DOPO IL FLOP, GIORGIA MELONI METTE IN STAND-BY LA CAMPAGNA D'ALBANIA – NONOSTANTE I PROCLAMI DELLA DUCETTA (“I GIUDICI NON CI FERMERANNO”), PALAZZO CHIGI HA DECISO DI “RALLENTARE” SUL TRASFERIMENTO DI MIGRANTI IN ALBANIA, PER EVITARE CHE LA CORTE DEI CONTI CONTESTI UN DANNO ERARIALE PER LE ENORMI SPESE NELLA GESTIONE DI STRUTTURE VUOTE – IL GOVERNO VUOLE ATTENDERE LA PRONUNCIA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA SULLA DESIGNAZIONE DI “PAESI SICURI” – DALL’HOTSPOT DI SHENGJIN E DEL CENTRO PER MIGRANTI DI GJADER RIENTRERANNO IN ITALIA 50 DEI 220 AGENTI PRESENTI, CHE AL MOMENTO NON HANNO NULLA DA FARE…

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1. RISCHI DI DANNO ERARIALE ORA IL GOVERNO RALLENTA SULL’ALBANIA

Estratto dell’articolo di Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”

 

centro migranti DI GJADER IN ALBANIA centro migranti DI GJADER IN ALBANIA

Prima sedici, poi otto. E adesso c’è il rischio che nell’immediato futuro nessun altro migrante venga accompagnato nei centri d’accoglienza italiani in Albania, in attesa della pronuncia della Corte di giustizia europea sulla designazione di «Paese di origine sicura», come richiesto nei giorni scorsi dai giudici di Bologna e Firenze.

 

A circa un mese dall’inizio dell’operazione legata al protocollo Roma-Tirana, con il salvataggio in mare e il trasferimento a Shengjin e Gjader di profughi maschi, maggiorenni e soli — l’unica categoria che può essere trasferita secondo l’accordo — i numeri sono ancora bassi.

 

centro per migranti a gjader centro per migranti a gjader

È stato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a ribadire di non aver alcuna intenzione di fermare gli accompagnamenti in Albania, linea condivisa con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ma le ultime sentenze della sezione Immigrazione del Tribunale civile di Roma […] hanno imposto una riflessione tanto che ieri sia al Viminale sia a Palazzo Chigi ci sono state riunioni tecniche per analizzare le eventuali conseguenze. E alla fine si è convenuto sulla necessità di rallentare, anche per non rischiare la contestazione di danno erariale.

 

Già dopo il primo viaggio, i deputati di Avs e M5S avevano presentato un esposto chiedendo alla Corte dei conti di analizzare i costi dell’operazione. I documenti ufficiali parlano di 134 milioni all’anno per il mantenimento delle strutture che arrivano dunque a 670 milioni in cinque anni. Costi che, questa la linea del Viminale, sono nettamente inferiori «a un miliardo e 700 milioni di euro l’anno spesi per la prima accoglienza straordinaria».

 

LA QUESTIONE MIGRANTI IN ALBANIA SPIEGATA DA NATANGELO LA QUESTIONE MIGRANTI IN ALBANIA SPIEGATA DA NATANGELO

Denaro di cui i giudici contabili potrebbero chiedere giustificazione, anche tenendo conto dell’impiego di circa 300 uomini delle forze dell’ordine italiane che sono impiegati nelle strutture in Albania, oltre ai costi per il mantenimento delle strutture, che sono pienamente operative anche se senza migranti da gestire, ma soprattutto quelli dei viaggi via mare da organizzare in poche ore per riportare i migranti in Italia visto che ormai la linea dei decreti è stata tracciata.

 

Finora i magistrati hanno bocciato i trasferimenti di migranti bengalesi ed egiziani, che per l’Italia arrivano da «Paesi sicuri» e sono quindi destinati (ma non è comunque previsto l’obbligo) all’Albania se in possesso dei requisiti personali richiesti. Si tratta proprio delle due nazionalità ai primi posti della classifica di persone sbarcate nel nostro Paese nel 2024: […]

 

Rimane il problema legato ai tempi, ma non solo. La decisione dei giudici europei, prevista entro gennaio 2025, potrebbe avere ripercussioni anche su una delle basi del Patto sull’Immigrazione e l’asilo siglato nel maggio scorso che prevede – a partire dal 2026 – procedure di frontiera accelerate senza soffermarsi sul luogo in cui devono essere eseguite basandosi sull’autodeterminazione dei singoli Stati per la definizione di «Paese sicuro» rispetto alla provenienza dei migranti. Quanto basta per comprendere come lo scontro tra politica e giustizia possa addirittura salire di livello.

 

2. ALBANIA, I CENTRI RESTANO VUOTI SE NE VANNO I PRIMI 50 AGENTI

Estratto dell’articolo di Davide Carlucci per “la Repubblica”

 

MEME GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI MEME GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI

Tecnicamente la chiamano “rimodulazione”. Una riduzione significativa del contingente presente in Albania, che a regime doveva essere di 295 unità e che invece non ha mai superato le 220 presenze, tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti di polizia penitenziaria.

 

Lo svuotamento, dopo le sentenze del tribunale, dell’hotspot di Shengjin e del centro per migranti di Gjader, ora ha convinto il Viminale che non si può continuare a tenere personale inoperoso negli hotel della località turistica albanese. Anche perché il danno d’immagine, per il governo italiano, comincia a prospettarsi altissimo […]

 

[…] meglio non dare l’impressione di scialacquare i soldi pubblici: occorre ora razionalizzare al massimo le forze dell’ordine presenti nel Paese delle Aquile. Per questo è in corso una parziale smobilitazione, che porterà le unità al minimo vitale di centosettanta persone, per consentire i turni di vigilanza da sei ore ai centri, anche quando – come in questo momento – sono vuoti.

 

Ma lo spettacolo deve andare avanti: ieri la Prefettura di Roma ha pubblicato un bando da 3,2 milioni di euro per la manutenzione ordinaria e straordinaria dei due centri. Un contratto da 48mila euro per sei mesi, invece, è stato stipulato con una ditta di pulizie di Tirana.

 

IL DECRETO LEGGE SUI PAESI SICURI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA IL DECRETO LEGGE SUI PAESI SICURI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

E il 19 scadono i termini per un altro appalto da 993mila euro per la somministrazione dei pasti, nell’arco di due anni, per la struttura penitenziaria di Gjader. Tutto questo mentre i centri sono sempre più vuoti e i contingenti si assottigliano. Ieri nella sala mensa dell’hotel Rafaelo, a colazione, gli altoparlanti diffondevano, un brano jazzy soul, Bayou boogie.

 

L’atmosfera è quella dei “risvegli dolci” come si sperimenta in vacanza in qualsiasi albergo del mondo. «Sono tre giorni che non funziona il riscaldamento in palestra», maledice però un poliziotto. Fuori un gruppo di afgani si raduna per andare a Tirana nell’ambasciata Usa. Un altro agente è già in pantaloncini e scarpe ginniche, si prepara per il jogging. «Non dite che è una villeggiatura, la nostra, perché non lo è — attacca un campano — perché il costo della vita è salito alle stelle qui, nei supermercati.

E se ti fai un giro per le strade di Shengjin, in queste ore, è la morte civile». […]

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