FORSE CON IL “NOVAVAX” GLI SCIROCCATI ANTIVACCINISTI SI CONVINCONO – A METÀ DICEMBRE POTREBBE ARRIVARE L’APPROVAZIONE PER IL VACCINO CHE PIACE TANTO AI NO VAX: SFRUTTA LA TECNICA DELLE PROTEINE RICOMBINANTI, MA NON È UN FARMACO “OLD STYLE” VISTO CHE SI AVVALE DI NANOTECNOLOGIE E DI UN ADIUVANTE DA SEMPRE DEMONIZZATI DA CHI NON SI VUOLE IMMUNIZZARE – MARCO CAVALIERI DELL’EMA: “L’EFFICACIA È AL 90%. POTRÀ ESSERE SOMMINISTRATO DAI 18 ANNI IN SU E…”

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Paolo Russo per "la Stampa"

 

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All'Ema ne sono convinti: l'approvazione già la prossima settimana di Novavax, il vaccino che piace ai No Vax perché basato su una tecnologia apparentemente «antica», più la campagna vaccinale sui bambini, alla quale in Italia potremmo aggiungere l'effetto super Green Pass, ci faranno avvicinare al 90% di popolazione totale vaccinata. Ma altrettanto chiaramente Marco Cavaleri, a capo della task force vaccini della stessa agenzia europea del farmaco, sgombra il campo circa la possibilità di bloccare una volta per tutte la circolazione del virus, «perché l'immunità di gregge resta un'illusione a causa delle continue mutazioni. Sarebbe forse anche raggiungibile, ma con oltre il 95% di immunizzati».

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Una percentuale impossibile da toccare considerando gli esenti per ragioni sanitarie e i più piccoli sotto i 5 anni di età che al momento non possono essere immunizzati. Se non mettere la parola fine alla pandemia, potremmo però arginare la quarta ondata. Ferma restando l'incognita Omicron. Per capire quanto sia realmente contagiosa e se la sua patogenicità sia superiore o inferiore alla Delta, «occorrerà ancora almeno una settimana, ma per non farci trovare impreparati abbiamo già preso contatto con le aziende che hanno avviato studi di laboratorio, e che se necessario passerebbero successivamente alla sperimentazione clinica sull'uomo», spiega Cavaleri. Che ribadisce invece «il buon livello di protezione garantito dai vaccini che abbiamo contro la Delta».

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Intanto forse già la settimana prossima arriverà il via libera dell'agenzia a Novavax, il vaccino atteso con ansia da una fetta non marginale di chi fino ad ora ha rifiutato i vaccini a Rna, più per disinformazione che per motivi ideologici. E che ora potrebbe finalmente convincere almeno una parte di quei sei milioni e passa di resistenti alla vaccinazione. Figlio di un'azienda biotech statunitense, «Nuvaxovid», questo il nome commerciale dell'antidoto, sfrutta la tecnica delle proteine ricombinanti, in uso da decenni contro malattie come pertosse, epatite, meningite, herpes zoster e altre infezioni virali. Ma non è un vaccino poi così «old style», visto che si avvale anche di nanotecnologie e di un nuovo adiuvante. Sì, proprio quelle sostanze che potenziano l'effetto dei principi attivi che i No Vax hanno sempre visto con sospetto e che invece questa volta sembrano raccogliere il loro consenso.

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 «I dati presentati dall'azienda parlano di un'efficacia intorno al 90% e sono comunque solidi. Credo che il vaccino possa ottenere l'approvazione per la metà di dicembre, visto che alla fine gli standard di sicurezza e qualità della produzione sono stati allineati a quelli richiesti dall'Ema e dall'Fda americana», rivela sempre Cavaleri. Novavax «potrà essere somministrato dai 18 anni in su», costa molto meno dei ritrovati di Pfizer e Moderna ed è di facile trasporto perché si conserva alla normale temperatura di frigorifero.

 

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L'armadietto dei vaccini si arricchirà poi il prossimo anno anche di un altro prodotto, il «Vla2021» della francese Valneva, del quale la Commissione europea ha già prenotato 24,3 milioni di dosi, aumentabili a 60. Lo stesso quantitativo opzionato di Novavax. Anche il Vla2021 potrebbe raccogliere il consenso di una frangia di No Vax perché usa una tecnica, questa sì «antica», basata sul virus disattivato, che senza generare la malattia stimola la risposta immunitaria.

 

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Anche in questo caso si fa uso di due adiuvanti, ora paradossalmente accolti con favore dai No Vax dopo essere stati demonizzati per anni. Se i nuovi antidoti potrebbero allargare la platea dei convertiti al vaccino, dopo i 390 mila che nelle ultime due settimane sono corsi a fare la prima dose sulla spinta del Green Pass rafforzato, i dati incoraggianti che arrivano da Usa e Israele sulla somministrazioni ai bambini tra 5 e 11 anni dovrebbero a loro volta vincere le resistenze dei genitori ancora scettici circa l'utilità di immunizzare i loro figli.

 

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Mentre aumentano i ricoveri dei piccoli con sintomi da Covid gravi, tra gli oltre 4 milioni di immunizzati Oltreoceano e in Israele «non è stato fino ad ora segnalato nessun caso di miocardite o pericardite, ma nemmeno di altri eventi avversi di una qualche gravità». Insomma oltre a un po' di febbriciattola, spossatezza e dolore al braccio non si è andati, e questo sembrerebbe dire che il vaccino Pfizer formato baby crei ancora meno problemi di quei rarissimi episodi (uno su diecimila) che, pur senza conseguenze drammatiche, si sono registrati nella fascia 12-19 anni. Numeri che spetterà ora ai nostri pediatri diffondere tra i genitori dei più piccoli. 

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