TRA I DUE LITIGANTI, IL TERZO VINCE - IL TRIBUNALE DI VERONA, CHIAMATO A DIRIMERE UN CONTENZIOSO TRA UNA MAMMA E UN PAPA' DIVORZIATI, HA DECISO DI INTERPELLARE IL FIGLIO - NODO DEL CONTENDERE: LA SCUOLA MEDIA PIU' IDONEA DA FAR FREQUENTARE AL RAGAZZO - I GIUDICI HANNO DOVUTO AMMETTERE CHE LE SOLUZIONI ENTRAMBE VALIDE - PER QUESTO HANNO CONVOCATO IL DIRETTO INTERESSATO, SENZA I GENITORI, E OPTATO PER SEGUIRE LE SUE PREFERENZE

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Andrea Priante per Corriere.it

 

Genitori separati Genitori separati

Se i genitori separati proprio non riescono a mettersi d’accordo su quale sia l’istruzione migliore per il loro figlio, a dire l’ultima parola può essere proprio il bambino. Anche se ha appena undici anni. È capitato in tribunale a Verona, dove il collegio presieduto dal giudice Lara Ghermandi era chiamato a dirimere la lite tra una mamma e un papà, il cui matrimonio è finito da tempo. Nodo del contendere: quale fosse la scuola media più idonea da far frequentare al loro bimbo.

 

Il padre premeva per un istituto privato, e davanti ai magistrati ne ha sottolineato «sia l’elevata qualità dell’offerta formativa e dei docenti, anche sotto il profilo della cura per le lingue straniere (...) sia l’attenzione per la didattica a distanza, assicurata in modo pieno e tempestivo fin dall’inizio dell’emergenza pandemica in corso, sia la possibilità per il minore di avvalersi del tempo pieno, con prolungamento pomeridiano...».

 

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La madre, invece, insisteva affinché il figlio, una volta concluse le elementari, proseguisse in una scuola pubblica. Una preferenza che teneva conto del fatto che entrambe le sorelle maggiori dell’undicenne avevano frequentato quello stesso istituto, ma anche della sua «vicinanza e comodità (...) poiché ubicato a poche centinaia di metri da casa», senza contare il fatto che le medie nel paese offrono la «possibilità di avvalersi della disponibilità di competenze musicali e di orchestra», garantendo quindi all’alunno la possibilità di coltivare le sue passioni.

 

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Il problema non era di facile soluzione: esaminata l’offerta formativa, i giudici della Prima sezione civile di Verona hanno dovuto ammettere - come si legge nel decreto depositato tre settimane fa - che «rappresentano certamente due validi istituti scolastici».

 

E allora, per dirimere la questione, in tribunale è stato convocato il diretto interessato: il bambino, «senza la presenza dei genitori e dei rispettivi difensori», è stato sentito dal giudice delegato. «Sebbene non ancora dodicenne - scrivono i magistrati - ha saputo esprimersi con una naturalezza che ispira immediatamente simpatia».

 

A dispetto dell’età, ha dimostrato «capacità di discernimento e maturità» spiegando anche di aver parlato a lungo della questione con mamma e papà, e «di aver visto la presentazione dei due istituti».

 

Tribunale Tribunale

E alla fine di tutto, al giudice il bambino ha confidato «una esplicita e autentica preferenza» per la scuola pubblica suggerita dalla madre perché questa soluzione gli garantisce «la possibilità di mantenere i rapporti con i compagni delle elementari» ma anche di poter «recarsi a scuola a piedi, da solo, sintomo di un naturale e comprensibile desiderio di progressiva autonomia».

 

Ed è proprio tenendo in considerazione anche l’idea del giovanissimo studente, che il tribunale di Verona è arrivato a disporre che venga accantonata l’ipotesi dell’iscrizione all’istituto privato. Con buona pace del padre, frequenterà la scuola media del paese che, tra i vari vantaggi, gli assicura l’opportunità di continuare a studiare con i suoi amichetti e, considerata la breve distanza dall’abitazione, consente «in breve tempo di andare e tornare a piedi, permettendogli di sperimentare un momento di ulteriore crescita».

 

figli e genitori divorziati figli e genitori divorziati

Se purtroppo capita spesso che i figli finiscano al centro delle liti tra ex coniugi, è raro che i giudici decidano di ascoltare ciò che ne pensano i bambini, specie quando sono così giovani. «In questo caso è capitato, e il bimbo ha saputo dimostrare a tutti, con la sua maturità, che quella dei magistrati è stata la scelta più giusta per garantirgli serenità e protezione» spiega l’avvocato Barbara Lanza, responsabile regionale dell’Osservatorio nazionale sul diritto di famiglia.

 

«C’è da dire che entrambe le soluzioni indicate dai genitori erano eccellenti, sotto il profilo della qualità dell’offerta formativa. E proprio per questo - conclude - di fronte a due ex coniugi incapaci di trovare un accordo ma che comunque aspirano esclusivamente al bene del figlio, il tribunale ha voluto chiedere un parere al bambino. È una cosa bella. E forse andrebbe fatta più spesso».

 

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