Fabio Amendolara per “la Verità”
ANDREA CARLETTI INCONTRA IL PAPA
C' era stata una segnalazione sulla torbida gestione dei fondi per i servizi sociali del Comune di Bibbiano scoperchiata poi dalla Procura di Reggio Emilia con l' inchiesta che hanno ribattezzato «Angeli e demoni». La ex comandante della polizia municipale della Val d' Enza, Cristina Caggiati, hanno ricostruito gli investigatori, aveva subodorato qualcosa e aveva portato quelle «irregolarità» all' attenzione del sindaco dem finito ai domiciliari Andrea Carletti, accusato di falso e abuso d' ufficio.
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Cosa che, a sentire un testimone, l' ex vicecomandante della polizia municipale, Tito Fabbiani, «irritò il sindaco». Fabbiani, stando al documento giudiziario che richiama le sommarie informazioni testimoniali rilasciate ai carabinieri, lo descrive come un personaggio «particolarmente potente». Fabbiani e Caggiati sono poi stati licenziati (dopo essere stati sospesi) perché finiti in un' altra inchiesta giudiziaria e ora sono sotto processo. Quella comunicazione, però, finì nel cestino.
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Un atteggiamento che per il giudice «è segno di una chiara volontà di tenere coperti movimenti di fondi poco chiari, consentendo volutamente il permanere di situazioni di opacità funzionali alle attività illecite perseguite dai correi». E, addirittura, sostiene l' accusa, appena avuta notizia delle indagini, «si è attivato per fornire successiva copertura all' attività svolta dai coniugi strizzacervelli per minori Nadia Bolognini e Claudio Foti (ieri erano in programma i loro interrogatorio di garanzia).
Nelle comunicazioni pubbliche e finanche in un' audizione alla Commissione infanzia della Camera dei deputati il sindaco aveva fatto intendere che quella tra il Comune di Bibbiano e la onlus Hansel e Gretel di Moncalieri fosse una mera collaborazione scientifica a titolo gratuito.
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Pur di proteggere il sistema, il sindaco dem Carletti avrebbe «omesso di indicare il costo della collaborazione». Ma, soprattutto, avrebbe nascosto le modalità della corresponsione dei compensi. Perché, secondo l' accusa, erano «illegittime». La «copertura politica», così la definisce il giudice per le indagini preliminari che l' ha privato della libertà (il sindaco è agli arresti domiciliari), era arrivata in alto.
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A leggere gli atti, quella di Carletti non sarebbe stata solo una «omissione di controllo sull' attività dell' amministrazione» ma, stando all' ordinanza di custodia cautelare, «si adoperava per consentire la prosecuzione dell' attività, ottenendo anche un notevole ritorno d' immagine, oltre che un incremento dei fondi a disposizione». Insomma, Carletti, secondo l' accusa, non aveva che da guadagnarci.
Il suo avvocato, all' uscita dall' interrogatorio di garanzia, ha detto ai cronisti che il sindaco ha fornito «importantissimi chiarimenti per quella che è la sua posizione e ha rappresentato in pieno la sua perfetta buona fede e l' assoluta serenità in coscienza». L' interrogatorio è durato un paio d' ore. E al termine, l' avvocato Giovanni Tarquini ha chiesto al gip la revoca della misura cautelare.
Oltre al primo cittadino, sono sfilate davanti al gip Fadia Bassmaji e Daniela Bedogni, coppia omosessuale affidataria di una minore, indagate per maltrattamenti in famiglia, per aver denigrato, sistematicamente, tra giugno 2016 e dicembre 2018, i veri genitori della piccola, calcato la mano sui sensi di colpa della bambina e per averle inculcato la convinzione di essere stata abbandonata e maltrattata dalla famiglia d' origine.
Le due si sono avvalse della facoltà di non rispondere. Come Marietta Veltri, responsabile dei servizi sociali della Val d' Enza e seconda solo alla dirigente Federica Anghinolfi.
Anche lei ha fatto scena muta.
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E mentre l' inchiesta è concentrata proprio sulla gestione dei servizi sociali, il ministro della Gustizia, Alfonso Bonafede, ha mandato i suoi ispettori al Tribunale per i minori di Bologna. Bonafede lo ha riferito rispondendo a un' interrogazione della deputata reggiana di Forza Italia, Benedetta Fiorini, definendo «inquietante» la «rete criminosa ordita in danno a malcapitati minorenni, sottoposti a veri e propri trattamenti coattivi, facendo finanche ricorso a dispositivi ad impulsi elettromagnetici».
Tuttavia, prosegue il ministro, «le questioni sollevate investono solo in parte lo spettro delle competenze del ministero». In concreto i magistrati ricevono periodicamente relazioni sulla situazione dei minori dati in affidamento. Le competenze del ministero sono quelle di verificare che i magistrati facciano il loro lavoro come si deve.
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E, proprio per verificare dove si erano inceppati i meccanismi, ha mandato i suoi ispettori. «Quello che possiamo fare», aggiunge Bonafede, «e che stiamo già ipotizzando è incrociare tutti i dati che arrivano dai diversi uffici giudiziari per verificare in maniera più stringente l' andamento delle situazione degli affidi di minori nei territori e individuare prima e meglio le criticità».
E alla fine ha annunciato: «In qualsiasi aula giudiziaria verrà accertata l' esistenza di un abuso su un minore, posso garantire che non ci sarà nessuno sconto da parte della giustizia, che sarà inflessibile». Nel frattempo, però, cinque dei sette indagati convocati finora dal gip si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. E, come sottolineato dal Secolo d' Italia, «si è alzato un muro d' omertà».
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