Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini per il Corriere.it
Il modello Austria, che impone il lockdown soltanto alle persone non vaccinate, non convince Palazzo Chigi. Il pressing di alcuni presidenti di Regione è forte, il Friuli-Venezia Giulia rischia di entrare in zona gialla e a Bolzano è già alta la preoccupazione per un’altra stagione invernale con le piste chiuse. Eppure il premier Mario Draghi, che più volte al giorno si informa personalmente sull’andamento della curva epidemiologica, non vede al momento ragioni per cambiare in corsa la strategia del governo.
La cautela ha spiegazioni al tempo stesso scientifiche e politiche. I numeri dell’Italia, che sta meglio rispetto alla gran parte dei Paesi europei, dicono che la forte campagna di vaccinazione, il green pass e le fasce di rischio a colori «stanno funzionando». Il sistema sanitario regge, e poiché il Paese è ancora tutto in bianco non sembra ancora arrivato il momento di imprimere accelerazioni.
Poi c’è la politica, a spiegare l’attendismo di Draghi. Se il governo imponesse una stretta, con le terapie intensive fortunatamente ancora in sicurezza, Giorgia Meloni e Matteo Salvini avrebbero facile gioco nell’accusare il premier di aver stressato inutilmente il Paese con i vaccini e il green pass.
La fascia di rischio
La linea del governo rimane quella di mantenere l’attuale impianto con qualche aggiustamento che conceda maggiori garanzie ai vaccinati, ma senza stabilire un doppio binario per i no vax. Le restrizioni potrebbero scattare soltanto se si arriverà in fascia arancione o rossa, anche valutando il modello tedesco del green pass 2G: negli alberghi e nei ristoranti possono entrare solo vaccinati (geimpft) e guariti (genesen).
Il green pass
Gli scienziati sono giunti alla conclusione che dopo sei mesi dalla seconda dose gli anticorpi del vaccino cominciano a calare. Nei prossimi giorni si chiederà al Comitato tecnico-scientifico di valutare se ridurre la validità della certificazione verde da 12 a 9 mesi, o addirittura fino a sei, per aumentare la sicurezza.
Tamponi
Il dibattito tra Palazzo Chigi e il ministero della Salute riguarda la possibilità di concedere il green pass solo ai guariti, ai vaccinati e a chi si sottopone a tampone molecolare, che dura 72 ore. Stando alle ipotesi allo studio potrebbe essere abolito il ricorso al tampone antigenico, ma è una strada complicata perché taglierebbe fuori dal sistema le farmacie. Una mediazione possibile è mantenere il tampone rapido, ma dimezzarne la durata: da 48 a 24 ore.
Terza dose
È atteso entro la fine della settimana il decreto con cui il ministro della Salute impartirà a tutto il personale medico e ai lavoratori che entrano nelle Rsa l’obbligo di sottoporsi alla terza dose o al richiamo del vaccino. Un traguardo che Roberto Speranza vorrebbe raggiungere a gennaio per tutti gli italiani. Alcune regioni stanno già partendo con la dose booster anche per la fascia tra i 40 e i 60 anni. Poi si allargherà a tutti.
Stato di emergenza
Speranza ha detto più volte che una decisione sullo stato di emergenza sarà presa solo nell’ultima decade di dicembre. Da quel che trapela il premier Draghi non è convinto della necessità di prorogare lo strumento che ha fatto fin qui da cornice a tutti i provvedimenti sul contenimento del Covid-19 e che, avendo per legge una durata massima di due anni, scadrà il prossimo 30 gennaio. Quel che al momento sembra scontato è che il governo userà lo stato di emergenza fino all’ultimo giorno utile e quindi non si fermerà al 31 dicembre, come è stato ipotizzato.
Piste da sci
La stagione della neve è a rischio. L’area di Bolzano è sempre più vicina alla zona gialla e se col passare delle settimane dovesse andare in arancione gli impianti resterebbero chiusi anche quest’anno. A meno che non passi la proposta di Forza Italia e della Lega, che vogliono limitare le misure della zona arancione alle sole persone che rifiutano di sottoporsi al vaccino. In quel caso, con il green pass valido sarebbe possibile tornare a sciare.