Omicidio Regeni, le bugie di Cambridge sui rischi di Giulio - articolo di Giuliano Foschini e Carlo Bonini del 2 novembre 2017
Estratto dell’articolo di Giuseppe Scarpa per “La Repubblica”
L’ombra degli 007 inglesi quali responsabili indiretti dell’omicidio Regeni è svanita ieri, forse definitivamente, davanti alle risposte della professoressa dell’Università di Cambridge Maha Abdelrahman.
La responsabilità dei vertici egiziani è stata rimarcata da Paolo Gentiloni, oggi commissario europeo, ministro degli Esteri nei giorni dell’assassinio del ricercatore italiano. È il senso dell’udienza di ieri nel processo che vede imputati quattro esponenti degli apparati del Cairo accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso Regeni a gennaio 2016.
La docente di Regeni è sempre stata presentata come una figura controversa. Eppure, di fronte all’aggiunto Sergio Colaiocco, ha fugato una serie di dubbi. Il primo è se avesse indirizzato il ricercatore verso lo studio dei sindacati indipendenti egiziani. Dalla sua deposizione è emerso il contrario:
«Aveva un interesse specifico sui sindacati indipendenti, prima di intraprendere con me un rapporto accademico», ha detto Abdelrahman. Sarebbe stato lo studente a «ricercare un contatto» con lei «in virtù della mia specializzazione».
L’idea che Giulio fosse stato mandato al Cairo per approfondire l’argomento per volontà dell’insegnante, a sua volta condizionata dai Servizi inglesi, è venuta meno. Nel 2012, infatti, quattro anni prima dell’omicidio, e prima di conoscere Abdelrahman, Regeni aveva chiesto una borsa di studio sul tema. E ancora, ha chiesto il pm: «Giulio ha avuto rapporti con entità statali inglesi?».
«Che io sappia no». «E lei?». «Solo per attività accademiche». Un altro argomento su cui hanno battuto gli avvocati è se la professoressa avesse in mano il lavoro del ricercatore anche solo parziale. «No», la sua risposta. Abdelrahman ha detto di essere stata «devastata» dalla notizia della morte di Giulio e ha spiegato che da allora non è più tornata in Egitto anche perché «su alcuni media ero stata descritta come una spia». Dichiarazioni che il legale della famiglia Regeni ha preferito non commentare.
Quanto a Gentiloni, l’allora titolare della Farnesina ha fatto un quadro desolante sul comportamento degli egiziani in quei giorni. «Avevamo un solido rapporto di collaborazione», la premessa per precisare lo strano comportamento del Cairo, percepito come sospetto dall’allora ambasciatore Maurizio Massari. «Ho saputo della scomparsa il 26 gennaio (il 25 Giulio era stato rapito, ndr ). Massari era preoccupato, trovava difficoltà a parlare con gli egiziani. Il 30 o 31 mi chiese di far diventare il tema politico, per rompere il muro di scarsa collaborazione. Sentii il ministro degli Esteri egiziano. [...] Il 24 ottobre verranno sentiti i capi dell’Aise, l’Agenzia informazioni pe r la sicurezza esterna.
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