Tommaso Labate per Corriere.it
Questa storia inizia dalla cucina di casa nostra. In uno spazio più o meno grande che, nel giro di pochi anni, potrebbe essere destinato ad altro uso. Protetta da tende speciali che ne schermeranno l’intero perimetro, impedendo agli hacker di intrufolarsi tra i nostri dati e la nostra ricchezza che sarà totalmente digitale, la stanza – oggi occupata da piano cottura, dispensa, lavandino, dalla cucina insomma – sarà la parte della nostra casa destinata alle esperienze nel metaverso.
Spiegato facile e in un modo che forse farà arrabbiare gli esperti, e senza nemmeno correre troppo con la fantasia, metaverso è incontrare un amico che vive a migliaia di chilometri come se ce l’avessimo davanti, fare un consulto con un medico specialista altrimenti irraggiungibile, andare a un concerto di Bruce Springsteen che si tiene dall’altra parte del mondo avendo la sensazione di stare tra la folla, salire a bordo della moto di Pecco Bagnaia che corre verso la conquista di un Mondiale MotoGp (con certi sensori applicati a un dito, entro pochi anni, si proveranno le sue stesse sensazioni del pilota), entrare nello spogliatoio della propria squadra di calcio durante l’intervallo del derby oppure camminare per la Muraglia Cinese, sempre facendo su e giù tra quello spazio che oggi separa il frigorifero dal forno, sempre accomodati in quella poltroncina posizionata dove oggi c’è l’angolo cottura.
Queste e milioni di altre cose. Come per le cose del mondo fisico o del mondo digitale del primo o secondo Internet, alcune di queste esperienze del «Web 3.0» saranno gratis, altre costeranno poco, altre tantissimo; alcune saranno per tutti, altre di pochissimi, altre ancora di uno solo.
Fattore tempo
Gian Luca Comandini, romano, trentadue anni, ha costruito una fortuna investendo qualche anno fa qualche migliaio di euro in bitcoin. Ha fatto parte della task-force sul blockchain del ministero dello Sviluppo Economico, è finito nella lista di Forbes sugli under 30 che saranno i leader più influenti del futuro, ha comprato una società di calcio che ha fatto salire dalla Terza alla Prima categoria e, nei ritagli di tempo, si è messo a caccia dell’identità dell’uomo che si nasconde dietro il nome Satoshi Nakamoto, il leggendario ideatore di Bitcoin (l’indagine, scritta come se fosse un romanzo giallo, è diventata un libro, L’uomo più ricco del mondo, appena uscito per Rizzoli).
Oltre a essere uno dei superconsulenti che accompagnano dentro il metaverso vip e società che vogliono investire là dentro. «Gli esperti di mercato immobiliare stimano che sarà il 2030 l’anno a ridosso del quale la cucina inizierà a sparire dalle nostre case. Praticamente domani. Ordineremo cibo da fuori, come stiamo già facendo, mangeremo cibo che non ha bisogno di essere cucinato e utilizzeremo il tempo risparmiato per educare i figli, fare meditazione, tenere il fisico allenato. Le esperienze nel metaverso entrano in quest’ottica: fare le stesse cose che facciamo oggi risparmiando la risorsa che l’uomo, nella sua evoluzione, ha sprecato di più: il tempo».
Succederà, secondo le persone che pensano come pensa Comandini, senza rendercene conto. Non c’è un momento esatto in cui abbiamo sostituito certi incontri con una telefonata, la telefonata con un sms, un sms con un WhatsApp e quindi gli incontri dal vivo con una sfilza infinita di WhatsApp. «Prima del Web 1.0 la nostra vita era 100 percento fisica.
Poi, con l’arrivo del primo Internet, metà anni Novanta del secolo scorso, è subito diventata 75 percento fisica a 25 percento digitale. Dall’arrivo dei social network in poi, anni Duemila, la nostra vita è 50 percento e 50 digitale. Anche la vita di chi non se ne rende conto, di chi dice che non è così. Con il metaverso, sarà 25 percento fisica e 75 percento digitale».
E ancora: «L’arrivo del metaverso non vuol dire che la nostra vita fisica sarà sostituita del tutto con quella digitale o che moriremo sul divano col visore oculare indosso. Significa semplicemente che preferiremo fare nel metaverso delle cose — lavorare, fare una visita medica specializzata, in certi casi anche conoscere l’uomo o la donna della nostra vita — che oggi facciamo fisicamente. Perché? Perché sarà più comodo, perché guadagneremo di più, ci stancheremo di meno. Il resto sarà tempo libero. E sarà tanto di più».
L’identità
Oggi esistono decine di metaversi. Comandini scommette che ne rimarrà uno solo o comunque pochissimi, che consentiranno a ciascuno di muoversi agevolmente da uno all’altro. «Qualcuno pensa che siano un videogioco o assomiglino ai social. Non è così. La differenza sta in una tecnologia, la blockchain, che per la prima volta nella storia dell’umanità ha caratteristiche di unicità o scarsità digitale». Quello che è mio non può essere tuo, insomma.
E non può essere replicabile o falsificabile. A cominciare dell’identità. «In un social network nel metaverso, le blockchain consentiranno al sottoscritto di essere l’unico Gian Luca Comandini nato nella città x, il giorno y, residente nella via z, con codice fiscale xyz eccetera eccetera. Nessuna possibilità di creare profili falsi, nessuna possibilità di spacciarsi per un altro».
Con i visori
Dall’identità alla proprietà il passo è brevissimo. «Facciamo un esempio concreto. L’agente immobiliare del calciatore Marco Verratti tempo fa gli ha consigliato di comprare un terreno nel metaverso. Come Barbara D’Urso, Achille Lauro o Zlatan Ibrahimovic, con cui la mia società ha fatto qualche operazione, Verratti si è rivolto a me per scegliere il terreno e comprarlo».
Nel metaverso lo spazio si misura in land, che a seconda del metaverso sono come dei quadratini o degli esagoni. «Invece di comprarlo dove c’era spazio libero e dove questi land sarebbero costati pochissimo», prosegue Comandini, «Verratti ha voluto acquistare il suo terreno nel metaverso vicino a dove sorge la proprietà del celebre rapper Snoop Dog. Ovviamente, quello che avrebbe potuto avere per poche migliaia di euro gli è costato molto molto di più. Perché l’ha fatto? Per lo stesso motivo che spinge un gelataio ad aprire una gelateria dove già ce ne sono delle altre, che è lo stesso motivo per cui, in alcune città, i negozi di arredamento si trovano concentrati tutti nella stessa zona: e cioè che la presenza di uno, soprattutto se “quotato”, ti segnala che là c’è già un mercato. Un domani, Verratti approfitterà della vicinanza con Snoop Dog perché chi nel metaverso andrà a “visitare” Snoop Dog magari sarà incuriosito da quello che propone il vicino di casa, e cioè Verratti.
Per ipotesi: dal primo acquisti la possibilità di ascoltare in anteprima il suo nuovo brano cantato da lui come tu fossi nella sua stessa stanza; dal secondo potrai comprare dei gettoni (fan token si chiamano) per guardare con i suoi occhi una partita della sua squadra di calcio quando lui starà in panchina o seguirlo mentre si allena con Messi e Neymar come se tu ti stessi allenando con lui». In entrambe le esperienze, l’utente del metaverso è fermo nello spazio di casa sua che un tempo era destinato alla cucina e indossa dei visori che assomigliano a maschere da sub. L’agente immobiliare di Veratti, nel frattempo, ha mollato le case fisiche e oggi fa l’agente immobiliare solo nel metaverso.
Il teatro è mio
Ci sono dei metaversi, il più celebre dei quali si chiama Ovr, che hanno riprodotto il mondo reale, chilometro quadrato per chilometro quadrato. L’hanno diviso in land, in esagoni, e li hanno messi in vendita. Per fare l’esempio di Roma: hanno venduto la Fontana di Trevi, come nella celebre scena di Totò e Peppino in Tototruffa ’62, solo che nel metaverso è tutto regolare.
marco verratti e jessica aidi 3
Non ci sono per ora diritti perché nessuno ne rivendica, per adesso. Anzi, la regolamentazione dei diritti (di immagine e non solo) è quella che in futuro potrà modificare le tappe del passaggio metaverso che «secondo Zuckerberg potrà avvenire in vent’anni, secondo altri molto prima», spiega Comandini. Rimanendo all’oggi e al caso di Roma: venduta la Fontana di Trevi, il Colosseo, la Basilica di San Pietro, Piazza di Spagna, praticamente tutta via del Corso. Il centro storico è sold out, i land corrispondenti possono essere acquistati solo dai nuovi proprietari. Su Ovr, uno dei cinque o sei esagoni di Piazza di Spagna è stato messo sul mercato e acquistato nel febbraio del 2021 per 13 dollari.
L’attuale proprietario, un anno e mezzo dopo, l’ha acquistato per 1500 dollari, 115 volte tanto. «Io», confida Comandini, «ho comprato nel metaverso il land che corrisponde alla casa in cui abito. Poi ho fatto un giro e, tra le altre cose, per 6 dollari mi sono aggiudicato nel metaverso il Teatro Ariston di Sanremo. Tra qualche anno, magari il Festival farà qualcosa nel metaverso, vorrà farlo nello spazio metaversico del Teatro Ariston e dovrà passare da me. Per tutti i land virtuali che ho acquisito, ciascuno a meno di mille dollari, ricevo quotidianamente offerte che oggi superano i tre o quattromila. Quando mi chiedono “perché non accetti?” penso sempre ai pastori di Arzachena che risposero sì all’offerta in milioni di lire per quella terra abbandonata in cui facevano pascolare le pecore. E che poi è diventata la Costa Smeralda».
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