Clarida Salvatori per il "Corriere della Sera"
Dove non sono arrivate le ditte appaltatrici, sono arrivati loro: trenta detenuti «asfaltatori» del carcere di Rebibbia, scelti tra coloro che hanno una breve pena residua da scontare e un basso indice di pericolosità, che da ieri hanno cominciato a prendersi cura delle strade della Capitale. E dell' ormai annoso problema delle voragini che si aprono di continuo e che non poche vittime della strada hanno causato. Tra loro Elena Aubry, morta in sella alla sua moto sulla via Ostiense a causa del manto stradale disconnesso. «Ben venga - ha commentato la mamma di Elena, Graziella Viviano -. Ma un Comune non può affidarsi sempre a soggetti esterni perché non riesce a risolvere in proprio un problema così rilevante per i suoi cittadini. Altro che riparazioni in emergenza».
Divisa arancione e blu, sono partiti dalla periferia: da via Mario Lizzani, nella zona di Torre Spaccata, a ridosso del Grande raccordo anulare.
E hanno trascorso una mattinata a rattoppare buche, ridisegnare strisce pedonali ormai cancellate dal tempo, ripulire caditoie tappate da cumuli di foglie e rifiuti. Sotto lo sguardo attento dei tutor di Autostrade per l' Italia, che li hanno formati con un corso specifico, e delle guardie penitenziarie, hanno messo in pratica il mestiere che per loro potrebbe anche essere l' opportunità di una nuova vita.
«Un duplice successo - le parole della sindaca Virginia Raggi, che il 7 agosto 2018 ha firmato il protocollo d' intesa "Mi riscatto per Roma", con il Dipartimento dell' amministrazione penitenziaria e Autostrade per l' Italia -. Da un lato, i ragazzi sono impegnati in un' attività all' esterno del carcere e imparano un mestiere che li aiuterà una volta fuori; dall' altra fanno qualcosa di utile per la città». Come d' altronde era già accaduto per i carcerati «giardinieri» che a marzo del 2018 avevano ripulito parchi e ville, coordinati dal servizio Giardini del Campidoglio. Nelle prossime settimane, quei fratini colorati saranno impegnati in interventi in altri quartieri.
«Le squadre stanno lavorando molto bene - ha commentato Francesco Delzio, direttore relazioni esterne e affari istituzionali di Autostrade per l' Italia Spa -. Si tratta di un' iniziativa dall' alto valore simbolico ma anche con una ricaduta positiva per la città».
La best practice dei detenuti «asfaltatori» potrebbe presto superare i confini della Città Eterna. Sono infatti allo studio, con i sindaci di altre realtà metropolitane e con i presidenti dei tribunali di sorveglianza, modelli e protocolli.
Forse da esportare anche all' estero. L' ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine in Messico ha infatti scritto al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: «"Mi riscatto per Roma" può essere di grande interesse per il Messico: vogliamo verificarne la trasferibilità».
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