Estratto dell'articolo di Stefano Taglione per “il Tirreno”
Tutto è partito da un pacco postale spedito dal Perù con due chili di mescalina. È un allucinogeno che si ottiene dal peyote, una pianta originaria del Messico, molto usato in America Latina per i riti sciamanici.
La destinataria è un’insospettabile signora di Castiglioncello. Così – dopo che la spedizione è stata intercettata dai poliziotti della brigata doganale francese all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, scalo internazionale fra i più grandi d’Europa, a maggio dell’anno scorso – i carabinieri, avvertiti da questi ultimi, hanno iniziato a intercettare al telefono sia la donna, che la sua famiglia.
Con un unico obiettivo: capire chi aveva ordinato quella scatola che, ovviamente, in Toscana non è mai arrivata. Il reale destinatario avrà pensato che fosse andata persa. No: era stata sequestrata. Ed è proprio a causa di quei due chili di psicotropo che ieri, fra Livorno e provincia, sono state arrestate otto persone (di cui sette in carcere), mentre altre cinque risultano indagate.
Per tutti la stessa accusa: detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Sì, perché dal monitoraggio della donna, risultata poi estranea alle indagini, è emerso un ruolo centrale del figlio, ritenuto dai militari il vero acquirente della sostanza e ora in carcere
[…] Ha 38 anni: si chiama Bernardo Bartoletti e la sua famiglia gestisce una storica gelateria (per questo nelle telefonate, a volte, viene identificato come “Il gelataio”). Secondo l’accusa, l’uomo, avrebbe ordinato per posta o fatto viaggi fra l’Italia e il Sudamerica (in particolare verso Perù e il Messico) facendosi spedire o portandosi dietro nel bagaglio foglie di coca, mescalina, kratom (principio attivo della “mitragyna”) e ayahuasca (letteralmente “liana degli spiriti”, detta in gergo “changa”).
Sostanze che avrebbe utilizzato, secondo l’accusa, anche per «riti di purificazione», insieme ad altre persone, a casa sua e nel Nord Italia. «Un’eventualità – ha spiegato ieri al comando dell’Arma di Livorno il comandante provinciale Piercarmine Sica – che non possiamo escludere». Ma non solo: i carabinieri del nucleo investigativo di Livorno, a casa dell’imprenditore, hanno sequestrato anche del veleno, detto “sudore di rospo” (leccare la pelle di questo animale, il “Bufo alvarius”, provoca già di per sé effetti allucinogeni). […]
Sempre dalle indagini, l’uomo, è accusato di aver spacciato hashish a un rosignanese, fra il settembre e il dicembre dell’anno scorso, ma in più occasioni avrebbe invece acquistato la stessa sostanza da uno spacciatore livornese individuato sempre grazie alle intercettazioni. […]
Gli indagati, nelle conversazioni, parlavano in codice “Aperitivo” o “frutta” stavano a indicare la droga, mentre “uva bianca” era la cocaina, “uva nera” l’eroina, “plastica” o “vetro” il metadone […] I militari, complessivamente, hanno ricostruito un giro di spaccio da 150.000 euro in sette mesi (dall’ottobre del 2023 all’aprile di quest’anno, 70.000 euro derivanti dall’hashish e 80.000 dalla cocaina), con cessioni anche di eroina non solo a Livorno, anche a Piombino, in provincia di Pisa, a Castiglione della Pescaia (in Maremma), alla Spezia e a Montalto di Castro, nel Viterbese.
gelato fatto di strutto e coloranti
In cella, oltre a Bartoletti e Bugliesi, il cinquantasettenne livornese Massimo Scotto (insieme a Bugliesi avrebbe acquistato i 20 chili di hashish, mentre sempre con il sessantasettenne, che per questo era già stato arrestato all’epoca dei fatti, ne avrebbe importato altri 31 chili dalla Spagna), il diciannovenne tunisino Wael Otay (per vendita di cocaina ed eroina «in più occasioni e in modo continuativo»), il suo connazionale ventiseienne Nasreddine Talbi (stesse sostanze), il ventunenne Seif Sannen (anch’egli tunisino, cessioni di hashish) e il connazionale residente a Pisa Makrem Talbi (34 anni, accusato di aver spacciato cocaina e hashish). Ai domiciliari, invece, il sessantaseienne livornese Paolo Ceccarini, 66 anni, accusato di aver venduto cocaina, «in più occasioni e in modo continuativo», a Bugliesi e ad altre persone.
Obbligo di dimora nel comune di Livorno, invece, per il trentaquattrenne tunisino Ousamma Belarbi (spaccio di cocaina), per il cinquantacinquenne piombinese Maurizio Montorzi (vendita di cocaina e hashish, mentre il 18 gennaio scorso fu arrestato il flagranza di reato e poi scarcerato perché, a Riotorto, fu trovato con 100 grammi di hashish), per il ventinovenne tunisino Hamdi Mouradi (spaccio sempre di hashish), per il trentanovenne marocchino Bader Salov (cocaina) e per il trentaseienne livornese, nato a Pisa, Simone Alessandro Pini (insieme a Bugliesi e a Scotto accusato dell’importazione dei 31 chili di hashish dalla Spagna). […]