Sergio Rizzo per "Corriere della Sera"
«I conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare soldi...». Era il 10 settembre di due anni fa quando Francesco apriva così un altro fronte interno ai poteri del Vaticano.
Un fronte sempre più rovente guardando al Giubileo. All' interno delle Sacre mura, con il Papa che rivendica la missione caritatevole della Chiesa in contrapposizione alle tentazioni del business. E all' esterno, fra chi fa barriera alle rendite di posizione ecclesiastiche e chi vuole colpirle.
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Le organizzazioni religiose hanno soltanto nella città di Roma quasi trecento strutture ricettive. Per tredicimila posti letto. E siccome nella Capitale fra hotel, bed & breakfast e residence ce ne sono altre 1.041, significa che per ogni quattro alberghi privati ce n' è uno della Chiesa. Che spesso non paga nemmeno le tasse.
Gli uffici del Campidoglio hanno finalmente risposto alle domande del consigliere comunale Riccardo Magi, presidente dei radicali italiani, che da un anno e mezzo chiedeva chiarimenti sulla situazione paradossale delle cosiddette «Case per ferie»: quasi sempre alberghi a tutti gli effetti, che chiunque può prenotare su internet.
Subito, nel rapporto che gli uffici hanno recapitato a Magi, ecco una sorpresa. Il sito internet comunale ne riportava 299 (in realtà 297 considerando un paio di duplicazioni) ma agli uffici ne risultavano meno di 280. Per l' esattezza 273. I proprietari sono invece 246.
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Un elenco lunghissimo, che va dalla Casa dell' Aviatore all' Associazione Farnese, dalla Casa di Santa Brigida alla Cattedrale del Santo Cuore di Maria e Gesù, dalla Compagnia di Nostra Signora al Monastero russo Uspenskji, dalle Suore missionarie Pallottine alla Casa d' Accoglienza Trinità dei Monti...
Dice il Comune che ben 93, cioè il 38 per cento, non ha mai pagato l' Imu, mentre altri 59, ossia il 24 per cento la versano a intermittenza. Pagano regolarmente l' Imu soltanto 94. Meno di quattro su dieci.
Così anche per la Tasi. Un terzo (80 su 246) non l' ha mai pagata. Nel caso della Tari, la tassa sui rifiuti, siamo invece al delirio totale. Perché delle 299 (o 297) strutture censite dal sito, soltanto 208 esistono nella banca dati della Tari, con una proprietà riferibile a 187 soggetti di cui, afferma il rapporto «purtroppo 30 privi di codice fiscale o partita Iva». Le altre 91 risultano del tutto sconosciute al fisco comunale.
Che questo sia un problema economico (oltre che politico) enorme, in una città dove si contano pure quattromila alberghetti abusivi, è noto da tempo. Ai tempi del sindaco Walter Veltroni si stimava per la sola Ici un' evasione di 25 milioni l' anno.
Ma lo scenario di guerra è sterminato. La battaglia infuria da oltre dieci anni. Afferma il Comune che fin dal 2004 sono state emesse ingiunzioni di pagamento per complessivi 19,1 milioni a carico di 133 dei 246 soggetti proprietari delle «Case per ferie». Solo 32 hanno accettato di pagare, mentre 101 hanno avviato un contenzioso. Per cifre anche più che rilevanti.
Qualche caso? Le Piccole Ancelle del Cristo Re che offrono sul web «72 camere fra singole, doppie e triple a pochi passi dalla Basilica di San Pietro, con servizi privati, tv color e wifi... e ottimo ristorante» sono in causa per 320 mila euro. Alla Congregazione delle Mantellate Serve di Maria sono riusciti a far pagare finora 281 mila euro ma c' è ancora in ballo una pendenza di un milione 163 mila euro.
Con le Suore Oblate del Bambino Gesù c' è un contenzioso si 694 mila euro: finora ne hanno pagati 9.176. Insomma, un Vietnam. Tutto perché le regole sono fatte apposta per essere aggirate. Con il governo Berlusconi. Con quello Prodi. E con Monti. Nel 2012 Graziano Delrio, oggi ministro e allora presidente dell' Anci, rivela che l' Imu teoricamente dovuta al Fisco per gli immobili commerciali della Chiesa è di almeno 500 milioni l' anno.
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Si fa allora un decreto per fissare il principio che non si pagano le tasse per i locali in cui si svolge attività ricettiva «con modalità non commerciale». Rinviandone la traduzione pratica a un successivo regolamento. Che è però l' ennesimo pasticcio. La struttura ricettiva si deve autodenunciare e poi spetta all' amministrazione dimostrare che lì si svolge un' attività commerciale, non considerata tale se i prezzi non sono superiori a metà di quelli del quartiere.
Oggettivamente complicatissimo, come ammette anche lo stesso rapporto del Comune: «La particolare tipologia degli Enti religiosi, la classificazione catastale degli immobili (che rimane spesso ambigua e non aggiornata rispetto al loro utilizzo effettivo), la loro tendenza a percorrere quasi sempre la strada del contenzioso, e una normativa che solamente in tempi recenti ha cercato di chiarire e limitare le caratteristiche di esentabilità del loro patrimonio immobiliare, hanno reso incerto il possibile incasso...».Se questa non è una resa, poco ci manca.