Estratto dell'articolo di Alessandro Barbera e Marco Bresolin per “la Stampa”
RAFFAELE FITTO E PAOLO GENTILONI
Il Recovery Plan è come un'enorme nave che rischia di affondare in mare aperto: per evitare il peggio, il governo deve anzitutto alleggerire il carico. Il primo obiettivo è ottenere il via libera alla seconda rata del 2022, incagliata attorno ad alcuni obiettivi non congrui. A farne le spese potrebbero essere i finanziamenti deliberati per gli stadi di Firenze e Venezia. Nel governo c'è irritazione per le polemiche di questi giorni attorno ai due progetti, deliberati quando a Palazzo Chigi c'era ancora Mario Draghi. […]
obiettivi e tempi del pnrr - la stampa
Sia come sia, se Bruxelles chiederà formalmente di toglierli dal capitolo del Pnrr, Giorgia Meloni dovrà fare di necessità virtù, e scontare le lamentele di Dario Nardella e Luigi Brugnaro: sul piatto ci sono quasi venti miliardi di euro.
Il passaggio successivo è il cantiere per una completa revisione del Pnrr. Il ministro degli Affari comunitari Raffaele Fitto sta preparando la relazione tecnica al Parlamento sullo stato dei progetti avviati. L'intenzione è quella di dimostrare che se ritardi ci sono, non possono essere imputati a chi ha preso le redini del Piano da meno di sei mesi. La relazione arriverà entro la fine di aprile, a cavallo del Documento di economia e finanza, il testo nel quale vanno indicate le previsioni di spesa e deficit dell'anno successivo.
Il terzo passo sarà il «travaso» dei progetti più a rischio sotto l'ombrello dei fondi di Coesione in modo da liberare delle risorse che serviranno a finanziare il «RePowerEU». Si tratta del fondo aggiuntivo per finanziare progetti relativi alla transizione energetica. L'Italia avrebbe a disposizione poco meno di tre miliardi, ma l'intenzione è di spostare su questa voce almeno una decina di miliardi dell'attuale Piano. Perché?
La convinzione di Fitto è che quel canale permetterebbe di spendere le risorse più rapidamente, magari grazie al coinvolgimento di Eni ed Enel e alle semplificazioni normative per i nuovi impianti di rinnovabili già decise dal governo Draghi. Durante la riunione della cabina di regia di due giorni fa i ministri si sono detti d'accordo di spingere anzitutto i progetti coi tempi di realizzazione più rapidi.
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raffaele fitto giancarlo giorgetti paolo gentiloni
Se il Pnrr deve essere completato entro la seconda metà del 2026, la spesa per i fondi dedicati alle politiche regionali si spinge fino al 2029. Gli uffici della Commissione hanno fatto sapere al governo di aspettarsi l'intero piano entro fine aprile, ma su questo è in atto un braccio di ferro: il governo sostiene che la scadenza non sia giuridicamente vincolante e dunque cercherà di prendersi almeno un mese in più, se non due.
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In questa grande trattativa c'è un non detto: molti programmi non potranno essere sostituiti, in particolare quelli che il governo pensava di finanziare con la quota parte dei prestiti, in tutto 120 miliardi sugli oltre duecento complessivi. Insomma, con molta probabilità il Pnrr italiano uscirà rimpicciolito, anche se oggi è difficile prevedere di quanto. […]
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