Giordano Tedoldi per “Libero quotidiano”
Il rapporto tra il genere femminile e la comunicazione è assai meno chiaro e definito di quel che si dice. In realtà, la questione è trattata con non poca ipocrisia. Che cosa si dice, infatti? Che c' è una nuova ondata del movimento femminista, nata col fenomeno del #MeToo che intende detronizzare quei maschi potenti che, nel mondo dello spettacolo, esigevano da attrici, cantanti eccetera di sottostare ai loro desideri sessuali, altrimenti ne avrebbero avuta stroncata la carriera.
Questa nuova ondata ha fatto cadere molte teste (di recente, quella del tenore Placido Domingo, che ha dovuto rinunciare alla "Traviata" in programma al Teatro Real di Madrid, benché si professi, come altri, innocente da violenze o molestie). La piccola rivoluzione innescata dal #MeToo ha determinato, non solo nel mondo dello spettacolo, una nuova valutazione della donna: e così, com' è giusto, abbiamo visto negli ultimi anni un moltiplicarsi di premi, di riconoscimenti, di attenzioni a scienziate, scrittrici, registe, attrici, come non accadeva prima.
Campi ritenuti una volta appannaggio del solo maschio, sono sempre più popolati da donne di talento, che finalmente vedono riconosciuto il loro lavoro indipendentemente dalla gradevolezza estetica secondo i canoni del maschio. I media, i grandi giornali, per ovvie ragioni commerciali, hanno in gran parte subito sposato la causa del #MeToo (che del resto è esplosa sulle colonne del New Yorker, con gli articoli di Ronan Farrow). Non si è andato troppo per il sottile nel giudicare con tutte le garanzie di un processo le persone accusate: la parola delle donne, in alcuni casi, è stata presa automaticamente per buona e c' è stato chi ha sostenuto, in buona fede, che se una donna accusa qualcuno di violenza, non c' è una sola ragione logica per dubitare della sua sincerità.
Sappiamo che queste denunce, specie nel mondo dello spettacolo, muovono somme non indifferenti in risarcimenti, patteggiamenti, transazioni, e che ci sono avvocati agguerriti che di questo tipo di scandali fanno un business per sé e per i loro clienti.
Ma chiudiamo questo lungo preambolo sul quel che già tutti sanno, e cioè che, a parole, quasi tutti si dichiarano femministi, consapevoli del valore delle donne in ogni settore lavorativo e culturale, e che mai si sognerebbero di trattare una donna soltanto come un oggetto di stuzzicamento erotico, come un mero corpo, e peggio ancora di lucrare su questa immagine ormai superata della femmina.
Eppure, se non ci facciamo incantare, e scorriamo siti di informazione di ogni genere, anche quelli più schierati a favore del #MeToo, non di rado troviamo strane rubriche acchiappa-clic. Tra le più ossessive c' è quella del genere: "Guarda questa donna, ti ricordi chi era?".
E, mettiamo, c' è una foto dell' attrice americana Bo Derek, oggi, a 63 anni. E poi, cliccando sulla foto, parte la "gallery" con le foto di Bo Derek giovane, quando era una star internazionale, anche se per pellicole invero mediocri, per via della sua folgorante bellezza. Il sottotesto di queste rubriche non è quello asserito, "ti ricordi chi era?
", ma quest' altro: "guarda come si è ridotta quella che tanti anni fa faceva impazzire gli uomini".
MALIZIA MALCELATA E, si badi, questo sottotesto non è malizioso soltanto per i maschi, che possono dire: "poveraccia, che fine", ma anche per le donne, che possono dire pure loro: "ti sei sfasciata pure tu, non sei la dea che volevi far credere". E così, con titoli come "Tory Spelling, guarda com' è diventata la Donna Martin di Beverly Hills", o "Lindsay Lohan prima e dopo, ecco com' è cambiata nel tempo" e commenti come "se avete ancora in mente la ragazza dai capelli rossi di Herbie, dimenticatela perché l' attrice è completamente cambiata. Botox, labbra, capelli e chi ne ha più ne metta: sembra che Lindsay abbia deciso di cambiare proprio look" si invita il lettore a deridere la star colpevole di non aver saputo opporsi all' invecchiamento.
Simili a queste rubriche, ci sono quelle che invece fanno la cosa opposta, cioè attirano il clic del lettore con una foto in cui la donna ritratta è colta nei suoi anni migliori ed è una sventola, e il testo invita: "guarda com' è oggi", e si vede, ad esempio, Britney Spears ingrassata, il viso di Madonna segnato di rughe, o Donatella Versace accanto a una foto di quando era una bellissima ventenne, e ancora un altro personaggio irriconoscibile mentre fa la spesa al supermercato con una felpa extralarge, con il corpo sformato e il viso distrutto dall' accanimento ossessivo della chirurgia estetica, o addirittura con i segni della pesante terapia per un grave male, come Shannen Doherty, che in "Beverly Hills" interpretava il Brenda.
Allora noi ci domandiamo, queste rubriche, che per una manciata di visualizzazioni trattano le donne come fenomeni da baraccone, e che pure compaiono in siti di giornali progressisti e meritatamente schierati a favore della parità di genere, non sono un po' disgustose?
Se ne potrebbe fare a meno? Così come anche di tutte le varianti che, in generale, mirano a scoprire i fallimenti, i disastri, i "che fine ha fatto" di personaggi un tempo celebri.
Ma chi se ne importa di che fine hanno fatto, sono fatti loro, lasciateli perdere.
Ma d' accordo, in certi casi l' argomento potrebbe avere un certo interesse giornalistico, sapere dove vive una vecchia gloria del rock, e in che inferno è scivolato quell' attore maledetto un tempo tanto famoso, ma il confronto "oggi è così", e "trent' anni fa era così" che giornalismo è? Con trent' anni sulle spalle, tutti, maschi e femmine, siamo più brutti, perlomeno da un punto di vista superficiale, epidermico. Si guadagnano magari altre profondità, altre ragioni di fascino, che in foto non emergono bene come dal vivo.
CONFRONTO IMPIETOSO E quasi mai, come pure nella vita reale accade, il confronto, in queste rubriche, è tale che il personaggio da vecchio è non meno affascinante di com' era da giovane. No, dev' essere sempre un mezzo rottame, una terribile delusione. Un' attrice, con gli anni, non può aver guadagnato profondità di sguardo, atteggiamenti più dolci e sereni, perché, messa a confronto con l' esplosiva gagliardia di una foto giovanile in cui figura seminuda, sembrerà sempre l' ombra di se stessa. E invece, lo ripetiamo, molte volte non è così, e l' età in certuni produce persino miglioramenti.
Concludendo, sarebbe bello se queste rubriche sparissero. Se si avesse un rapporto meno punitivo e terrificante con l' invecchiamento, e se si smettesse, perché questo è in fondo il messaggio di tali operazioni, di considerare una donna viva solo finché non compie i trent' anni, mentre dopo, sarebbe solo un articolo passato di moda, sconfitto dalla sua stessa gioventù.
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