Estratto dell’articolo di Anna Zafesova per “La Stampa”
Parlare di un «mediatore che si chiama Papa non ha alcun senso»: le illusioni di una mediazione vaticana erano già abbastanza naufragate, ma a metterci una pietra sopra sono arrivate ieri sera le parole di Mykhailo Podolyak, il consigliere della presidenza ucraina che di regola funge da portavoce della linea politica di Kyiv. La speranza di archiviare lo scandalo delle dichiarazioni di Francesco sulla «grande madre Russia» e «l'eredità dell'impero illuminato di cultura e umanesimo» come uno scivolone o una gaffe a questo punto svanisce: in una intervista alla televisione Ucraina, Podolyak non ha remore a definire la posizione di Bergoglio come « pro russa in una maniera assolutamente evidente ormai a tutti». Con il conseguente «azzeramento totale di qualunque missione di mediazione che potrebbe venire svolta dal Vaticano» e della «reputazione della Santa Sede».
Il sogno di Francesco di diventare il mediatore tra Mosca e Kyiv sembrava essere tramontato già due mesi fa, dopo che la missione del cardinale Matteo Zuppi non aveva portato non soltanto a una tregua che a dire il vero non era stata considerata possibile praticamente da nessuno, ma nemmeno a qualche risultato visibile di carattere umanitario [...]
Il problema è che a Kyiv i dubbi nati in occasioni precedenti di dichiarazioni che potevano venire soggette a letture ambivalenti – come quella sulle ragioni della Russia nell'invasione dell'Ucraina, provocata dall'«abbaiare della Nato» – sono diventati ormai certezze. È vero che Podolyak ieri ha ribadito che la posizione filorussa del Vaticano è «inconsapevole», ma quello che lo stesso Francesco ha provato a giustificare come «un discorso sulla cultura e non sull'imperialismo» è stato già applaudito al Cremlino. Il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha complimentato «la conoscenza della storia russa» di Bergoglio e le tv di Stato hanno ritrasmesso le sue dichiarazioni ai giovani cattolici russi, molto simili a quelle della propaganda del Cremlino sulla «grande cultura russa».
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Il rischio che le dichiarazioni del Vaticano possano venire utilizzate dalla propaganda di Mosca per giustificare l'ideologia del "mondo russo" da imporre alle sue ex colonie è stato infatti, secondo la Ukrainska Pravda uno degli argomenti principali portati dalla delegazione dei vescovi ucraini. La pazienza della Kyiv politica invece sembra essersi esaurita. Anche perché lo stesso Cremlino è il primo a ribadire l'impossibilità di una «tregua», e l'intensificarsi dei bombardamenti delle città ucraine negli ultimi giorni sembra essere un segnale di escalation lanciato da Mosca, insieme al rifiuto di Putin di riaprire l'accordo sul grano per permettere all'Ucraina di tornare a esportare il suo grano. [...]
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