Estratto dal “Fatto quotidiano”
Era il capo delle manutenzioni di Autostrade per l’Italia, tra i massimi dirigenti della società. Eppure, fino a pochi mesi prima del crollo del Ponte Morandi, nessuno lo avrebbe avvisato dell’esistenza di un grande progetto di ristrutturazione (retrofitting) del viadotto più problematico di tutta la rete: “Sono stato informato solo nel febbraio del 2017”.
È cominciato ieri mattina l’esame di Michele Donferri Mitelli, braccio destro dell’ex amministratore delegato di Autostrade per l’italia Giovanni Castellucci, un interrogatorio molto atteso.
[…] “Ho fatto tutto quello che dovevo”. Donferri nega ogni addebito. Talvolta negando anche intercettazioni che sembrano inoppugnabili, come quando i pm gli mostrano registrazioni in cui sembrerebbe rivendicare di aver “cacciato” uno dei consulenti del gruppo, Carmelo Gentile, le cui conclusioni sarebbero state sgradite alla società perché troppo negative sullo stato di degrado del ponte.
[…] Nonostante il viadotto Polcevera fosse il sorvegliato speciale della rete italiana, secondo il catalogo di rischio catastrofale “a rischio crollo per ritardate manutenzioni”, i sensori che avrebbero dovuto monitorarne la stabilità erano stati tranciati nel 2014.
Particolare “imbarazzante” che Donferri sostiene di aver appreso solo dopo il crollo. Eppure, della mancanza di sensori, secondo i pm, Donferri parlava in alcune riunioni interne, registrate da alcuni suoi sottoposti nell’anno precedente al disastro. […]
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