Adelaide Pierucci per “il Messaggero”
Sorpresa dalla polizia aveva cercato di nascondere alcune dosi di cocaina nel reggiseno. Ma il grosso era a casa, 256 piccole porzioni di neve bianca, pronte per lo smercio. Ora, nonostante la richiesta di abbreviato, per una coppia della famiglia Casamonica sono stati chiesti sette anni e mezzo di carcere.
L'OPERAZIONE
Due anni e mezzo per lei, Angela Casamonica, 26 anni, nipote di Vittorio, il capofamiglia osannato col funerale passato agli annali di Roma; e cinque anni per lui, il compagno, Guerino Casamonica, 29 anni, detenuto. A sollecitare le pene per la coppia, residente in una viuzza a ridosso di Tor Vergata, il sostituto procuratore Giovanni Musarò, il magistrato che ha scoperchiato gli affari criminali del clan ed effettuato le prime contestazioni di mafia. Angela e Guerino erano monitorati da giorni quando a fine maggio hanno ricevuto l'altolà della polizia. Dovevano sbrigare delle faccende e si spostavano con la loro Mini Cooper. La donna, in maniera fulminea ha cercato di far sparire la cocaina alla vista di un'agente, ma è stata comunque notata e immobilizzata. Sono state recuperate così sei dosi. Poi è toccato a lui.
NEL SALOTTO
La scorta di cocaina però era saltata fuori nel salotto di casa, ben riposta. Più di 250 dosi, già tagliate e pronte per essere vendute. «Lo spaccio era la materia di sostentamento», ha ricostruito il pm nel sollecitare le pene. A febbraio la sentenza. Risale a pochi giorni fa l'arresto, sempre per smercio di cocaina, di un'altra famiglia Casamonica, padre, madre e figlio, finiti dalla loro villa al carcere con lo stesso provvedimento eseguito dai carabinieri e sollecitato dal procuratore di Velletri Francesco Prete.
Per gli inquirenti al lavoro da novembre del 2018 i tre Casamonica avevano organizzato un collaudato sistema di spaccio grazie alla forza intimidatrice del proprio cognome, assicurandosi in maniera quasi esclusiva la piazza della 'coca'' da Ciampino a Morena. Il 20 dicembre un processo a carico del clan Casamonica, impegnati sempre sul fronte droga, a piazzale Clodio, si è chiuso con 14 condanne e due assoluzioni.
METODO MAFIOSO
A deciderle il gup di Roma Angela Gerardi nell'ambito di uno dei filoni delle indagini sul clan portate avanti in questi anni dalla Dda di Roma, coordinate dal procuratore facente funzioni Michele Prestipino e dai pubblici ministeri Musarò e Luciani. Per i condannati sono state riconosciute le aggravanti del metodo mafioso e dell'agevolazione dell'associazione mafiosa. La pena più alta è stata inflitta a Rocco Casamonica, 9 anni e 4 mesi. Otto anni invece a Domenico Strangio, il calabrese della Locride accusato di rifornire la droga. Condannato anche un notaio imputato nel procedimento senza il riconoscimento delle aggravanti.
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