Filippo Facci per “Libero Quotidiano”
Qualcosa non quadra. Italia prima versione: quasi il 50 per cento dei cittadini - dati ufficiali del Ministero dell' Economia e delle Finanze - dichiara meno di 15mila euro, roba da soglia di povertà. Parliamo di quasi 30 milioni di italiani, ma all'appello mancano quelli che dichiarano ancora meno e che hanno l'imposta zero.
Fanno una quarantina di milioni di poveri nell' accezione moderna del termine. Insomma, un paese messo male, soprattutto nella famosa «percezione» restituita da giornali, talkshow, social media e, ora, anche il voto di chi invoca il reddito di cittadinanza, o come si chiama.
Bene. Italia seconda versione: quasi 11 milioni di italiani in giro per Pasqua, giro d' affari da 3,58 miliardi di euro (questo solo secondo Federalberghi) con una crescita di più 7,2 per cento rispetto all' anno scorso. Ovviamente autostrade intasate, bollini rossi ovunque, code da paura. Oltre 350mila persone hanno pranzato in un agriturismo, mentre chi ha scelto di rimanere a casa ha speso oltre 1,2 miliardi di euro a tavola.
Nota: non stiamo contando gli stranieri, che portano soldi, molti. Detto questo, insomma, diteci voi se qualcosa non quadra. Avreste potuto partecipare al giochino, oltretutto, tentando proprio in questi giorni di prenotare un ristorante o un hotel o un aereo o un treno: avreste perso, o speso una fortuna. Ora: com' è questa cosa?
Com'è che in Italia le povertà (e le crisi economiche) vanno in vacanza pure loro, o meglio s' interrompono all'inizio di vacanze e ponti di ferie? Calcolando i prezzi di viaggi e benzina e hotel, c'è la tentazione di rispondere semplicemente che siamo un Paese di evasori fiscali (circostanza nota) ma anche di lagnosi che piangono miseria e povertà.
I dati su certi consumi (tipo auto e cellulari) corroborano questa semplificazione, che beninteso, mica è una bugia. E non lo è neppure se si aggiunge che anche il significato di «povertà» è cambiato, perché nessuno rinuncia al latte fresco per comprare patate, beninteso: gli italiani non soffrono di problemi alimentari, ma di aspettative molto più alte rispetto al passato.
MISERIA DA RIPENSARE
Oggi la gente vuole viaggi e consumi individualizzati, va al discount, così si mette in pace, e poi non cede su altri beni e servizi, piuttosto li paga a rate e cede al credito al consumo: salvo incazzarsi con le banche, spesso descritte solo come dei centri di persuasione per obbligare i tapini a indebitarsi per comprare, e poi a indebitarsi per pagare i debiti, e così via.
Su questo, la verità più banale è che l'Italia ha smesso da un pezzo di mettere i soldi sotto il materasso, e, anche da noi, non guardare al lungo periodo è diventata una filosofia di vita. Poi è vero, un milione di inchieste sul nuovo ceto medio (o sua scomparsa) ci ha lasciato solamente che tutte le fasce sociali si stanno spalmando su un neo-proletariato: in parte declassato e in parte più benestante che mai, come dimostra - appunto - l' aumento della povertà delle famiglie e al tempo stesso l' aumento medio dei consumi di lusso.
Le diseguaglianze sociali, insomma, sono da ridefinire, e nondimeno il ruolo politico di chi deve difenderle. Ma tutto questo non elimina il dato di base: che siamo degli evasori fiscali e che abbiamo la tendenza a piangere miseria e a incolpare qualcun altro di ogni cosa.
IL PIL NON DICE TUTTO
Aggiungiamo, però, qualche altro generico dato che spiega non solo perché non siamo propriamente poveri, ma perché in Italia si sta ancora benone, altroché. Per esempio: l' Italia, per le seconde abitazioni, resta il primo paese del mondo. Si parla sempre di basso Pil, cioè di Prodotto interno lordo, ma l' indice della ricchezza di un popolo non è certo fondato solo su quello: il tenore di vita degli italiani, se sommiamo i patrimoni e le case e i titoli e le rendite (tipo le pensioni) resta tra i più alti del mondo, anche se alle banche centrali e ai mercati internazionali interessa solo la produzione annua e il cosiddetto pareggio di bilancio.
Il problema, sempre ricordato e sempre dimenticato, è che lo Stato, per mantenere nel tempo infinite clientele politiche e sociali, nei decenni si è (si era) progressivamente trasformato in un gigantesco erogatore che ha gonfiato il debito pubblico, ha regalato pensioni e, peggio ancora, ha fatto l' occhiolino a una società che intanto, anche per scarso senso civico, faceva crescere il cosiddetto sommerso, non rilasciava fatture, trasformava in statali ipergarantiti anche gente immeritevole.
Così l' evasione fiscale volava alle stelle. Ora le regole dell' Euro e dei mercati, soprattutto, non consentono più di nascondere i debiti sotto il tappeto: ma i vizi di fondo restano tutti. Uno è credere che lo Stato sono gli altri, non siamo noi. Un altro è che a Pasqua si va via, e che fai, vuoi restare a casa?