Estratto dell’articolo di Gianni Giacomino per "la Stampa"
Dopo una serata di festa in un locale dei Navigli di Milano venne stuprata per una notte intera da tre ragazzi […]. Era il 21 marzo 2023 e tutti, lei compresa, avevano esagerato con l'alcol.
I responsabili della violenza furono identificati e arrestati dai carabinieri. La vittima, una manager 32enne, torinese, finì in ospedale. I colleghi e i dirigenti dell'azienda di Assago per cui lavorava da tre anni, specializzata nel commercio di brand di lusso, si strinsero intorno a lei: «Hai tutto il nostro sostegno, non mollare».
Dopo sei mesi di mutua scandita da ricoveri in ospedale, da interminabili sedute da psicologi e psichiatri, con i famigliari che temevano si suicidasse, la ragazza provò a tornare al lavoro a settembre. Non ce la faceva, aveva ancora bisogno di cure. Alternava momenti di ottimismo ad altri di profonda tristezza: […]
Ma lo scorso 11 marzo l'azienda le ha consegnato la lettera di licenziamento «per giustificato motivo». «In un'ottica di maggior efficienza abbiamo deciso di riorganizzare le nostre attività, […]». E ancora: «La informiamo che, dopo attenta verifica, abbiamo constatato l'impossibilità di adibirla ad altre mansioni». Una mazzata.
«Perché lei vedeva nel lavoro la vera possibilità di ricominciare a vivere e, quando le hanno consegnato la lettera di licenziamento, è addirittura svenuta. È stato necessario anche l'intervento dei medici del 118», racconta l'avvocato Alexander Boraso, che segue la manager per la parte civile della vicenda e ha deciso di impugnare il licenziamento. «La verità – riflette il legale – è che, purtroppo, erano finiti su delle chat alcuni filmati della violenza e per l'azienda sarebbe stata una perdita di credibilità. E poi non avevano tempo di aspettarla, di permetterle di riprendersi al cento per cento sia fisicamente che psicologicamente».
Secondo la 32enne e il suo legale non ci sono altri motivi. Anche perché: «La mia assistita non aveva ancora terminato tutti i permessi per curarsi». Ma l'azienda, che ha la sua sede legale in Olanda e una ventina di dipendenti in Italia, […] respinge qualunque accusa. «Come le è noto – scrive nel licenziamento – il mercato in cui opera la società richiede il raggiungimento e il mantenimento di adeguati livelli di profittabilità. Al fine di conseguire tali obiettivi si rende necessario efficientare i nostri costi, aumentando la marginalità della nostra operatività».
[…]. «Quello che l'ha davvero distrutta, dopo il dramma personale dal quale sta cercando di uscirne poco alla volta con grande difficoltà, è stato il modo in cui è stata silurata dalle persone nelle quali aveva riposto grande fiducia – evidenzia ancora Boraso – ovvero le sono stati offerti cinquemila euro per chiudere il rapporto di lavoro "o firmi adesso o mai più"».