Leonardo Coen per “Il Fatto Quotidiano”
Lo Strasser Tac 1, fabbricato a Salisburgo, ha una carenatura da Desert Storm. Il modello che osservo ha un colore camouflage.
Poggia su un treppiedino, sopra monta una raffinata strumentazione ottica. Misura un metro e venti centimetri, 95 con cassa posteriore piegata e senza freno di volata.
Oggetto magnifico. E micidiale. Arma da cecchini. E da campionati di lungo tiro. A Sarajevo, gli sniperisti serbi sparavano sugli abitanti dalle colline che circondavano la città assediata: erano ex olimpionici di tiro.
Un ragazzino osserva a bocca aperta. Il padre gli spiega che è un fucile "per la lunga distanza". L' importatore italiano precisa: "Il tiro utile è mille metri". Il tecnico austriaco arriva, afferra il lungo fucile, e indica: qui il calciolo appare regolabile, questo invece è il calcio a pistola, ecco il grilletto, vedete avanti le fessure di ventilazione? Sono "richiudibili". La canna di precisione ha la filettatura sulla volata.
C' è il nastro antitremolio estraibile. La sicura è a scorrimento. L' otturatore rettilineo. Mostra il caricatore principale (pardon, il serbatoio 10+1) e quello di riserva (8+1), poi comincia a sfilare la canna intercambiabile, e a smontare le varie componenti.
In pochi istanti il fucile - che pesa 8 chili - è pronto per un agevole trasporto. Prezzo: 6.500 euro. Un "concentrato di tecnologia e sicurezza". Il ragazzino è estasiato. Vede dal vivo quel che usa senza risparmio nei videogiochi.
Sono alla seconda edizione dell' Hit show della Fiera di Vicenza, dove Hit è l' acronimo di "Hunting Individual Protection Target sports". Una domenica di folla delirante. La Fiera è stata presa d' assalto, nonostante la pioggia battente.
La principale manifestazione italiana della caccia e delle armi per uso sportivo ma anche personale, con 363 espositori.
Vetrina di un comparto industriale che occupa 95mila addetti, come mi dice Matteo Marzotto, presidente della Fiera di Vicenza, "il settore è strategico, vale 8,1 miliardi di euro: l' Italia è il più importante Paese esportatore nel mondo di armi sportive, commerciali e munizioni".
E tuttavia, qualcosa ha turbato le cifre molto lusinghiere del salone, chiuso ieri e visitato da oltre 36mila persone, superando di gran lunga l' afflusso dello scorso anno (31mila). Il 7 febbraio, l' ufficio per la pastorale sociale e del lavoro in una lettera aperta ai cittadini si è domandato se "è questo che vogliamo proporre alla nuove generazioni".
Timidi e tardivi dubbi sono serpeggiati persino al comune di Vicenza, proprietario del 33 per cento della società che organizza la Fiera. È una eccellenza italiana (nel bene e nel male lo è), in più c' è l' orgoglio - oggettivo - che quella di Vicenza è la più grande fiera europea per la promozione delle armi aperta al pubblico generalista (biglietto: 15 euro).
Il timore della Diocesi e di altre associazioni come Rete Italiana Disarmo e Osservatorio Opal, è che così si possa legittimare "una cultura della violenza". Sono saltate fuori le foto di ragazzini che lo scorso anno "impugnavano e gustavano l' ebbrezza" di pistole, revolver e fucili.
Marzotto non ci sta a questa gogna: "Io sono cattolico osservante. Però a casa mia so difendermi. I minorenni possono entrare se accompagnati dai genitori, ma non accedere al poligono di tiro né maneggiare armi. Mi pare più pernicioso il gioco d' azzardo e il consumo d' alcol che devastano i giovani…".
Però, il contesto induce ad ambiguità e strumentalizzazioni. Il gioielliere Robertino Zancan (negozio a Ponte di Nanto, rapinato tre volte), ha esibito all' Hit show una Beretta 98FS tempestata di 470 diamanti neri, con bracciali, gemelli, orologi e medaglioni che si ispirano a pistole, pallottole e piccole bombe.
La collezione si chiama "Legittima difesa". La Regione Veneto ha istituito un fondo di 100mila euro per chi è accusato di eccesso di legittima difesa. Insomma, chi spara ai ladri ha l' avvocato gratis.
Il tema si presta a polemiche e a strumentalizzazioni politiche.
Non a caso un convegno ha aperto la Fiera affrontando il carattere storico, giuridico e sociologico del rapporto tra le armi e gli italiani.
Il professor Paolo de Nardis, ordinario di sociologia generale alla Sapienza di Roma, ha messo in evidenza che non esisterebbe una correlazione diretta tra detenzione legale di armi ed eventi violenti domestici.
Poi, ci sono numeri decisamente ambiti: 600mila cacciatori, quelli veneti mobilitati con lo slogan "in difesa delle nostre tradizioni"; più 400mila persone che praticano sport "armieri", fucina di decine di medaglie d' oro olimpiche. Undici milioni di italiani non sono contrari all' uso delle armi per autodifesa. Musica per orecchie salviniane. E non solo.