Estratto dell'articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Fra le decine di post inneggianti alla libertà di espressione rivolti ai suoi 181 milioni di follower su X, Elon Musk negli ultimi giorni ha omesso due informazioni che lo interessano. La prima riguarda la lettera che il fondatore e amministratore delegato di Tesla ha scritto lunedì scorso ai suoi 140 mila dipendenti annunciando il taglio di «più del 10%» dei posti della società produttrice di auto elettriche.
La seconda coinvolge Musk in modo anche più personale: due giorni dopo la lettera sui licenziamenti, il cda di Tesla ha chiesto all’assemblea di confermare un pacchetto di compensi per il fondatore che può (in base all’andamento del titolo) arrivare a 56 miliardi di dollari in dieci anni. […] A gennaio una giudice del Delaware ha accolto il ricorso di un azionista di Tesla e deciso che quel piano di remunerazione è illegittimo. […]
ora quello stesso organismo sta cercando di aggirare l’ostacolo sempre in nome e per conto del capo. La Court of Chancery, il tribunale commerciale del Delaware, ha voce in capitolo sulla remunerazione di Musk perché la sede legale del gruppo si trova nello Stato americano che opera come un paradiso fiscale e regolamentare per centinaia di migliaia di imprese. Ma ora il board di Tesla propone all’assemblea della società di spostare la sede legale in Texas, dove si trovano gli uffici operativi, per rendere inefficace la sentenza del Delaware.
Malgrado il culto della libertà di parola professato su X, Musk non fa menzione di ciò. Né del fatto che fra gennaio e marzo di quest’anno le vendite dei suoi modelli elettrici per la prima volta sono in calo: appena 386 mila auto, meno 8,5% rispetto allo stesso periodo di un anno fa […]
Gli operatori di mercato non hanno bisogno che Musk ne parli, per iniziare a rendersi conto che il meccanismo rivoluzionario del fondatore ormai scricchiola un po’. Dal 27 dicembre il titolo di Tesla è crollato del 44% (anche ieri di un altro 8%) non solo per la frenata delle vendite, ma per le difficoltà strutturali che il modello creato dall’innovatore sudafricano sta incontrando. Il parco di modelli inizia a invecchiare, la crescita del mercato auto puramente elettriche nel mondo rallenta, mentre per la prima volta nel quarto trimestre dell’anno scorso la cinese Byd ne ha vendute più di Tesla. Certo, in vita sua Musk ha superato difficoltà ben peggiori. Mai però con tante azioni del suo gruppo in pegno alle banche, per sostenere il suo immaginifico stile di vita.
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