1 - CAMORRA, INDAGATO CESARO E ARRESTATI I SUOI TRE FRATELLI
Leandro Del Gaudio per “il Messaggero”
LUIGI CESARO E FRANCESCA PASCALE
Galoppini in azione all'esterno dei seggi, certificati elettorali nelle mani del clan, tangenti per gli appalti nei pasticcini. È andata avanti così la vita democratica a Sant'Antimo, comune di 30mila persone alle porte di Napoli: dal 2007 al 2017, un patto politico mafioso tra la famiglia Cesaro e il clan Puca avrebbe consentito di controllare la giunta comunale, ma anche gli uffici chiave del comune a proposito di concessioni, licenze, permessi a costruire, insomma di tutto ciò che può tradursi in appalti e lavori pubblici. Eccola l'ultima accusa a carico della famiglia Cesaro, in una maxi-inchiesta culminata in 59 ordini di cattura.
Finiscono così ai domiciliari Aniello e Raffaele Cesaro, mentre è in cella il terzo fratello, Antimo, ritenuto da anni interfaccia del boss Pasquale Puca. Ma i guai per la dinasty di Sant'Antimo non sono finiti: è stata la Dda di Napoli ad avanzare richiesta di arresti in cella a carico del senatore azzurro Luigi Cesaro, per il quale dovrà esprimersi il gip di Napoli Maria Luisa Miranda (che ha inoltrato al Senato le telefonate che riguardano l'ex coordinatore azzurro per valutarne l'utilizzabilità sotto il profilo processuale). A distanza di meno di un mese, dunque, una nuova tegola per lo storico leader del centrodestra in Campania, per il quale pende già una richiesta di arresto al Senato per un'altra storiaccia in odore di camorra: le presunte mazzette prese dall'imprenditore stabiese Adolfo Greco nel 2015.
LE ACCUSE
La nuova accusa a carico dei Cesaro è di concorso esterno in associazione camorristica. Intercettazioni e pentiti svelano l'esistenza di un presunto abbraccio politico mafioso: da piccoli imprenditori - si legge nelle carte - i fratelli Cesaro crescono grazie ai soldi del socio occulto Pasquale Puca, o minorenne, che avrebbe finanziato il centro polidiagnostico Igea, ma anche il centro commerciale Il Molino (sequestrato assieme a decine di locali).
LUIGI CESARO E FRANCESCA PASCALE
Poi, una volta arrestato (siamo nel 2009), la camorra dei Puca (collegata ai clan Verde e Ranucci) avrebbe chiesto ogni mese una quota ai Cesaro, come in una ordinaria gestione societaria. Ed è in questo scenario che vengono inseriti dal Ros i due attentati subiti dai Cesaro: è il 7 giugno 2014, quando, contro il centro Igea di Sant'Antimo, viene fatta esplodere una bomba che distrugge parte dell'ingresso. Si trattò di un avvertimento per i «pregressi accordi» non rispettati. Mentre il 10 ottobre 2015 vengono sparati 5 colpi di pistola contro l'auto di Aniello Cesaro.
IL SISTEMA
armando cesaro e francesca pascale
«Fui convocato da Luigi Cesaro, che mi diede diecimila euro per effettuare gli acquisti di schede elettorali. Poi ci tenne a farmi delle raccomandazioni: mi disse di controllare il lavoro dei galoppini, ma anche di verificare la corrispondenza dei soldi investiti, scheda per scheda, e i voti portati a casa». Ad accusare il senatore Cesaro è il pentito di camorra Ferdinando Puca. È lui ad aggiungere un particolare su quello che chiama il sistema «elettorale» di Cesaro: «Insisteva su un punto: controllare la corrispondenza di soldi e voti, secondo le modalità concordate, perché è questo il motivo che spinge i politici a rivolgersi alla camorra».
ARMANDO CESARO PASCALE BERLUSCONI CECCHI PAONE
E se i conti non tornano? Ci sono le punizioni, i metodi violenti, anche in questo caso avallati dal senatore: il pentito ricorda l'incontro in casa di Luigi Cesaro per le comunali del 2011: «Mi disse che dovevo comprare le schede elettorali con i 10mila euro che mi diede, dovevamo poi controllare se qualcuno vendeva due volte il suo voto e dovevamo picchiare se qualcuno non rispettava i patti. I Cesaro avevano persone nei seggi, poi c'erano i galoppini che prendevano dieci euro, mentre il voto costava 50 euro per ogni elettore». Nel 2017, dopo un'inchiesta, i Cesaro si ritirano e si insedia a Sant'Antimo una giunta di centrosinistra. Il clan torna alla carica: vengono avvicinati e minacciati i dirigenti comunali. Poi il pressing politico, che fa definitivamente cadere la giunta in carica un anno fa.
LA DIFESA
«Sono esterrefatto - commenta Luigi Cesaro - Nel corso della mia lunga esperienza politica e istituzionale mi sono più volte cimentato in campagne elettorali, da quelle europee a quelle nazionali, provinciali e comunali: sempre il consenso sulla mia persona è stato raccolto in modo assolutamente trasparente».
2 - LA SCALATA DI GIGGINO A PURPETTA TRA POLITICA E LITI CON IL CONGIUNTIVO
Mario Ajello per “il Messaggero”
Il terremoto di Sant'Antimo ha come epicentro la royal family. Qui, nel paesone a Nord di Napoli, nel casertano profondo e ormai da troppo tempo ferito nel paesaggio, nella vivibilità, nella legalità, lì dove (per dirla con Italo Calvino ci si cala nell'inferno di palazzacci e speculazione «per farne parte al punto di non vederlo più», i Cesaro sono tutto. Padroni riveriti. Parte del paesaggio inamovibile. Al punto che, come massimo segno di celebrità ma anche di potere, il più in vista dei quattro fratelli - ossia il senatore Luigi che è ancora in libertà mentre Antimo è in carcere e Aniello e Raffaele sono ai domiciliari - si è meritato l'imitazione da parte di due delle massime star della comicità.
C'è Crozza che fa la parodia di Luigi, supercampione della caccia al voto, gran raccoglitore di consensi targati Forza Italia fino a renderlo il signorotto del partito in Campania, e la fa così: «Nun song' io ch'aggio vutato comm'a lloro, so' chilli ch'hanno vutato comm' a mme!». E l'altro comico, il governatore De Luca, è quello che di Cesaro dice così: «E' in guerra da decenni con la grammatica e la sintassi, è uno sterminatore di congiuntivi. Ed anche un individuo che con espressione mitico-allegorica viene chiamato Giggino a Purpetta».
Ecco, gli svarioni dell'esponente più famoso della Cesaro Family sono entranti nella leggenda della politica nazionale. Da presidente della Provincia di Napoli (ma è stato anche più volte deputato e coordinatore napoletano del Pdl e di Forza Italia), Giggino confuse Marchionne, l'ad della Fiat, con Melchiorre, uno dei tre re Magi; oppure ha espresso un «tic tac» al posto di un diktat. Le sue scivolate linguistiche sono cliccatissime dai frequentatori di Youtube e buon per lui.
SILVIO BERLUSCONI E LUIGI CESARO
Quanto al proverbiale soprannome. Le versioni sulla sua origine sono due. La prima: purpetta cioè polpetta in quanto il tipo è fisicamente rotondo (mentre il figlio Armando, a sua volta big forzista in regione, è più slanciato ma terminologicamente è apparentato al genitore e lo chiamano Purpetiella, piccola polpetta). La seconda versione è quella che però più piace agli amanti del genere noir che narrano: Cesaro viene detto a Purpetta perché, ad ogni appalto vociferato era solito pronunciarsi elegantemente: «E a purpett' pe' me nun jesce?». Chissà se è vero.
IL CONTESTO
Ma non vivono in un contesto tranquillo, e forse non hanno contribuito a migliorarlo, i Cesaro. In quella terra dove le famiglie Verde (con il capo Francesco detto O negus) e Puca (con il boss Pasquale) si sono sempre spartiti potere e territorio tra alleanze e guerre. E non c'è dubbio che una storia giudiziariamente accidentata abbiano avuto i Cesaro, tra inchieste, arresti, condanne in primo grado (proprio a Giggino) ma non in secondo né in Cassazione (grazie al giudice Carnevale, soprannominato «l'Ammazzasentenze»).
LUIGI CESARO E NICOLA COSENTINO
Da Cesaroland partì l'avventura politica del Purpetta, che è un tipo di poche parole che si muove felpatamente da professionista della politica a modo suo, socialista nell'animo e infatti nel ventennale della morte di Craxi nel gennaio scorso era ad Hammamet con tutti gli altri, molto rispettato tra i berlusconiani per la sua forza elettorale e quando il Cavaliere nel marzo del 2006 andò a Sant'Antimo fu celebrato come un sovrano nella sala della polisportiva e il suo vicerè Giggino ha toccato per l'ennesima volta con mano tutto il proprio potere e la devozione del popolo.
Ma c'è anche una parte di Forza Italia che ha sempre mal sopportato lo stile della Purpetta e la sua macchina del consenso già pronta anche per la prossima tornate delle elezioni amministrative di settembre in Campania. E comunque in questi anni giggini i suoi fratelli Antimo, Aniello e Raffaele, hanno continuato a fare affari soprattutto nel campo della sanità privata e convenzionata con il Servizio sanitario nazionale. E' del resto tutto sdrucciolevole e scivoloso il terreno di Cesaroland, che è terra di mozzarelle ma piovono polpette.