Uski Audino per "la Stampa"
Il secondo inverno di pandemia coglie la Germania impreparata, quasi presa alla sprovvista. Sembra un paradosso ma non lo è. Mentre la quarta ondata è nel pieno della sua virulenza, con infezioni che sfondano per la prima volta quota 50.000 in 24 ore, con 235 vittime in un giorno e un'incidenza settimanale che cresce a livelli preoccupanti, la politica tedesca reagisce con flemma inattesa.
«La Germania deve essere attrezzata e messa al sicuro per l'inverno» ha detto ieri al Bundestag il probabile futuro cancelliere dell'Spd Olaf Scholz, proponendo una serie di misure per la gestione della pandemia che saranno oggetto d'esame nella conferenza Stato-regioni di giovedì prossimo. Tempi non rapidi dunque, come se l'emergenza fosse lontana.
Gli esperti invece lo andavano ripetendo da mesi. «Se non aumenta drasticamente la quota dei vaccinati in autunno la quarta ondata può avere un andamento fulminante» diceva il 9 settembre Lothar Wieler, presidente dell'istituto Robert Koch. Che ieri ha consigliato «di annullare urgentemente o di evitare se possibile i grandi eventi» e di «ridurre tutti gli altri contatti non necessari».
La gestione della pandemia non è stata una priorità della politica tedesca: prima le elezioni del 26 settembre, poi il lungo redde rationem nella Cdu e in parallelo le trattative di governo ancora in atto tra i 3 partiti della probabile coalizione semaforo (Spd, Verdi e Liberali). Tutto ha contribuito a spostare l'attenzione. Ora la coalizione «in fieri» ha scelto di non rinnovare l'attuale legge in vigore che regola comportamenti e restrizioni in tempi di pandemia, ma di modificarla al Bundestag.
La nuova proposta prevede l'esclusione di misure come il lockdown o la chiusura delle scuole e riporta nelle mani dei Länder una serie di decisioni chiave, come l'introduzione della regola delle 2G (ingresso solo per vaccinati e guariti) per entrare in ristoranti, musei, palestre e cinema. Altro scoglio sarà l'introduzione del Green Pass nel mondo del lavoro, misura desiderata dalla coalizione ma ferma al palo. Si vorrebbero introdurre test obbligatori giornalieri sul posto di lavoro, con il consenso del sindacato, ma non è chiaro chi dovrebbe pagarli. Per il momento è previsto reintrodurre un solo test settimanale gratuito.
«La cosa più importante da fare ora è non allentare gli sforzi per vaccinare il maggior numero di persone», ha ricordato Scholz. La campagna vaccinale infatti langue da settimane. Solo il 67,3% della popolazione è pienamente vaccinata (il 77,9% degli over 18, il 40% tra i 12 e i 17 anni) e in alcune regioni la quota si abbassa ancora. Sassonia, Turingia e Baviera sono tra i Länder dove il tasso di vaccinazione è più basso e l'incidenza del virus è più alta. Nella località di Frauenneuharting in Baviera l'incidenza ieri superava quota 2800. E gli ospedali ne risentono in modo pesante.
«Siamo vicini al collasso», si sfoga il primario di Infettologia della clinica del quartiere di Schwabing a Monaco, Clemens Wendtner. «L'assistenza in emergenza sta raggiungendo i suoi limiti a Monaco e nel resto della Baviera», aggiunge. Da settimane infatti proseguono i trasferimenti di pazienti dai Länder dell'Est, più colpiti, ai meno affollati ospedali dell'Ovest.
A Est, come in Baviera, non è estraneo un certo scetticismo nei confronti del vaccino, anche tra gli esponenti politici, come il leader bavarese dei Freie Wähler, Hubert Aiwanger. Ma attenzione a chiamarla «pandemia dei non vaccinati», mette in guardia il numero uno dei virologi tedeschi, Christian Drosten. «È una pandemia a cui contribuiscono tutti, vaccinati compresi, anche se di meno» perché «la variante Delta purtroppo ha la proprietà di diffondersi nonostante la vaccinazione» ha detto alla «Zeit».