Jessica D' Ercole per “la Verità”
Accendono falò, candele e sigarette, illuminano stadi e si ricaricano con gas e benzina. Sono gli accendini, oggetti così comuni che li usiamo, li perdiamo e li rubiamo senza neanche farci caso.
Bic ne produce ogni anno 1.5 miliardi, Clipper ne sforna 500.000 al giorno. Ma far divampare le fiamme non è sempre stato così facile. Ötzi, la mummia di Similaun (3300 - 3100 a.C.), per accendere il fuoco aveva nel suo corredo selce, pirite e un pezzo di fungo-esca (fomes fomentarius).
Il primo accendisigari moderno nacque in Germania agli inizi nel 1823, quando il chimico tedesco Johann Wolfgang Dobereiner inventò un prototipo da tavolo elegante e raffinato, ma pericoloso e assai costoso: la Lampada di Dobereiner era caricato a idrogeno, un liquido esplosivo, e il meccanismo di accensione si attivava con una linguetta di platino.
Le prime versioni tascabili iniziarono a comparire solo agli inizi del Novecento, quando si diffuse il vizio del fumo. Si trattava sempre di oggetti di lusso, ricaricabili e pensati per durare una vita: in pochi se li potevano permettere.
Negli anni successivi, con l' invenzione del meccanismo a rotella che strofina contro la pietra focaia, iniziarono a diffondersi i primi modelli automatici e nel 1935 debuttò il primo accendino a gas butano.
Per quanto possa sembrare strano il fiammifero è stato inventato quattro anni dopo il primo accendino e, come buona parte delle invenzioni, fu creato per sbaglio. Era il 27 novembre del 1827. Il chimico inglese John Walker stava cercando di costruire una bomba a base di solfuro di antimonio, clorato di potassio, amido e gomma, quando una goccia del composto cadde su un legnetto.
Per pulirlo il chimico lo sfregò sul bancone e, con sua grande sorpresa, generò una fiamma. Circa sei mesi dopo, il 7 aprile 1827, Walker mise in vendita nella sua farmacia e nella libreria del paese i primi fiammiferi Congreve (in onore di sir William Congreve, pioniere nello studio dei razzi): la confezione da 50 costava uno scellino e veniva venduta con un piccolo pezzo carta vetrata. Il primo ad acquistarne una fu un Mr. Hixon, notaio di Stockton.
Durante la Prima guerra mondiale i soldati usavano i fiammiferi per farsi luce o accendere sigarette. L' iniziale vampata, molto visibile, costò la vita a tanti.
L' idea dello Zippo nacque al Country club di Bradford, in Pennsylvania, nel 1930. Il petroliere George G. Blaisdell vide un suo amico che cercava disperatamente di accendersi una sigaretta con un ingombrante e poco affidabile accendino austriaco che però era dotato di una protezione che permetteva alla fiamma di accendersi anche con il vento.
Fu allora che Blaisdell decise di inventarne uno più pratico e funzionale. Per prima cosa ne ridusse le dimensioni: doveva stare tutto in una sola mano. Così creò una cassa rettangolare per contenere la benzina e poi disegnò un riparo perforato per la fiamma resistente al vento.
jacqueline kennedy accendino dupont
La fiamma si spegneva solo con la chiusura del coperchio al quale Blaisdell aggiunse un cardine flip-flop che produce il clik che da sempre contraddistingue lo Zippo.
Il primo accendino Zippo - che poi prende in nome dalla cerniera zipper - venne venduto al prezzo di 1,95 dollari con la garanzia «It works or we fix it free» (funziona o lo ripariamo gratis).
A fare la fortuna dello Zippo fu la Seconda guerra mondiale. La società di Blaisdell dovette smettere di produrre accendini per uso commerciale e dedicarsi, per voler del governo, esclusivamente al rifornimento per i soldati al fronte. Portando l' accendino in guerra i marines lo resero celebre in tutto il mondo.
Nel 2012 Zippo ha festeggiato l' accendino n. 500.000.000, satinato cromato con una incisione a due colori: sul davanti il numero seriale «1» e la data del 5 giugno 2012, che coincide con il giorno di nascita del suo fondatore George G. Blaisdell, scomparso nel 1978.
Simon Tissot Dupont, pellettiere di lusso, creò il suo primo accendino negli anni Venti per il Maharaja di Patiala: il principe voleva regalarlo a 3 delle sue 100 concubine ma era così bello che decise di regalarne uno a tutte le sue donne. Nel 1941 S.T. Dupont avviò una produzione di accendini che oggi è tra le più richieste dai collezionisti. Un pezzo costa dai 390 euro ai 22.000.
Jacqueline Kennedy Onassis nel 1973 chiese a Dupont una penna speciale in pendant con l' accendino che la maison francese aveva creato per lei con una J in oro massiccio. La Dupont allungò il rotore dell' accendino esistente e diede vita a una penna iconica: oggi Classique è l' unica penna esposta al Moma di New York.
Dupont ha anche disegnato l' accendino più costoso al mondo. Fatto in oro massiccio e impreziosito da 202 zaffiri, fu realizzato per la principessa Tania de Bourbon Parme, in stile barocco. Si chiama il Louis XIII Fleur de Parme e il 25 novembre del 2013 è stato venduto a un privato per 500.000 euro.
Lo stilista Oscar Carvallo che con 8.521 accendini Bic fece un abito da sera.
Nel 1973 il barone Marcel Bich, imprenditore torinese (di origine valdostana, intorno ai trent' anni divenne francese), già a capo dell' impero della penna a sfera, decise di tentare una nuova strada.
Così acquisì la Flaminaire, una fabbrica di accendini francese, e dopo due anni di esperimenti lanciò un accendino a fiamma regolabile, resistente, economico e assicurato per tremila accensioni. Fu un successo mondiale.
In media un oggi Bic costa 1 euro. «L' accendino Bic? Il capolavoro del design moderno, è nato volutamente brutto e diventato bello perché economico, pratico, unico esempio di socialismo realizzato che ha annullato il diritto di proprietà, e ogni estinzione di stato» (Umberto Eco).
Gli accendini Clipper si accendono nel 1972. In quell' anno Enric Sardà realizza il design ufficiale del brand del gruppo spagnolo Flamagas. Realizzato con materiali riciclati, questo accendino è caratterizzato da un serbatoio resistente in nylon che si può ricaricare. Anche la pietrina è estraibile e sostituibile. E si può utilizzare pure per pressare il tabacco delle sigarette rollate.
La storia di Rachid, immigrato marocchino che vendendo accendini s' è pagato gli studi al Politecnico di Torino. Lo scorso marzo è diventato ingegnere. Con l' evoluzione della tecnologia, sono apparsi gli accendini al plasma. Non contengono alcuna sostanza infiammabile e sono azionati elettricamente.
Hanno l' aspetto di uno Zippo, ma quando si apre la cerniera appaiono quattro bobine che emettono corrente elettrica in due diagonali che si incrociano a formare una x che dà fuoco a qualunque cosa. Si ricaricano con una Usb.
«Fumava fumava fumava, in continuazione. Ogni tanto sbagliava e si metteva a fumare l' accendino, ma i ragazzi glielo toglievano» (gli ultimi giorni di Marco Pannella nel ricordo di Bianca Beccalli).
L' interpretazione dei sogni vuole che l' accendino rappresenti la scintilla di una nuova idea. Riceverlo in dono porta soldi, donarlo successo e perderlo litigi. Il libro dei sogni erotico afferma che se un sognatore vede l' accendino, c' è la possibilità di un incontro sconvolgente e inaspettato.
Secondo l' interpretazione dei sogni del Libro di Hasse, porterebbe amore e passione pericolosi. L' accendino simboleggia anche il sentimentalismo che esalta la sensualità e che aiuta a godersi le sensazioni piacevoli. Ma attenzione: se non funziona è segno di problemi di salute.
«L' uomo più felice che io conosca ha un accendino e una moglie, ed entrambi funzionano» (Woody Allen).