Daniele Dell’Orco per “Libero quotidiano”
Il boomerang delle sanzioni alla Russia sta già colpendo le economie dei Paesi occidentali e l'Italia è certamente tra i più esposti. Col passare del tempo e con l'inasprimento delle stesse sanzioni la situazione è destinata a peggiorare. Uno studio di The European House-Ambrosetti, commissionato da Erion, il più importante Sistema multi-consortile italiano di Responsabilità Estesa del Produttore per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici, lancia l'allarme sulla carenza di materie prime critiche (CRM) essenziali per lo sviluppo di settori ritenuti strategici per la nostra economia.
La produzione industriale italiana dipende, infatti, per 564 miliardi (circa un terzo del Pil) dall'importazione di materie prime critiche extra-Ue. Di conseguenza, il conflitto russo-ucraino ha fatto emergere in questo settore un'esposizione dell'Italia verso la Russia di quasi 107 miliardi legati alla fornitura di palladio (35%), rodio (33%), platino (28%) e alluminio primario (11%). In questo modo, settori industriali strategici e soprattutto più che mai attuali come l'hi-tech, il comparto aerospaziale e quello dello sviluppo energetico sostenibile sono in seria difficoltà.
Lorenzo Tavazzi, partner The European House di Studio Ambrosetti, puntualizza che «le materie prime critiche, oltre a essere fondamentali per numerose attività industriali, sono anche un prerequisito essenziale per lo sviluppo di settori innovativi e ad alto potenziale, in quanto utilizzate nelle turbine eoliche, nei pannelli fotovoltaici e nelle batterie». E oltre all’impatto negativo per economia e investimenti futuri, si rischiano delle implicazioni di carattere politico davvero paradossali.
Per diminuire la nostra dipendenza dalla Russia, ad esempio, si dovranno stringere sempre più le maglie con la Cina, già ora il primo fornitore di materie prime critiche in Europa (44% del totale) e principale esportatore dell’Ue di terre rare (98% del totale, da cui dipendono 50 miliardi della produzione industriale italiana).
La tendenza inaugurata dalla Russia a stimolare la produzione strategica di beni essenziali, allora, potrebbe diventare necessaria anche in Italia. Almeno per quanto riguarda le “Crm”. Come fare, visto che il nostro non è un Paese così ricco di queste risorse? Riciclando. Con 55,5 milioni di tonnellate prodotte a livello globale nel 2020 e una previsione di crescita al 2030 pari a 75 milioni, i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) da cui si possono ricavare materie prime critiche, rappresentano un’importante fonte alternativa di approvvigionamento.
Diventa, quindi, strategico, migliorare il riciclo dei rifiuti tecnologici specie se si considera che nel 2021 solo il 39,4% di questiè stato riciclato correttamente. Riciclando di più e meglio, sarebbe possibile coprire fino all’11% del fabbisogno di materiali importati dalla Cina. Per farlo, conclude lo studio, è necessario adeguare la disciplina di raccolta dei prodotti tecnologici, incentivare i meccanismi di raccolta e semplificare le procedure autorizzative per i cosiddetti “ecopoint”.