Giulia Di Leo per la Stampa
Un medico è andato a lavorare con la febbre. Diceva che era una semplice influenza, poi la scoperta del Covid. È successo nel reparto di Ginecologia e Ostetricia dell' Ospedale Santi Antonio e Biagio di Alessandria.
L' uomo ora è ricoverato, e le sue condizioni sono serie. Ora si farà il tampone a tutti quelli che sono entrati in contatto con lui. Resta da capire come abbia potuto eludere i controlli. A chiunque viene misurata la febbre: luce verde se la temperatura è sotto i 37,5 gradi, altrimenti con la luce rossa si torna a casa. Il medico con il Covid sarebbe riuscito a entrare addirittura con 38,5 di febbre, e ha pure lavorato in reparto.
Non è ancora chiaro quali siano i giorni in cui ha lavorato benché febbricitante. Dall' ospedale arriva la conferma dei controlli a personale e pazienti del reparto. In una nota in cui vengono spiegate le procedure attuate, l' azienda ospedaliera precisa di aver già effettuato i tamponi.
«L' obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione indivisuale vigente tutela la diffusione del virus tra pazienti e operatori - precisano -. Stiamo procedendo con i protocolli di sicurezza. Inoltre, sono previste specifiche indicazioni per operatori e visitatori che prevedono che a ogni ingresso sia rilevata la temperatura corporea ed effettuata l' igiene delle mani.
A ogni accesso è stato predisposto un checkpoint con la presenza di personale, fornita di termoscanner e gel antisettico per le mani. L' uso dei dpi è obbligatorio per tutta la permanenza in ospedale e qualora gli operatori non seguissero le indicazioni fornite, a seguito di precise verifiche, sarà compito dell' Azienda avviare le azioni dovute». «Ci auguriamo che questo non sia il frutto di una falla dei controlli», dicono intanto dal Tribunale per i diritti del Malato di Alessandria, dove da giorni il telefono squilla incessantemente.
A chiamare sono i parenti dei ricoverati, perlopiù anziani e con difficoltà cognitive, che sono ormai arrivati all' esasperazione perché non possono far loro visita e lamentano la carenza di comunicazioni anche da parte degli ospedali. Tutte difficoltà dovute alle grandi restrizioni anti-contagio: «È giusto che le regole valgano per tutti, non solo per i pazienti e i famigliari».