F. Sar. per ‘Il Corriere della Sera'
nicola izzoLa conclusione del giudice di Roma è lapidaria: «Non risulta che gli indagati abbiano colluso tra di loro e, soprattutto, che abbiano in tal modo turbato la gara o allontanato da essa gli offerenti, atteso che, quand'anche volesse sospettarsi che la scelta delle ditte da invitare fosse stata in qualche modo concertata con esponenti delle stesse (ma non vi è prova al riguardo), residua pur sempre il fatto che la natura della procedura attribuiva all'Amministrazione un'ampia facoltà di selezione, per cui da un lato quelle invitate si sono (tutte) aggiudicate l'appalto e quelle non invitate, non avendo preso parte alla competizione, non sono state né coartate né blandite né ingannate».
Si chiude dunque con una clamorosa archiviazione l'inchiesta contro l'ex vicecapo della polizia Nicola Izzo e contro il prefetto Giovanna Iurato avviata dai magistrati di Napoli che li accusavano di aver illecitamente «pilotato» gli appalti della Cittadella della polizia del capoluogo partenopeo verso ditte «amiche», poi trasferita per competenza nella Capitale.
La reazione del prefetto, che subito dopo essere stato inquisito per turbativa d'asta e rivelazione di segreto decise di dimettersi, fa trasparire tutta l'amarezza: «Nessuno - dichiara Izzo, difeso dagli avvocati Franco Coppi e Bruno Larosa - mi restituirà il sofferto vissuto, i danni morali, fisici, umani e professionali patiti e questo è un problema serio, troppo sottovalutato. A Roma c'è un giudice. I processi finiscono, ma la giustizia non trionfa».
nicola izzoCadono le contestazioni anche per i manager che erano stati arrestati proprio per aver ottenuto le commesse, Carlo Gualdaroni, ex amministratore di Telespazio ed ex amministratore delegato di Elsag Datamat spa - capofila del raggruppamento di imprese che si aggiudicò l'appalto - e Francesco Subbioni, all'epoca dei fatti ad di Electron Italia, e consigliere di Elsag, tutte società del gruppo Finmeccanica, entrambi difesi dall'avvocato Gianluca Tognozzi.
Procura NapoliIl valore dei lavori superava i 37 milioni di euro. Nel provvedimento il giudice evidenzia come «la procedura di assegnazione ed esecuzione dell'appalto è stata portata a termine sicuramente in modo convulso e contingentato e con un certo grado di approssimazione, e tuttavia tale conclusione non consente di inferire automaticamente che siano state tenute condotte costituenti reato.
L'ordinanza cautelare sembra valorizzare l'esistenza di alcune intercettazioni telefoniche che vedono coinvolte in particolare le persone di Izzo e Iurato, ma leggendo le relative conversazioni non sembra possibile trarre conferma dell'esistenza dell'ipotizzato "pactum sceleris" perché anzi gli interlocutori si mostrano sorpresi dell'esistenza dell'indagine e in certo modo tendono a rimpallarsi la responsabilità di eventuali manchevolezze (che peraltro non riescono nemmeno a individuare con precisione)».
GIOVANNA IURATODurissima è la reazione di Gianni Tonelli, segretario nazionale del Sap, il sindacato autonomo di polizia: «Chi ha armato il fendente? È stata solo una questione di tiratura, un battage mediatico o un complotto ad arte per danneggiare i singoli e la polizia di Stato? Su queste cose e tante altre dovremo interrogarci. E dovrebbero unirsi alla riflessione anche il ministro dell'Interno e gli attuali vertici del Dipartimento della pubblica sicurezza».