Estratto dell'articolo di Claudia Osmetti per “Libero quotidiano”
palazzo di giustizia di Palermo
Se lo sono “dimenticato" ai domiciliari per quasi due anni di fila. Nonostante un’assoluzione in primo grado e la conferma nel secondo, nonostante quel processo penale che si è concluso scagionandolo per incapacità di intendere e di volere, nonostante un provvedimento per il suo ricovero in una struttura assistita nella quale, però, non ha mai messo piede. Giardinello, Palermo, Sicilia. I. L. è un agricoltore di 49 anni, ha anche qualche disturbo mentale: nel 2020 lo accusano di stalking.
[…] il 25 settembre il tribunale gli notifica la decisione. Sul foglietto che gli mostra il suo avvocato c’è scritto papale: Misura-cautelare-duepunti-arresti-domiciliari. Non si sfugge, non si scappa: resta nel suo appartamento, I. L., e ci resta anche quando, otto mesi dopo, siamo al 19 maggio del 2021, arriva la prima sentenza: assoluzione e ricovero, dicono le carte. A lui, tuttavia, non dicono niente.
Lo stesso quando l’appello conferma il provvedimento: altro balzo in avanti, è il 20 ottobre del 2021. Per noi le restrizioni si stanno allargando, cominciamo ad andare al bar e in ufficio, stanno riaprendo i negozi e i ristoranti. Per lui no. Potrebbe farlo, potrebbe uscire: e d’altronde è un suo diritto. Ma non sa di averlo (ri)ottenuto.
Alla pronuncia del secondo grado di giudizio l’aula della corte palermitana è pressoché vuota: I. L. non c’è, ma non c’è neanche il suo avvocato (che nel frattempo è deceduto) e sembra che sia questo l’inghippo che innesca la catena di “dimenticanze” kafkiana. Perché sì, è assurdo e surreale e pure incivile.
palazzo di giustizia di Palermo
[…] La procura e il tribunale, tanto per cominciare, in casi come questo sono tenuti a nominare un nuovo difensore d’ufficio; e i legali che subentrano (professionalmente) a un collega che non c’è più hanno il dovere di sistemare le pratiche pendenti. Invece succede che in quella casa di campagna mezza sperduta I. L. non riceve la visita di nessuno, manco del postino che dovrebbe notificargli la fine della misura cautelare.
Vive in condizioni disagiate, questo agricoltore quasi cinquantenne “recluso” nella sua stessa casa senza che sia nemmeno necessario al corso della giustizia. Se ne accorgono i carabinieri palermitani, un giorno, quasi due anni dopo, quasi per caso. Magari controllando i registri, magari archiviando posizioni simili. Vai a sapere.
Se ne accorgono e chiedono, immediatamente, anche se è un “immediatamente” lungo venti mesi, la nomina di un legale d’ufficio, che doveva essere richiesta nel 2021, ma ora è il 2023. Il faldone lo prendono in mano gli avvocati Rocco Chinnici, Luigi Varotta e Francesco Foraci. Da zero a tre, qualcosa si muove per l’agricoltore “ostaggio” delle sviste altrui (e anche un po’ della sfortuna).
Non è difficile ottenere la revoca dei domiciliari (dopo tutto le carte bollate son lì da vedere, le decisioni son già state prese), il difficile sarà ottenere un risarcimento da parte dello Stato. Chinnici, Varotta e Foraci annunciano infatti l’intenzione di fare causa al ministero della Giustizia: il motivo è quell’ingiusta detenzione, dall’ottobre del 2021 a oggi, seppure nella propria abitazione, ma senza possibilità di uscire anche solo per una passeggiata. […]