Lettera di Daniela Martani a Dagospia
DANIELA MARTANI RADIO KISS KISS
Non bastava lo choc per il bullismo da strada di Andrea Romano, ieri sera: oggi debbo rinnovarlo leggendo le sue false dichiarazioni circa l'accaduto. Dichiarazioni talmente inaccettabili da imporre una correzione punto per punto da parte mia che denuncerò alla procura oggi stesso. Le cose sono andate esattamente in questo modo. All'uscita da un supermercato in via Cipro zona Prati di Roma ho riconosciuto il parlamentare Andrea Romano (PD) e gli ho rivolto, a bassa voce – non certo urlando, come egli sostiene – le seguenti frasi: “Maledetti, state rovinando il paese e la pagherete; dovete vergognarvi”.
Critica con tutta evidenza rivolta ai politici, al governo che egli come parlamentare piddino sostiene, anche alle sue recenti uscite con le quali teorizza con assoluta violenza il divieto di parola a quanti contrari al vaccino a prescindere (“Adesso non si scherza più” eccetera). Talmente non ho urlato, che Romano, dopo avere proseguito per qualche passo, è tornato indietro apostrofandomi ripetutamente: “Cosa hai detto? Cosa hai detto?”.
DANIELA MARTANI CON LA MASCHERINA IN TESTA
Il suo fare era aggressivo e minaccioso tanto da protendere il suo viso ad un centimetro dal mio, come avrebbe fatto qualcuno in procinto di aggredire: mi sono spaventata e allo stesso modo si è spaventata sua figlia – non certo per le parole, “dovete morire male”, che non ho mai pronunciato – la quale lo ha pregato:
“Papà, per favore, non fare così, papà andiamo via”, ed è scoppiata a piangere. Romano non se n'è andato, voleva tenermi ferma, ha detto che avrebbe chiamato la pubblica sicurezza. Allora io spaventata dalla sua aggressività mi sono voltata e me ne sono andata; a quel punto, Romano mi ha inseguito, raggiunto e strattonato violentemente per tenermi bloccata, spaventando ulteriormente sua figlia, tanto più che aggiungeva sempre più aggressivo: “Sei fortunata che non sei un uomo”.
Qui quella aggredita sono io. Non ho augurato la morte a nessuno soprattutto ad una bambina e ribadisco quanto è perfino pleonastico e cioè che le mie frasi - vi dovete vergognare, maledetti – andavano e vanno intese, come chiunque può intendere, contro un certo modo di fare politica e di esercitare il potere.
Oggi scopro che Romano mi ha querelato, il che non mi lascia altra scelta che controquerelarlo. Mi limito qui a smentire categoricamente la sua calunniosa ricostruzione punto per punto, circostanza per circostanza.
E ad aggiungere solo che, se questo è il modo di assorbire una critica, di comportarsi verso un cittadino e una donna, allora abbiamo una ragione di più per essere preoccupati: qui ogni elemento di democrazia sembra saltato.
Non mi aspetto solidarietà da nessuno, men che meno da femministe militanti, perché ormai ho imparato come funzionano queste cose, ma vorrei dire che quanto è successo a me, e posso garantire che non è stata una bella esperienza, può succedere a chiunque:
non è il politico, incarnazione di potere, a venire criticato, e ad abbozzare, anche replicando aspramente, ma il contrario, è il cittadino che contesta a venire aggredito, minacciato, reso oggetto di falsità e infine denunciato.
Il tutto in un momento in cui le nostre libertà fondamentali appaiono gravamente compromesse. Giudichi chi vuole se è questo un tempo in cui sentirsi tranquilli, garantiti, tutelati di fronte a quello che Pasolini chiamava il Potere, con la maiuscola.