno richiesto breve tempo a conferma dello scenario del Comando provinciale del colonnello Antonino Minutoli; uno scenario del quale si dimostra convinto il magistrato Fabrizio Celenza. Sì, proprio lui, il pm che all'epoca lavorò sulle prostitute incanalando l'accusa contro Zenatti, 53enne dipendente del negozio di frutta della moglie, sui seguenti elementi.
Luciana fu uccisa tra le 14 e le 15. Fino a poche ore prima aveva ricevuto, giorno e notte, telefonate di Zenatti che, quel giorno, si trovò a camminare a cinquecento metri dall'abitazione della escort e che, dalle 15, smise di chiamarla interrompendo una sequenza definita «ossessiva» dagli inquirenti.
Quando settimane più tardi un funzionario del consolato colombiano, allertato dalla famiglia, compose il numero della seconda prostituta, Jolanda, rispose Zenatti, garantendo che stava bene. La polizia scovò, sotto la ruota di scorta della macchina dell'uomo, pagine e pagine di giornali: quelli che raccontavano il delitto di Luciana. Zenatti scappò all'imminente cattura munito di migliaia di euro, senza telefonino e carte di credito, muovendosi sui taxi, coperto dalla moglie che in precedenza l'aveva lasciato, tornando dalla mamma insieme ai bimbi piccoli, e che in quell'occasione di latitanza gli fornì degli alibi. In primo grado Zenatti, infine braccato in una cabina telefonica, ricevette una condanna di 18 anni. Gli investigatori seguirono la pista dei resti inumati, senza risultato anche considerando, ci dice un poliziotto in pensione, che i terreni riconducibili all'indagato, di proprietà della famiglia della consorte, raggiungevano i cento ettari.
Di Zenatti era notoria l'assidua frequentazione delle escort: sua mamma, in quella Custoza che salutò la scarcerazione con le campane a festa, ammise il fatto specificando che non costituiva reato. In Procura ripetono che centrale, per svelare sia il presente sia un ipotetico oscuro passato, sarà la moglie, ammesso che davvero sappia e si confidi. E ammesso, certo, che Zenatti abbia ucciso la suocera, con la quale i rapporti erano pessimi, a meno che non abbia voluto «silenziarne» pericolose rivelazioni.
Le telecamere di sorveglianza delle case dei vicini cristallizzano un'uscita di Zenatti compatibile con la fascia temporale della morte, causata da un taglio alla gola. Scartata la pista di estranei per una rapina: nulla mancava nella vasta abitazione dell'anziana. La sua porta dista cinque metri da quella di Zenatti, alle cui udienze sempre parteciparono amici preti. Enrico Bastianello, legale dei parenti di Luciana, valuta se presentare istanze volte a riaprire le vecchie indagini.
Un omicidio, come quello di Jolanda, divenuto un cold case . Datato ma ora sostenuto da una tecnologia prima assente, pur ricordando che l'assassino di Luciana tolse impronte, capelli e peli dal bilocale, lasciando un ambiente asettico intorno al cadavere avvolto in un lenzuolo, con il fine di trasportarlo lontano e nasconderlo nei campi. ( ha collaborato Giovanni Bernardi )