Marco Travaglio per il Fatto Quotidiano - Estratti
Non sapendo più cosa inventarsi per suffragare il complotto più ridicolo dell’anno, il ministro Crosetto tira la palla in tribuna con un numero a caso: “30.778 innocenti in manette negli ultimi 20 anni”.
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Ma nessuno può dire se fossero innocenti o colpevoli: in base alla convenzione chiamata “giustizia”, si può dire solo che non sono stati condannati. Se il reato l'avessero commesso o no, lo sanno loro e il Padreterno. Si può essere assolti anche da colpevoli: se il giudice ritiene le prove insufficienti, o se le prove sono sufficienti ma una legge le dichiara inutilizzabili o depenalizza il reato.
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Un tempo gli spacciatori intercettati da una centrale di ascolto della polizia o dei carabinieri venivano condannati; poi le intercettazioni extra-Procure divennero inutilizzabili e giù assoluzioni di spacciatori (tutt’altro che innocenti: spacciano davvero). Il sindaco Pd Uggetti finisce ai domiciliari per aver truccato un appalto: dopo una condanna, un'assoluzione e un annullamento, nel secondo appello viene assolto perchè ha truccato l'appalto, ma il reato è “tenue” grazie alla schiforma che salva chi delinque solo un po'.
Legge Cartabia: truffe e furti sono punibili solo a querela. Così il truffatore e il ladro non querelati dal truffato e dal derubato vengono assolti anche se colpevoli. Senza contare che per arrestare servono meno elementi che per condannare: per la custodia cautelare la legge richiede “gravi indizi di colpevolezza”; per la condanna la prova “oltre ogni ragionevole dubbio”. Sarebbe bello avere giudici onniscienti che arrestano solo colpevoli.
guido crosetto giorgia meloni parata del 2 giugno 2023
Purtroppo il processo telepatico non è stato ancora inventato: in tutto il mondo si arresta prima del processo per salvaguardarlo da chi inquina le prove e da chi fugge. Se poi alla fine viene assolto, è giusto che lo Stato lo risarcisca. Ma è ridicolo che un ministro se ne scandalizzi. A meno che non abbia studiato diritto all’Università di Arcore.
GRATTERI
Giulia Merlo per Domani – www.editorialedomani.it
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Veniamo all’Italia. Il ministro Nordio vuole ridurre il numero di intercettazioni.
Dice che costano troppo. La settimana scorsa a Napoli abbiamo sequestrato l’equivalente di 1,8 milioni di euro in bitcoin, li abbiamo convertiti e sono già nella disponibilità delle casse del ministero, pronti per essere spesi. Così accade in altri distretti dove grazie a indagini accurate si riescono a confiscare ingenti profitti.
Ebbene, il valore dei beni provento di attività illecite è dieci volte superiore rispetto alla spesa per le intercettazioni. La verità è che non si vuole intercettare chi corrompe, chi fa concussione e chi fa peculato, non si vuole toccare la zona grigia che si frappone tra la politica e le associazioni criminali.
Le riforme dell’ordinamento giudiziario proseguono, invece.
Ma le scoperture d’organico rimangono enormi. Si sono fatti nuovi concorsi, ma chi li supererà assumerà le funzioni tra almeno quattro anni; nel contempo nessuno spiega come mai continuino ad esserci così tanti magistrati fuori ruolo. Una soluzione sarebbe quella di richiamare al lavoro i magistrati in pensione per ricoprire questi incarichi: nel 2015 si è abbassata l’età pensionabile a 70 anni, ma a quell’età si è ancora in grado di lavorare. Guardi: il ministro Nordio di anni ne ha 75.
In tema di garanzie, è al vaglio della Camera l’introduzione di un collegio di tre giudici per decidere sulle custodie cautelari in carcere.
NICOLA GRATTERI - INSEDIAMENTO A CAPO DELLA PROCURA DI NAPOLI
Vorrei capire come può essere possibile farlo in un piccolo tribunale con pochi magistrati e con il nostro regime di incompatibilità. E poi a che cosa serve un collegio di magistrati se dopo dieci giorni un altro collegio (il tribunale del riesame) interviene? Si vuole introdurre il collegio? Bene: aboliamo il tribunale del riesame. Invece impegneremo sei giudici (oltre i cinque della cassazione) per una misura cautelare. La verità è che queste riforme vanno fatte da magistrati e da avvocati che stanno nei tribunali, non dai professori che non sono mai entrati in un palazzo di giustizia.
In questo momento storico, la sensazione è che le grandi procure siano un po’ ferme sul fronte delle indagini. È così?
NICOLA GRATTERI - INSEDIAMENTO A CAPO DELLA PROCURA DI NAPOLI
È un ragionamento complesso. Io penso che oggi ci sia una crisi di vocazione sia per il lavoro di magistrato che per quello di investigatore. Vede: con la riforma Cartabia sono stati introdotti dei termini capestro anche per le indagini. SI figuri che se si superano questi termini, e magari nelle more il Gip sta vagliando una complessa richiesta cautelare, bisogna informare gli indagati, che ben potrebbero fuggire o inquinare la prova, sapendo che potrebbero essere arrestati.
Per cui questa vera e propria ossessione per il rispetto dei termini crea una paura di sbagliare, spingendo a non approfondire questioni complesse, preferendo così archiviare il caso. Io invece credo che chi è ai vertici di un ufficio debba dare fiducia ai propri collaboratori, spingendo a fare le indagini.
I suoi primi giorni sono stati burrascosi, con uno scontro anche con la Camera penale.
marta cartabia foto di bacco (4)
Quando sono arrivato a Napoli molti mi hanno suggerito di pesare le parole, prospettandomi di turbare talune sensibilità. Io però sono una persona diretta e anche decisionista. E penso che nel rispetto reciproco dei ruoli ci si debba confrontare in maniera franca e leale e senza pregiudizio. I rappresentanti della Camera penale sono venuti a trovarmi e mi hanno chiesto di collaborare; ma cosa vuol dire? Ripeto, nel rispetto dei ruoli, ciascuno deve fare bene il suo lavoro.
Posso anche lasciare alle spalle i giudizi sulla mia persona, espressi prima ancora di insediarmi; ma ho detto loro che a me non interessa il politicamente corretto. Farò sempre quello che ritengo in scienza e coscienza sia più utile perché il territorio sia vivibile e la collettività più sicura. Non mi interessa risultare simpatico ad alcuno.
A Catanzaro invece si è chiuso il primo grado del processo “Rinascita Scott”, per cui è stato molto criticato a causa dell’utilizzo delle misure cautelari ma che non ha ricevuto grande attenzione mediatica nonostante le 207 condanne.
Ben vengano le critiche. Esse costituiscono uno stimolo per essere più attenti e accorti. Non tollero, però, giudizi basati su dati falsi, espressi con cognizione di causa. Questa non è informazione. Ma ormai la giustizia ha pochissimo spazio sui media.
In realtà i giornali ne sono pieni
Non è vero. Si scrive molto di politica giudiziaria ma poco di cronaca. Le notizie come l’inchiesta Rinascita Scott esistono solo se stanno nelle prime pagine dei due o tre quotidiani principali; altrimenti sembra che non esistano. Sono tra i pochi a fare le conferenze stampa. Dovendo rispettare la riforma Cartabia, mi rendo conto che sono perfettamente inutili perché si può spiegare poco o nulla.
Ma questa deriva è anche colpa dei giornalisti, che oggi si lamentano perché non riescono a comprendere quali siano i contenuti di una indagine, ovviamente non più riservata. Dove erano i rappresentanti di categoria quando il parlamento approvava le disposizioni sulla presunzione di innocenza? Io certamente non posso rischiare un provvedimento disciplinare al solo fine di fornire elementi di interesse pubblico.