UN ERRORE UMANO FORSE DOVUTO AL MALORE DI UNO DEI 2 PILOTI O UN GUASTO TECNICO: LE DUE IPOTESI PER SPIEGARE LO SCONTRO TRA I 2 VELIVOLI DELL’AERONAUTICA MILITARE A GUIDONIA - LE SCATOLE NERE NON CI SONO. SI ASPETTANO LE AUTOPSIE E LA PERIZIA TECNICA– LA MANOVRA DI UNO DEI 2 PILOTI E’ SERVITA A EVITARE UNA STRAGE: “GRAZIE A UNA VIRATA NON E’ CADUTO SULLE CASE. E’ PRECIPITATO A TAGLIO DI COLTELLO” – IL TESTIMONE CHE HA PROVATO A SALVARE IL PILOTA AVVOLTO DALLE FIAMME: “HO PRESO L'ESTINTORE, MA…”-VIDEO

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Estratto da open.online

 

scontro aerei aeronautica militare guidonia scontro aerei aeronautica militare guidonia

Un errore umano forse dovuto a un malore di uno dei due piloti. Oppure un guasto tecnico. Queste sono le due ipotesi che restano sul tavolo per spiegare il disastro di Guidonia Montecelio, dove due aerei si sono scontrati e due piloti sono morti dopo che i due velivoli sono precipitati in fiamme uno in un prato vicino a un centro commerciale non lontano dal laghetto San Giovanni, e un altro tra alcune case nel centro abitato di Colle Fiorito. Le due vittime sono il tenente colonnello Giuseppe Cipriano e il maggiore Marco Maneghello. I mezzi erano due aerei Piaggio Siae 208 del 60mo Stormo, il reparto dell’Aeronautica militare dell’aeroporto “Alfredo Barbieri”. Ora si indaga sullo scontro in volo. Mentre il maggiore Meneghello ha effettuato una manovra che ha consentito all’aereo di arrivare al suolo senza schiantarsi sulle case.

 

marco meneghello scontro aerei guidonia marco meneghello scontro aerei guidonia

 

Le scatole nere mancanti

Il Messaggero oggi spiega che le autopsie al via oggi potranno fornire maggiori elementi sulle cause del disastro. Il procuratore di Tivoli Francesco Menditto ha aperto un fascicolo d’indagine per disastro colposo. Una perizia tecnica verificherà lo stato degli aerei. I velivoli a quattro posti non hanno però una scatola nera. 

 

(…) Secondo quanto hanno raccontato i testimoni il velivolo pilotato da Meneghello «è caduto in posizione verticale, come un taglio di coltello». Il militare ha immediatamente gridato aiuto ma in quell’istante il mezzo ha preso fuoco. «Non c’era nulla da fare – hanno spiegato i testimoni oculari -, abbiamo tentato di spegnere le fiamme ma erano troppo alte».

giuseppe cipriano scontro aerei guidonia giuseppe cipriano scontro aerei guidonia

 

Il procuratore

Il procuratore Menditto ha spiegato che «alle prime ricostruzioni è ragionevole ipotizzare che il velivolo caduto nella strada sia stato li direzionato dal pilota per recare il minor danno possibile a cose e persone, tanto che i danni sono stati limitatissimi. Diversamente, una precipitazione sugli edifici ai lati della strada avrebbe causato numerose vittime».

 

 

 

IL TESTIMONE

Estratto dell’articolo da Il Messaggero

 

L'istinto l'ha fatto correre di slancio e, quando ha sentito una voce chiedere aiuto da quel cartoccio di lamiere, è corso ancora di più. Daniele Saccucci, 42 anni, voleva tirare fuori il pilota dall'aereo precipitato in mezzo alle case nel quartiere di Collefiorito Vecchio, a Guidonia Montecelio. «Ho corso come un matto dice ma quando ci ero quasi, mancavano pochi metri, le fiamme si sono alzate fino a diventare un muro».

 

Eppure non si è arreso, Daniele: «Sono tornato verso il bar a prendere un estintore, capivo che era come buttare un bicchiere d'acqua in un inferno, ma non potevo fermarmi. Ci ho provato, finché c'era un tentativo da fare andava fatto. Ma il fuoco ormai era impenetrabile, aveva avvolto anche un'auto parcheggiata».

 

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Daniele Saccucci stava chiacchierando davanti al bar "L'incontro" di piazza degli Anemoni ieri mattina. «Davo le spalle all'imbocco di via delle Margherite - continua - Si chiacchierava dopo un caffè. È stato un botto tremendo a farmi girare. Pensavo ad uno scontro tra macchine.

 

E invece quando mi sono girato mi son visto davanti quell'aereo praticamente incastrato tra le case. Mentre mi avvicinavo ho sentito le grida d'aiuto arrivare da quei rottami, e a questo punto ho cercato di fare il possibile. L'aereo era girato su un lato. La mia idea era di avvicinarmi per cercare di tirare fuori il pilota il prima possibile. C'ero quasi, ma si è alzata una altissima lingua di fuoco, troppo alta».

 

(...)

 

Un suo amico, Marco Felli, che era con lui davanti al bar, l'incidente l'ha visto bene, testimone oculare dell'impatto in pochi secondi tra incredulità e terrore: «L'ho visto cadere a taglio di coltello, per un istante ho creduto che cadesse sulle case ma poi una specie di virata improvvisa l'ha fatto finire proprio in mezzo alla via».

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(…)

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