Laura Larcan per "Il Messaggero"
Il colosso dell' antica Akragas torna in piedi. Si rialza come a voler sostenere, dall' alto dei suoi otto metri, tutto il peso della Valle dei Templi. Un' impresa, quella del parco archeologico, fiore all' occhiello di Agrigento, che punta a ricostruire il Telamone, ossia la statua gigantesca di Atlante, che tra il 480 e il 470 a.C. ombreggiava il Tempio di Zeus Olimpio.
L' operazione sta per partire: il cantiere aprirà subito dopo ferragosto e resterà a vista per i visitatori del sito. Un progetto che viene da lontano, ideato dieci anni fa, a lungo discusso tra gli studiosi, e che negli ultimi tempi ha animato anche il valzer di polemiche politiche. Tant' è che il direttore stesso Roberto Sciarratta, per sgomberare la scena da fake news ha illustrato nel dettaglio il progetto.
Quello che è sicuro è che il Telamone più famoso, esposto nel Museo archeologico regionale di Agrigento, non sarà toccato. Non si tratterà di un' autentica anastilosi, infatti, ma di una ricostruzione combinando frammenti originali oggi conservati nel parco (e scoperti già nel 1920).
Si tratta della «messa in verticale delle parti di Telamone riassemblate nel 2008 sul rilievo di Heinz-Jurgen Beste dell' Istituto Archeologico di Roma», precisa Sciarratta. Il gigante (compreso il basamento) raggiungerà gli 11 metri di altezza in totale. Non solo. Nel progetto spicca anche la ricostruzione di una parte della trabeazione del tempio di Zeus Olimpio.
«NON È UNA COPIA FALSA» «Tra i molti resti scoperti e catalogati ex novo sono stati localizzati oltre novanta frammenti che, per dimensioni e forma, appartenevano ad almeno otto diversi Telamoni - precisa il direttore - resti che sono stati movimentati e opportunamente ricollocati in altra sede negli anni scorsi». Come evidenzia Sciarratta, sono presenti più Telamoni in pezzi tra i resti del tempio greco di Zeus Olimpio, quello che Diodoro descriveva come una delle opere più imponenti dell' antichità.
Per la ricostruzione del Telamone, dunque, verranno utilizzati «una serie di blocchi particolarmente importanti presenti nell' area del tempio che mostrano evidenti segni di degrado e che sono l' ultima esile testimonianza delle finiture del santuario». Come tasselli di un puzzle storico, daranno vita ad una figura in posizione verticale, «in modo tale da preservare una colossale forma statuaria del V secolo a.C.».
La collocazione prevista risiede nella zona a nordest del tempio. «Qui, infatti, il piano si trova a circa 6 metri più in basso del livello di camminamento all' interno del tempio, in tal modo si eviterà di pregiudicare l' aspetto storicizzato della rovina», sottolinea Sciarratta.
L'idea è quella di riproporre uno scenario romantico, molto simile a quello evocato dagli archeologi ed esploratori dell' 800 che avevano immaginato il Telamone emergente dai ruderi. I blocchi saranno ancorati ad una struttura studiata «per essere funzionale e compatibile con il contesto», avverte il direttore. In acciaio corten. Antisismica.
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