Benedetta Perilli per "d.repubblica.it"
Finalmente. La distanza si annulla, le labbra si sfiorano e le mani s'intrecciano. Lasciarsi la paura del droplet alle spalle e tornare a vivere liberamente il sesso, per tanti single che hanno trascorso da soli e in astinenza la quarantena è un po’ come affrontare per la seconda volta la perdita della "verginità". Ovvero scoprire, o in questo caso riscoprire, il corpo e vivere il complesso groviglio di emozioni che l’esperienza porta con sé.
E così se prima della pandemia tra i single - non tutti sia chiaro - il sesso era un po’ passato di moda ed era facile che si trascorressero intere serate a parlare d’amore, il grande amore, quello che avrebbe potuto cambiare la vita, ora dopo il lockdown le conversazioni, e le azioni, hanno preso tutta un’altra piega. “Lo hai fatto?”, “Da quanto tempo non lo fai?”, “Ti stai organizzando per farlo?”, “Io l’ho fatto ieri con uno di Tinder, ora mi sento meglio”.
Come al liceo, quando tutti gli amici iniziavano ad avere i primi rapporti e chi era rimasto "indietro" maturava una più o meno intensa ansia da prestazione, anche in questo post quarantena tra i single nella prima età adulta che dal deconfinamento in poi non hanno ancora avuto un incontro intimo, avanzano inquietudine e irrequietezza legata al sesso. Come se i due mesi di chiusura avessero azzerato le esperienze e la storia sessuale precedente, come se l’astinenza forzata avesse proiettato l'immaginario dei giovani single in una sorta di secondaria verginità: alcuni iniziano a sentirsi di nuovo dei goffi adolescenti alla ricerca di un partner.
La si potrebbe definire la “sindrome della seconda verginità”, chi la vive sente la pressione interna e sociale di dover tornare presto a vivere liberamente il sesso pur consapevoli di tutti i rischi e le fragilità che la situazione dell'epidemia di Covid comporta ancora, nella Fase 2. In più, come tutte le seconde volte, anche questa “seconda verginità” potrebbe portare con sé un germoglio di cambiamento. L’importante è saperlo riconoscere. Ne abbiamo parlato con Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana e dell' International Psychoanalytical Association.
Dottoressa Lucattini, è corretto parlare per i single che tornano a fare sesso dopo la quarantena di una "seconda verginità"?
Ci sono dei parallelismi tra la prima volta e quello che sta succedendo in questi giorni ma anche delle differenze. La verginità si perde nella fase adolescenziale quando in seguito allo scatto puberale, la crescita fisica su base genetica e ormonale che porta alla maturazione sessuale, si attivano impulsi, desideri e curiosità che portano all'individuazione ovvero il bisogno di crescere, differenziarsi dai genitori e autonomizzarsi dalla famiglia.
In quella stagione sono tante le motivazioni che spingono verso il gruppo "dei pari" ovvero a crearsi un gruppo di amici con cui uscire e fare nuove esperienze ma che spinge anche vivacemente verso la ricerca di un partner con cui sperimentare la sessualità e viverla pienamente per la prima volta. Per quando riguarda la generazione che ha tra i 25 e i 35 anni, parliamo di "prima età adulta", il bisogno di vivere impetuosamente la sessualità dopo il lockdown, aldilà di una comprensibile necessità fisica, può avere come motivazione una tendenza individuale e sociale all’agito, ovvero a quelle azioni compiute sotto una spinta di angoscia, paura o depressione. Il sesso può avere una vera e propria funzione antidepressiva.
È molto difficile fermarsi a pensare a quello che abbiamo vissuto negli ultimi mesi, tutti vogliono dimenticare il virus, i morti, il "pericolo" e tornare a vivere pienamente il prima possibile, programmando subito le vacanze e aprendo la mente alle fantasticherie e all’immaginario. Non tutto però è ancora possibile date le limitazioni di legge, mentre è certamente possibile riprendere la vita sessuale, poiché rientra nella sfera privata e sotto il pieno controllo personale.
Quali sono i suoi consigli per riavvicinarsi al sesso dopo i mesi di inattività e di chiusura a causa della pandemia?
In piena fase epidemica è molto rischioso conoscere persone su Tinder per incontri "al buio", senza protezioni: possiamo davvero fidarci se uno ci dice che non è contagioso? Va bene invece una vecchia fiamma o anche un compagno con il quale si è già sperimentato del sesso piacevole e con il quale si sia instaurato un rapporto di fiducia. Viceversa si finisce per alimentare le tragressioni, le sfide, i comportamenti incoscientemente autolesivi.
L’aria è impregnata di morte, la mente è ancora piena dei bollettini martellanti del periodo del lockdown, di paura per la scoperta drammatica che il virus non colpisce soltanto gli anziani e delle notizie di persone giovani ammalate e non solo di Covid. Tutto questo fornisce un forte impulso a volersi sentire vivi, e poiché l'angoscia e la depressione se troppo intense o improvvise, non sono sopportabili, la mente "ribalta" l'umore portando ebbrezza e ipomaniacalità. Il sesso in questo senso è una risposta immediata, facile, a portata di mano.
Proprio come nella fase adolescenziale?
No perché l'adolescenza è caratterizzata da una spinta positiva e la ricerca del piacere è vista come una scoperta, un gioco, un divertimento. È quel periodo della vita in cui per la prima volta ci siamo sentiti veramente vivi, forti, entusiasti seppur con qualche timore e incertezza per l'ignoto che si desidera però ardentemente scoprire. Oggi certamente i giovani adulti vivono una sorta di fantasia adolescenziale riattivata di tutte quelle buone esperienze, ma la motivazione è diversa.
Non riusciamo a essere felici e liberi di riprendere le relazioni e i rapporti di prima, siamo condizionati dalle regole stringenti di questo momento e perciò invece di percorrere una strada normale- ovvero ci conosciamo, usciamo, ci divertiamo, attendendo quindici giorni per essere sicuri di non essere contagiati-, possiamo preferire vivere il brivido del rischio, sfidando il Covid, attraverso le relazioni occasionali.
Quindi non è semplicemente voglia di provare piacere
Dietro alla dichiarata voglia di non restare indietro, dopo alcuni mesi di astinenza – anche se per molti la vita sessuale non si è mai fermata veramente contravvenendo anche alle regole dell'isolamento domiciliare – c’è il fatto che il sesso fa sentire vivi, dà benessere, dà la sensazione di essere presenti e di riprendere contatto con un corpo sano.
Non a caso quando ci si ammala tra le prime cose che saltano c’è proprio la vita sessuale. Adesso c’è desiderio di "provare" il proprio corpo, come fosse un'automobile, per vedere se funziona ancora, per sentire se siamo cambiati e magari scoprire che sì, non siamo più come prima.
E cosa potrebbe essere cambiato?
Domandiamoci di cosa sta prendendo il posto il sesso, forse dei discorsi amorosi? Tutti stiamo vivendo una fase di ansia post-traumatica, un’ansia transitoria anche se in certi casi intensa, che può andare di pari passo con forme lievi di depressione. Sono condizioni momentanee destinate a passare in pochi mesi. La voglia di fare sesso in questo momento può essere una sana risposta a questo stato malinconico e di tensione, è una ricerca di vita proprio come avviene tra gli adolescenti.
Demonizzare la vita sessuale è sbagliato, è necessario però fare attenzione a non contrarre malattie e a non trasformare il sesso e la sua ricerca spasmodica nell'unico desiderio. Tutto ciò che monopolizza la mente e condiziona la vita quotidiana è sempre espressione di qualcos'altro che non si riesce a contattare emotivamente.
Tornare a fare sesso dopo mesi di astinenza per alcuni può anche essere una chance per recuperare errori del passato e cambiare rotta nella propria vita emotiva?
È un momento ideale per cercare di evitare gli incontri incauti e scoprire o recuperare il piacere che può esserci anche nell'attesa. Magari riscoprendo il corteggiamento, frequentandosi per diversi giorni, uscendo a cena, facendo una passeggiata o una gita, conoscendosi un po' anziché finire immediatamente a letto con il rischio di non sapere o non ricordarsi neanche il nome del partner occasionale.
Per una intera generazione non sono solo modalità da riscoprire ma proprio da scoprire, da vivere, per la prima volta. Così ci si offre la possibilità di sperimentare e costruire rapporti più intimi che non devono necessariamente sfociare in un fidanzamento ma che comunque lascino un bel ricordo, belle emozioni, sensazioni che possono essere sempre recuperate in futuro, che fanno sentire meno soli.
Cambiano però anche le modalità di fare sesso.
È il momento di prendere nuove abitudini, anche dal punto di vista dell’approccio sessuale. Avevamo perso la cognizione del pericolo delle malattie sessualmente trasmissibili e lo dimostrano i dati sui contagi nei ragazzi dai 16 anni in su. La mononucleosi per esempio negli ultimi anni è diventata epidemica anche in Italia.
In questo senso il Covid-19 ha permesso di rendersi conto che è opportuno essere prudenti quando non si conosce bene l’altro. Sarebbe bello che questa esperienza diventasse un punto di partenza per prendersi sempre maggior cura di se stessi.
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