Salvatore Riggio per www.corriere.it
E dire che sembrava rinato ad una vita nuova, più vera più sana. Ma ancora una volta è caduto. Adriano, indimenticato campione brasiliano dell’Inter, stava per realizzare il sogno di tornare a 40 anni di nuovo in campo. Era andato in Francia per firmare un contratto con la formazione dell’Havre, ma poi la trattativa è sfumata. Così depresso e scontento, ha deciso di tirarsi su con un party in albergo con 18 escort. Secondo i giornali brasiliani la festa gli sarebbe costata oltre 15.000 euro.
Fermato dalla polizia
Il mese prima Adriano era stato beccato probabilmente ubriaco al volante dalla polizia. Si era rifiutato di sottoporsi alcool test, cosa che gli è costata una pesante multa e una sospensione per un anno della patente.
L’Imperatore tra alti e bassi
Come nella vita così nel calcio. Il talento di Adriano Leite Ribeiro è svanito troppo presto. Il centravanti dell’Inter e del Brasile nella sua vita ha avuto due grandi fortune nella vita. La dote principale, lo straordinario talento con i piedi, l’ha usata male e per troppo poco tempo.
E dire che recentemente aveva scoperto di essere in linea con i sogni del popolo del telefonino. Con 7,7 milioni di follower su Instagram gli erano piovuti addosso contratti e proposte. Insomma, sembrava avviato ad una seconda vita. Una risalita e tutto questo non più grazie al calcio, ma ai social. Poi il nuovo crollo.
Il legame con l’Adidas
Almeno però non avrà nuovi problemi economici. Dal 2019 è infatti cominciata una nuova vita per l’Imperatore. L’Adidas ha deciso di puntare su di lui, nelle vesti di nuovo direttore vendite in Brasile. Così Adriano prende parte anche al coordinamento degli eventi per il lancio delle maglie di Flamengo e San Paolo, di cui è stato giocatore. Il tutto era stato confermato dallo stesso ex attaccante dell’Inter sul proprio profilo Instagram. L’Adidas ha deciso di puntare sull’Imperatore alla luce della sua grande popolarità sui social in patria.
Vita nuova
Prima della nuova «caduta», sui propri profili social Adriano appariva rinato davvero. Era sorridente, felice, tranquillo. In questa sua nuova vita sembrava aver archiviato del tutto il periodo buio della sua giovinezza, che lo ha allontanato dal calcio nonostante un talento innato.
La morte del padre
Come calciatore era un talento pazzesco, ma la sua carriera è come se finisse nel lontano 2004, quando ad agosto – e Adriano in quel periodo ha solo 22 anni – muore il padre, suo punto di riferimento. Ha sempre ammesso che da quel momento ha avuto «un buco nell’anima». Una forte depressione, tante difficoltà. Che lo hanno allontanato poco alla volta dal calcio.
Il trasferimento in hotel
A marzo del 2021 Adriano era tornato a far parlare di sé. Non per una questione di campo, non per un ritorno nel mondo del calcio (in altre vesti, magari), ma per il suo trasferimento in un hotel di lusso. In apparenza nulla di strano. In fin dei conti, il brasiliano si è stabilito lì – in via temporanea e senza badare a spese – assieme alla sua famiglia. Però, è il motivo a essere curioso.
L’ex attaccante ha venduto la sua vecchia villa del valore di 1,3 milioni di euro e, in attesa di trovare un’adeguata sistemazione, ha deciso di alloggiare nella suite presidenziale del Grand Hyatt Hotel nell’esclusivo quartiere di Barra do Tijuca a di Rio de Janeiro. Al costo di 12mila euro al mese.
Il difficile rapporto con i giornalisti
Adriano non ha mai avuto un ottimo rapporto con i giornalisti: «Ai tempi dell’Inter (dal 2001 al 2009 con parentesi a Fiorentina, Parma e San Paolo, ndr) mi seguivano ovunque, volevano sempre qualcosa da me». Non amava farsi intervistare, si sentiva perseguitato. Ovunque, in ogni club nel quale decideva di andare.
Quel gol al Santiago Bernabeu
Un giovane Adriano sbarca all’Inter nell’estate 2001. E il 14 agosto segna un gol pazzesco contro il Real Madrid nel Trofeo Bernabeu. Quella sera Adriano fa il suo ingresso sul palcoscenico del calcio europeo e lo fa dalla porta principale: entra nella ripresa con la maglia numero 14, inizia a dribblare, a caracollare per il campo, imprendibile.
Poi calcia una delle punizioni più violente e precise della storia, battendo Casillas e ammutolendo uno stadio intero, per la vittoria 2-1 dei nerazzurri. Quello standard si è rivisto pochissime volte nella sua carriera chiusa al Miami United nel 2016.
Il rapporto con Mancini
Lo aveva allenato sei mesi alla Fiorentina, dal gennaio al giugno 2002, per poi allenarlo all’Inter. Ma in nerazzurro, per la morte del padre appunto, Adriano si è perso. Roberto Mancini lo ha sempre difeso e cercato di proteggerlo. «Adriano fa parte di quella schiera di giocatori che potevano fare tantissimo e alla fine hanno fatto poco per colpa loro. È un bravo ragazzo, aveva qualità fisiche più che tecniche, aveva bisogno di essere sempre in condizione, fare una vita da atleta. Giocatori come lui hanno bisogno di essere professionisti al massimo, purtroppo lui in questo ha peccato un po’ ed è stato un dispiacere. Ma io, come tutti noi, feci di tutto per dargli una mano», le sue parole in un’intervista a Sky di qualche anno fa.
La fuga dall’Italia
Nel 2008 dopo tante, molte, troppe difficoltà, decide di andare via dall’Inter e dall’Italia. Rinunciare a un ricco ingaggio per ritrovare la felicità in Brasile. Ed è per questo che torna al San Paolo. L’obiettivo di Adriano è «tornare allegro nella mia città, nella favela dove sono nato, con i miei amici e familiari». Ha sempre preferito la felicità al successo e alla carriera, senza pentirsi mai. Poi un ritorno ancora in nerazzurro e l’addio definito nel 2009, con ormai un talento buttato via. Come si ebbe conferma alla Roma dall’estate 2010 al marzo 2011, nel suo ultimissimo tentativo di riprendersi.
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