FACEBOOK: BLACKOUT DOVUTO A MODIFICHE CONFIGURAZIONE ROUTER
Da “ANSA-AFP”
FACEBOOK INSTAGRAM WHATSAPP DOWN
Il blackout mondiale che ieri da colpito Facebook e le sue app Instagram e WhatsApp è stato provocato da modifiche alla configurazione dei router che coordinano il traffico di rete tra i suoi centri dati.
"Questa interruzione del traffico di rete ha avuto un effetto a cascata sul modo in cui comunicano i nostri centri dati, bloccando i nostri servizi", ha dichiarato in un post il vicepresidente delle infrastrutture di Facebook Santosh Janardhan.
WHATSAPP: SCUSE DI ZUCKERBERG, IN TANTI SI AFFIDANO A NOI
Da “ANSA”
FACEBOOK INSTAGRAM WHATSAPP DOWN
"Scusate per l'interruzione, sappiamo quante persone fanno affidamento sui nostri servizi per restare connesse": sono le scuse ufficiali che Mark Zuckerberg posta sul suo profilo Facebook dopo le sei ore di down delle sue app.
Scrive su Twitter anche il capo di Whatsapp, Will Cathcart: "Sono grato a tutti coloro che hanno lavorato duramente per riportare il nostro servizio all'affidabilità che ci si aspetta, è stato un promemoria per ricordarci quante persone e organizzazioni si affidano alla nostra app ogni giorno. Impareremo e cresceremo da questo".
L'ORA NERA DI FACEBOOK: PRIMA LA «GOLA PROFONDA», POI IL BLACKOUT GLOBALE
Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"
Frances Haugen, computer scientist e manager di 37 anni, è la nuova spina nel fianco di Facebook. Prima consegnando documenti segreti alla stampa, poi andando in tv. E oggi verrà ascoltata dal Congresso. Per Facebook piove sul bagnato: ieri, poco dopo la denuncia televisiva, blackout di tutte le reti del gruppo, da Instagram a Whatsapp, in quasi tutto il mondo, per molte ore.
Sabotaggio? Probabilmente no. La società si scusa con gli utenti e cerca di ripristinare il servizio. Secondo gli esperti, incidenti di questo tipo, con reazioni a catena, possono capitare quando le società cambiano le configurazioni interne di rete commettendo un errore che magari si ripercuote ovunque.
Ma per ora non vengono date spiegazioni e un incidente di queste dimensioni non si era mai verificato. Haugen era la product manager nel Civic Integrity Team, l'organismo creato dall'azienda di Zuckerberg per monitorare possibili interferenze nelle sue piattaforme in tempo di elezioni. Ha visto dall'interno le distorsioni spesso segnalate da entità esterne (sempre negate da Facebook) e ha deciso di denunciarle.
A maggio, dopo lo smantellamento del suo team, ha lasciato Facebook ma prima ha copiato migliaia di pagine di documenti interni che ha dato in modo anonimo al Wall Street Journal . È il materiale sul quale nelle settimane scorse il quotidiano finanziario ha costruito i suoi Facebook Files: un'inchiesta in cinque puntate dalla quale emergono fatti gravi come il funzionamento redditizio ma socialmente distorto di un algoritmo che diffonde strutturalmente discordia perché costruito per massimizzare i contatti e il tempo trascorso dagli utenti sulle sue piattaforme.
O come il fatto che Instagram aveva studiato il suo effetto sui giovani scoprendo che l'uso intenso di questo social provoca danni psicologici seri alle ragazze più giovani. Una scoperta mai resa pubblica. Poi la «gola profonda» ha deciso di uscire allo scoperto: domenica sera Frances si è fatta intervistare da 60 Minutes , la storica trasmissione giornalistica della Cbs, e oggi sarà protagonista di un'audizione a Washington.
Oltre alla sua identità ha rivelato nuovi dettagli. Ad esempio ha accusato Facebook di avere responsabilità per l'assalto al Congresso del 6 gennaio scorso non solo perché i ribelli hanno usato le sue piattaforme, ma anche perché la società ha smantellato prematuramente le strutture di controllo che aveva creato, come l'Integrity Team della Haugen.
La compagnia di Zuckerberg ha replicato con un comunicato nel quale respinge i rilievi e afferma di aver fatto del suo meglio per ridurre i danni che, insieme a tante cose positive, vengono provocati da ogni rete sociale. Facebook ha 40 mila dipendenti che lavorano sulla sicurezza con un costo di oltre 5 miliardi di dollari l'anno.
Ma tutto va rapportato alle dimensioni della rete del social (2,8 miliardi di utenti) e ai suoi profitti: poco più di un controllore per ogni 100 mila utenti. Per Frances i capi di Facebook non sono malvagi. Semplicemente non vogliono penalizzare fatturato e profitti introducendo limiti permanenti: le cautele usate durante la campagna elettorale sono state eliminate subito dopo il voto.
Haugen dice di considerare questo un tradimento della democrazia: ha rivelato quanto sapeva per costringere la compagnia a cambiare, in meglio.
FACEBOOK PERDE 6 MILIARDI DI DOLLARI
Massimo Gaggi per www.corriere.it
Nell’era digitale e in una stagione in cui tutto il lavoro, almeno nelle società tecnologiche, sembra poter essere fatto in remoto, c’è voluta l’incursione fisica di un plotone di tecnici che hanno resettato manualmente i server del data center di Santa Clara per rimettere in moto la rete di Faceboo k, comprese tutte le sue molteplici piattaforme — Whatsapp, Instagram, Messenger, Oculus, il servizio di email del gruppo e tanti altri servizi digitali — letteralmente scomparse da diverse ore dall’intero pianeta.
Il fenomeno, di una gravità e di un’ampiezza senza precedenti, ha avuto ripercussioni sociali, economiche e anche politiche ovunque nel mondo. Imprese abituate, dall’India al Brasile, a ricevere gli ordinativi e a fare le consegne comunicando attraverso Facebook si sono improvvisamente bloccate. L’agenzia Bloomberg stima che la perdita economica a livello mondiale sia stata di 160 milioni di dollari per ogni ora di interruzione della connessione digitale.
Grave il danno, ma anche il tipo di incidente. Non è andato offline solo un pezzo del gruppo fondato da Mark Zuckerberg : alle 8,40 del mattino in California, le 5,40 del pomeriggio in Italia, l’intero sistema Facebook è letteralmente sparito nel nulla. Svanita anche la connessione alle mail e al sito Facebook.com.
Le conseguenze sono state le più diverse e vanno molto oltre quelle di tipo commerciale: molti utenti dotati di apparecchi intelligenti attivati attraverso connessioni Facebook si sono trovati all’improvviso a non poter aprire la porta di casa, accendere la tv, attivare un termostato, entrare in un sito di shopping online.
L’aspetto più comico è che per alcune ore nemmeno il personale di Facebook è riuscito a entrare nei suoi uffici perché il «buco nero» che ha colpito il gruppo ha fatto svanire, insieme all’intera architettura di sistema, anche i meccanismi di sicurezza interna, compresi quelli di riconoscimento dei badge dei dipendenti.
Sabotaggio? All’inizio sembrava un’ipotesi verosimile per un evento così disastros o deflagrato poche ore dopo la sortita di una ex dipendente, la computer scientist Frances Haugen, che ha denunciato in una seguitissima trasmissione televisiva della CBS una serie di scelte riprovevoli della società. Stamattina l’accusatrice di Facebook verrà ascoltata dal Congresso di Washington che l’ha convocata per un hearing.
L’ipotesi di un attacco hacker, però, è stata accantonata quasi subito: i tecnici hanno spiegato che incursioni di questo tipo prendono di mira punti specifici del sistema, non la sua intera architettura mentre, col sito di Facebook paralizzato, due tecnici della sicurezza si sono scambiati messaggi su Reddit (poi prontamente cancellati, cosa che attribuisce loro un valore ancora maggiore) nei quali parlano di un problema di rete causato da un errore nella configurazione di una componente essenziale del sistema, il BGP (Border Gateway Protocol).
Pian piano, mentre l’azienda ammetteva di aver un problema che stava cercando di risolvere e si scusava con gli utenti per i disagi, sono cominciati a emergere i contorni di un incidente tanto banale quanto catastrofico, figlio di problemi logistici e organizzativi prima ancora che degli infortuni tecnologici che, pure, devono esserci stati.
Problemi aggravati da due fattori: il timore di sabotaggi che ormai spinge tutte le a ziende tecnologiche a darsi procedure di sistema segrete, affidate a pochissime persone molto fidate e preparate. E poi il Covid che ha portato quasi tutti i tecnici a lavorare in remoto da casa.
Quando è divenuto evidente che, coi sistemi totalmente paralizzati, bisognava andare a intervenire manualmente sui server, ci si è resi conto che chi era in grado di farlo era fisicamente lontano mentre chi era già in azienda non aveva le competenze necessarie. Anche per questo ci sono volute quasi 7 ore prima di poter ricominciare ad attivare, in modo molto graduale, le piattaforme del gruppo.
Già nel 2019 Facebook aveva vissuto una crisi durata quasi 24 ore per un errore di configurazione dei server. Ma allora era stata colpita solo una parte del sistema mentre stavolta Facebook ha dovuto fronteggiare una vera tempesta perfetta. Una crisi che ha provocato una flessione del titolo Facebook in Borsa facendo in poche ore perdere a Zuckerberg 6 miliardi di dollari.