Mario Ajello per “il Messaggero”
Una legge? Una parola fare la legge e farla in fretta. La Cei ha sferrato subito l'attacco esprimendo «sconcerto» e «distanza» e invocando l'obiezione di coscienza. In realtà, nulla sulla depenalizzazione del suicidio assistito è stato incardinato in Parlamento - nove disegni di legge, sei alla Camera e tre al Senato ma tutto deve ancora cominciare - e se la maggioranza giallo-verde, quella di prima, aveva una divisione abbastanza netta, M5S per lo più su posizioni liberal-radicali e Lega fortemente schierata rosario in mano a favore delle posizioni della Chiesa, il nuovo tandem rosso-giallo è diviso al suo interno e anche dentro i vari partiti.
Per non dire dei nuovi arrivati di Italia Viva, dove Matteo Renzi ai suoi dice che «la materia è delicatissima e guai a improvvisare. Dobbiamo leggere bene la sentenza della Consulta, e non basta il dispositivo, dopo di che cominceremo ad affrontare anche questa questione con l'estrema accortezza che merita». Visto il profondo impatto popolare di un tema come questo.
Il suicidio assistito ha una sua specificità molto particolare e non è passibile almeno teoricamente di disegni propagandistici, come dicono tutti: ma quello che per ora non dicono è che il rischio che in Parlamento finisca sul binario morto è alto. Il fronte politico è tagliato trasversalmente dall'argomento. Che può diventare, per esempio, l'ennesima frattura tra un Berlusconi sempre più in fase liberale e Salvini che ha schierato da tempo il suo partito sulla barricata confessionale da cui non intende affatto scendere.
CAMERA VUOTA PER LA DISCUSSIONE SUL TESTAMENTO BIOLOGICO
«Faremo opposizione durissima verso qualsiasi cedimento al laicismo e al disprezzo della vita», sono le reazioni ai vertici del Carroccio in queste ore della post-sentenza della Corte. Il presidente della commissione Giustizia del Senato è il leghista Andrea Ostellari, e lì sarà l'epicentro della resistenza catto-lumbard: «Non faremo passare nessuna legge contro la vita», è il grido di battaglia. Anche di Fratelli d'Italia.
Il coro del «subito una legge» si scontrerà proprio con questo insieme di tante sensibilità difficili da ricondurre a una. Basti pensare che dentro il Pd, le sensibilità di un liberale doc a-confessionale di provenienza Pli, come il presidente dei senatori Andrea Marcucci il quale ha subito gioito per il pronunciamento dei giudici costituzionali, non collima con quella del cattolico democratico Delrio, suo pari grado alla guida del gruppo della Camera.
VOLONTÀ POLITICA
E se nei 5Stelle la linea permissiva sul fine vita è prevalente, anche lì si è decisi a fare di tutto per non aggiungere un tema così delicato alla delicatezza dei rapporti interni e di quelli tra alleati.
Le proposte di legge pentastellate infatti contemplano tutte anche l'eutanasia, mentre la posizione ufficiale del Pd è più orientata all'ipotesi di depenalizzazione del suicidio assistito in alcuni casi specifici. Tra i dem ci sono però due correnti di pensiero: c'è chi è a favore anche dell'eutanasia e chi non vuole perdere contatto con il mondo cattolico.
Il legiferiamo subito e bene è dunque un proposito virtuoso che si scontrerà con le reali condizioni e convenienze politiche. Oltretutto una legge in linea con la sentenza della Consulta creerebbe dei problemi al premier Conte di cui la Chiesa è uno dei grandi puntelli.
Gualtiero Bassetti, presidente Cei
La linea di Palazzo Chigi infatti è questa: «Si tratta di una questione prettamente parlamentare e in nessun modo il governo entrerà nel dibattito e negli sviluppi legislativi del fine vita». Che poi è anche quello che Conte ha detto nel discorso alle Camere per la fiducia. Ed è inutile dire che questa è anche, in ossequio alla fedeltà costituzionale, la condotta che adotterà la Presidenza della Repubblica.