Fulvio Fulvi per “Avvenire”
Subappalti per due milioni di euro negli ultimi cinque anni a una società collegata al boss della 'ndrangheta Nicola Bevilacqua: la Schenker italiana Spa è stata messa in amministrazione giudiziaria per nove mesi.
Si tratta di un'azienda internazionale controllata dal governo tedesco, un gigante della logistica industriale integrata che movimenta merci in tutto il mondo utilizzando tir, treni, navi e aerei, con un fatturato annuo di 16 miliardi di euro e 74.000 dipendenti in 2.100 filiali sparse nel pianeta.
La sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Milano, su richiesta dei pm della Dda Silvia Bonardi e Paolo Storari, dopo gli accertamenti effettuati da guardia di finanza e carabinieri, ha disposto dunque la temporanea amministrazione giudiziaria, che non significa però commissariamento nè ha rilievo repressivo o penale.
Il giudice ha indicato una persona che avrà il compito, affiancando gli attuali vertici della società, di controllare l'attività della divisione Schenker con sede in Italia (e base a Peschiera Borromeo) per consentirne una restituzione sana al mercato dopo averla depurata da eventuali contaminazioni con realtà che potrebbero avere interessi illeciti. La società e i suoi manager, infatti, non risultano indagati.
La Schenker Italia conta 1.400 dipendenti e 700 milioni di fatturato l'anno e si avvale spesso di società di trasporti appaltatrici per svolgere il suo lavoro: i rapporti con l'impresa di Bevilacqua sono infatti proseguiti senza interruzioni almeno dal 2017 ed hanno, dunque, i connotati della stabilità.
La decisione di sottoporre Schenker Italia all'amministrazione giudiziaria, si legge nel provvedimento, è stata presa, in base all'articolo 34 del codice antimafia, a causa della «cedevolezza» e «permeabilità ad ingerenze esterne» che, a dispetto delle sue procedure interne di colosso multinazionale, non hanno impedito «la strumentalizzazione della società a interessi delittuosi agevolanti l'attività imprenditoriale di un condannato per associazione mafiosa».
L'indagine era partita nel 2020 in seguito al sequestro, il 15 marzo, di 30 chili di cocaina trovata a bordo di un camion dell'azienda calabrese Fiuto Autotrasporti, intestata alla moglie di Bevilacqua, uno stratagemma, quello del prestanome, usato per evitarne la confisca. L'autoarticolato era stato fermato e perquisito al porto di Dover dalla polizia di frontiera inglese.
Va detto che Nicola Bevilacqua, 70 anni, è stato condannato in via definitiva nel 2006 a Catanzaro per associazione mafiosa ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, durante il processo alla 'ndrina dei Mancuso di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. Inoltre risulta sotto indagine a Milano per intestazione fittizia di beni.
E, sempre ieri, un blitz antimafia è stato effettuato a Palermo, Reggio Calabria, Alessandria e Genova dove polizia e carabinieri hanno eseguito 31 arresti (29 in carcere, 2 ai domici-liari) a carico di altrettanti presunti esponenti del clan Brancaccio accusati, a vario titolo, di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, detenzione e produzione di stupefacenti, detenzione di armi, favoreggiamento personale ed estorsione con l'aggravante del metodo mafioso.
Gli indagati rappresenterebbero, in particolare, vertici, gregari e manovalanza della cosca che operava nel mandamento del quartiere palermitano e che era già stata colpita da altri arresti nel luglio dello scorso anno. Nell'ambito della stessa operazione è scattato anche il sequestro per intestazione fittizia di imprese ed esercizi commerciali, tra i quali una rivendita di prodotti ittici, due botteghe del caffè e tre agenzie di scommesse. L'attività del gruppo criminale era rivolta soprattutto alle estorsioni e al traffico della droga.