UN FIUME DI POLEMICHE SUL 'VATE' – GIORDANO BRUNO GUERRI: "NONOSTANTE SCHIERE DI STORICI L'ABBIANO CONFUTATA, LA VULGATA SULL’IMPRESA DI D’ANNUNZIO “PRIMA PROVA DEL FASCISMO” E’ DURA A MORIRE. TUTTO CIÒ BENCHÉ LA CARTA DEL CARNARO SIA UNA DELLE COSTITUZIONI PIÙ AVANZATE E DEMOCRATICHE DEL NOVECENTO" - LA CONDANNA DELLA CROAZIA PER LA STATUA DEDICATA AL 'VATE' A TRIESTE…

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fiume - gabriele d'annunzio fiume - gabriele d'annunzio

Giordano Bruno Guerri per il Giornale

 

Gli anniversari, in Italia, finiscono spesso per risultare più divisivi che unificanti, un'occasione per ripescare e ravvivare antiche fratture.

 

 

Fu così per i 150 anni dell'Unità, quando si dovette ricordare ai celebranti in quale modo violentissimo fu imposta al Sud, con la sanguinosa repressione del cosiddetto «brigantaggio». Non è colpa degli italiani, piuttosto del modo in cui da noi viene bistrattata la storia. Si stenta e si tarda - di decenni, a volte di secoli - a fare i conti con il passato, rifugiandosi nei miti rassicuranti delle nozioni (poche) ricevute.

impresa di fiume impresa di fiume

 

Così, per esempio, la Controriforma passa senza dubbi per buona cosa, perché riportò la Chiesa di Roma un passetto più vicino a quel cristianesimo che doveva difendere e pose le premesse per un clero meno corrotto; ma in genere si trascura di informare che l'istituzione dell'Indice dei libri proibiti e l'occhiuta vigilanza controriformista su ogni attività culturale recise per sempre quell'arteria giugulare che nel Rinascimento aveva fatto dell'Italia il paese più colto e avanzato del mondo.

 

Allo stesso modo, se ancora siamo qui a paventare un ritorno al fascismo per ogni ragazzotto ignorantello a braccio destro levato, è anche perché per decenni, dopo il 1945, chi deteneva le leve del potere politico e culturale ha preferito ignorarne le cause e gli sviluppi, limitandosi e sostenere la vulgata parzialissima di una borghesia che difendeva i propri interessi con la forza. Come dire, per descrivere l'universo, che è tanto grande.

 

d'annunzio fiume d'annunzio fiume

Non mi aspettavo dunque che il centenario dell'Impresa di Fiume passasse senza contrasti, quando ho pubblicato un libro sull'argomento e mentre preparavo varie manifestazioni per conoscere e capire meglio cosa accadde davvero nella «Città Olocausta», divenuta «Città di Vita» con un artificio retorico di Gabriele d'Annunzio. C'era da sciogliere soprattutto un nodo, già noto agli storici come fasullo ma ancora ben stretto nella vulgata: la convinzione che l'Impresa sia stata una prima prova, se non la genesi, del fascismo. Tutto ciò benché la Carta del Carnaro, scritta da d'Annunzio e dal sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris, sia una delle costituzioni più avanzate e democratiche del Novecento.

 

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Hanno abbattuto la tesi dell'impresa fascista, decennio dopo decennio, Nino Valeri, Renzo De Felice, Emilio Gentile, George Mosse, Michael Arthur Ledeen, Francesco Perfetti, Claudia Salaris, in questi giorni Maurizio Serra con il suo L'imaginifico (Neri Pozza). Il convegno che si è tenuto al Vittoriale dal 5 al 7 settembre (quasi trenta storici, per la prima volta anche croati) ha confermato in abbondanza questa direzione degli studi, rafforzandola.

 

statua d'annunzio trieste statua d'annunzio trieste

Certo, la vulgata, ovvero l'opinione popolare, è difficile da cambiare, si tratta di un'operazione lenta e faticosa, ma le decine di conferenze, commemorazioni, convegni che si sono svolti ovunque in questi mesi, andavano tutti in quella direzione; la Festa della Rivoluzione - così si è chiamata la settimana dannunziana a Pescara - ha avuto un enorme successo di pubblico, proprio in quella città natale di d'Annunzio che una giunta grossolana aveva voluto platealmente «dedannunzizzare»; e se il Vittoriale degli Italiani aumenta i visitatori ogni anno è anche per questo motivo.

statua d'annunzio trieste statua d'annunzio trieste

 

Qualche problema c'è stato a Trieste, ma non per la grande mostra «Disobbedisco», quanto perché qualche esponente della sinistra, ancora preda della propaganda mussoliniana, ha lanciato con scarso esito appelli e sottoscrizioni contro il progetto di onorare il Vate con una pacifica scultura meditativa nella bella piazza della Borsa. La statua verrà inaugurata oggi, omaggio a un grande poeta, irredentista per Trento e Trieste.

 

gabriele d'annunzio gabriele d'annunzio

Anche se molti si sono dimenticati che per quelle due città gli italiani fecero, nel 1915-18, la «Quarta guerra d'Indipendenza». Per il resto, convulsioni di fronte all'affermazione di un d'Annunzio non fascista si sono avute solo all'estrema sinistra (un articolo sul manifesto in puro stile anni Cinquanta) e soprattutto da parte di più o meno colti velleitari di estrema destra, rabbiosi di vedere togliere dalla storia del fascismo un pezzo tanto pregiato come d'Annunzio. Se ne faranno una ragione, se e quando arriveranno a capire la differenza tra patriottismo e fascismo.

 

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È più comprensibile, infine, la presa di posizione del sindaco di Fiume, che addirittura vede nell'impresa la genesi del nazifascismo: lì sono ancora vittime della vulgata titina, più recente di quella di Mussolini. La storia a volte procede a salti improvvisi, ma le revisioni sono sempre lente.

 

 

INAUGURATA STATUA DI D'ANNUNZIO. LA CROAZIA: "L'ITALIA OFFENDE VALORI UE"

Aurora Vigne per il Giornale

Dopo le polemiche del Pd, ora anche la Croazia ha condannato la decisione della città di Trieste di erigere un monumento a Gabriele D'Annunzio.

 

 

Nella nota consegnato oggi all'ambasciatore italiano a Zagabria, Adriano Chiodi, si legge che si tratta di una "decisione di autorità locali" e non dello Stato. Inoltre, sempe nella nota del Ministero degli Esteri croato si legge che "questo tipo di atteggiamento, assieme alla celebrazione dell'anniversario dell'occupazione di Fiume in diverse città italiane, infrange i rapporti di amicizia e di buon vicinato tra i due paesi e onora un'ideologia e un operato che sono profondamente contrari ai valori europei".

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La statua dedicata a Gabriele D'Annunzio nella centrale piazza della Borsa è stata inaugurata questa mattina. Si tratta di una scultura del bergamasco Alessandro Verdi e rappresenta il Vate seduto su una panchina che legge melanconico un libro.

 

Una scelta quella della Giunta di centrodestra guidata da Roberto Dipiazza di dedicare al Vate un monumento nel cuore della città che ha provocato molte polemiche, sfociando anche in una raccolta firme online tra detrattori e sostenitori dell'idea del Vate. In prima linea, naturalmente, i paladini del politicamente corretto che definiscono "offensiva" la statua. Anche il giallista Veit Heinichen, che vive a Trieste, aveva sentenziato affermando: "Che senso ha? A che futuro porta il nostalgismo?".

 

giordano bruno guerri giordano bruno guerri

"Tutta l'Italia è piena di viali e scuole dedicate a D'Annunzio e tutte queste polemiche che ho sentito mi sembrano davvero incredibili" ha detto nel suo intervento il sindaco Dipiazza, aggiungendo che " con questa statua ricordiamo un grande italiano come ce ne sono stati tanti altri e dobbiamo essere orgogliosi di lui".

 

Inoltre, c'è da ricordare che proprio quest'anno si ricorda il centenario dell'impresa di Fiume e la giunta comunale del capoluogo giuliano ha investito 290mila euro per un grande mostra su D'Annunzio, curata da Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione del Vittoriale. "Passeggiando in città con il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza. Mi ha indicato quelle di Joyce e Svevo. Così è venuta fuori l'idea di una statua per D'Annunzio" aveva spiegato Guerri a il Giornale.

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