Antonello Piroso per Dagospia
Aiutatemi a ricordare: ma il Feltri di oggi sul Foglio, che non mette in circolo "un pissi pissi omofobo e schifoso per sporcare la gente", è lo stesso Feltri che pubblicò una patacca su Dino Boffo, direttore di Avvenire, bufala che sosteneva che Boffo fosse "attenzionato" in quanto gay?
Rileggiamo il passaggio da te ripreso: "La cosa bestiale è l'ipocrisia e la stupidità dei commenti che stiamo ascoltando a proposito della frociaggine al ministero della Cultura. Una cosa che un po' mi fa ridere, un po' mi fa piangere. Perchè poi rompono i coglioni a me quando faccio i titoli provocatori. Ma io strizzo l'occhio, scherzo, lo faccio in chiaro, non metto in circolo un pissi pissi omofobo e schifoso per sporcare la gente o indebolire un ministro".
Da lettore storico del Foglio, sono rimasto colpito. Dalla scelta di parlare proprio con Feltri di giornali e siti che pubblicherebbero immondizia sulle vicende inerenti al ministero della Cultura, con (si legge nel sommario) le "allusioni sessuali su Spano-Giuli". Dal momento che nel 2009 fu proprio Feltri, da direttore del Giornale, a far partire una campagna stampa sull'allora direttore di Avvenire Dino Boffo, che in seguito -e a seguito delle polemiche- si dimetterà.
E cosa aveva fatto Feltri? Partendo da una notizia vera (condanna di Boffo a una contravvenzione per molestie telefoniche) aveva pubblicato -con quella- una "nota" in cui Boffo risultava implicato in vicende omosessuali e, appunto, addirittura "attenzionato" proprio in quanto gay. Una nota che era una velina costruita a tavolino.
Ad ammetterlo, a modo suo, sarà lo stesso Feltri (https://blog.dossier.net/quer-pasticciaccio-brutto-der-caso-boffo/, con link ai diversi articoli sul tema): “(…) Personalmente non mi sarei occupato di Dino Boffo, giornalista prestigioso e apprezzato, se non mi fosse stata consegnata da un informatore attendibile, direi insospettabile, la fotocopia del casellario giudiziale che recava la condanna del direttore a una contravvenzione per molestie telefoniche.
Insieme, un secondo documento (una nota) che riassumeva le motivazioni della condanna. La ricostruzione dei fatti descritti nella nota, oggi posso dire, non corrisponde al contenuto degli atti processuali. (...) Infatti, da quelle carte (processuali), Dino Boffo non risulta implicato in vicende omosessuali, tantomeno si parla di omosessuale attenzionato.
Questa è la verità (...)".
Lo scrisse in prima pagina, dove era stato sbattuto il "mostro" Boffo? No: in una rettifica infilata nelle lettere al direttore, in risposta a un lettore. Per documentarsi sulla vicenda, basta andare in rete e cercare cosa scrisse il quotidiano Avvenire, o come giudicarono l'operato di Feltri i commentatori più diversi. Ti segnalo, per esempio, Diego Gabutti che nel 2010 su ItaliaOggi scrisse:
"Vittorio Feltri pensava che la notizia fosse vera ed è per questo che l'ha sbattuta a lettere cubitali in prima pagina. Mica è colpa sua se poi è risultato che la notizia era falsa «almeno per metà», come ha poi dovuto ammettere. Condannato per molestie, fin qui la notizia vera, il direttore d'Avvenire Dino Boffo non era stato condannato (come Oscar Wilde nell'Inghilterra d'inizio secolo e i «maricones» a Cuba, sotto Ernesto Che Guevara e Fidel Castro) perché colpevole di molestie di stampo omosessuale se non addirittura «perché omosessuale»".
E poi, soprattutto, ci sono le tante versioni non sempre concordanti che Feltri ha offerto nel corso di questi 15 anni. Va detto, per completezza, che Feltri non fu mai querelato da Boffo ma sospeso dall'Ordine per 6 mesi, ridotti poi alla metà. Nel 2012 con il quotidiano Libero, diretto all'epoca da Maurizio Belpietro, Feltri farà per esempio una mezza marcia indietro, rispetto alla risposta al lettore del Giornale, insistendo sulla condanna di Boffo ma non parlando della "patacca".
Aggiungendo che i documenti non li aveva ricevuti lui, ma Alessandro Sallusti. E chiarendo di non essersi scusato, ma di aver scritto solo "una precisazione" (anche questa intervista fu da te ripresa: https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/che-boffo-ti-fo-ma-quale-vian-passare-feltri-notizia-39153.htm).
Eccone uno stralcio significativo, in cui contesta il "bidone" e garantisce sulle opportune "verifiche".
Il nostro direttore (Belpietro) parla di un «bidone» che ti fu rifilato.
«Una cosa non vera. La condanna di Boffo c'è. Non capisco, che vuol dire bidone?».
Li hai ricevuti tu (i documenti)?
«Non io personalmente. Arrivarono sul tavolo di Alessandro Sallusti, che me li notificò. E siccome la provenienza era autorevole non mi è mai venuto il sospetto che i documenti potessero contenere falsità. Ciò nonostante, pregai la redazione, che non è fatta da principianti, di fare le necessarie verifiche. Quando le verifiche furono eseguite, scrissi un commento, niente di particolare, dicevo solo, vado a memoria, che Boffo non aveva più i titoli per fare delle prediche moralistiche».
vittorio feltri ai tempi della direzione del giornale
Non fu un bidone. Un mezzo bidone?
«Io mi pongo una domanda: se fosse stata una bufala, tutta una bufala, perché Boffo si dimise e perché le dimissioni furono accettate dalla Cei?».
Tre mesi (di sospensione) nonostante le scuse.
«Scuse è una parola grossa. Intendiamoci: a volte si chiede anche scusa. Si sbaglia, si cerca di rimediare. Nel caso specifico, ci fu una precisazione. Quando Boffo, tramite il suo avvocato, si fece vivo e chiese una precisazione, io la feci e la misi in pagina. Per il resto, non c'è stata mai una lettera di smentita da parte di Boffo».
Quindi non si scusò (parola grossa), non rettificò, ma precisò. Nel 2021, altra rievocazione che ricambia vagamente le carte in tavola (la si trova qui: https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/mistero-boffo-nbsp-feltri-nbsp-39-39-all-39-epoca-dirigevo-281285.htm).
In suo articolo per Libero, Feltri torna sulla storiaccia con un incipit fulminante:
"Che fine ha fatto Dino Boffo, già direttore del quotidiano dei vescovi, Avvenire, e della televisione vaticana? Non lo so, di lui non trovo tracce, ma presumo sia in pensione avendo l'età per riscuotere l'assegno di quiescenza. A distanza di oltre dieci anni dalla disavventura che ci accomunò, mi piace ricordare come si svolsero e si svilupparono i fatti. La verità quando è calda nessuno la vuole fra i denti, oggi, a freddo, è addirittura digeribile.
All'epoca dirigevo il Giornale (per la seconda volta) e un giorno il mio staff mi portò un documento, poi risultato fasullo, sul quale era scritto che Boffo aveva subìto una condanna lieve per molestie telefoniche. All'epoca il capo del quotidiano cattolico era uso ad attaccare Berlusconi per la sua condotta con le donne, rimproveri che mi parvero fuori luogo poiché pronunciati da un signore che aveva avuto fastidi con la giustizia. La documentazione che mi venne sottoposta conteneva notizie fondate, tuttavia era tarocca nella forma. Del che non mi accorsi. Pertanto scrissi un pezzo per raccontare la vicenda...", e via con un'ampia ricostruzione.
vittorio feltri beve champagne in ospedale dopo l operazione per un tumore ai polmoni
Che si chiude però con una nota che a me suona più che stonata, perchè Feltri infierisce maramaldeggiando su Boffo, bollato come "offeso immaginario": "Si dà il caso che lui (Boffo) sia sparito dalla circolazione. Mi dicono che viva in Veneto dove è nato. Di lui comunque si è persa traccia. I vescovi che durante la bagarre lo avevano difeso, negando il fatterello di cui egli si era macchiato, si sono nascosti dietro a un dito. Di Boffo, l'offeso immaginario, non si parla nemmeno all'oratorio. Io, il reo, sono ancora in pista e rompo le balle adesso come allora".
Nell'intervista al Foglio, Feltri chiude sostenendo -con una battuta datata che sarebbe di Luciano De Crescenzo: sul punto servirebbe Stefano Lorenzetto con una verifica di quelle sue- che gli piacciono ancora le donne (in realtà, le definisce attraverso una sineddoche), anche se non si ricorda più il perchè. Evidentemente non è quella l'unica materia in cui la sua memoria si rivela, per dir così, intermittente.