Cristiana Mangani per il Messaggero
Il Sud continua a perdere le sue migliori energie, per via degli italiani che scelgono di trasferirsi all'estero alla ricerca di un lavoro (+1,9%). Mentre, per la prima volta, gli immigrati sono in calo (-17% l'anno scorso quelli provenienti dall'Africa). L'Istat traccia un quadro del nostro paese per certi aspetti sorprendente. I dati emergono dal report sulle iscrizioni e le cancellazioni anagrafiche della popolazione residente, relativo al 2018.
Si continua ad andare via dall'Italia, dunque: 117 mila nello scorso anno, cifra che fa lievitare a 816 mila gli espatriati nell'ultimo decennio. Un esercito fatto soprattutto di giovani (l'età media è sui 30 anni, 2 su 3 hanno tra i 20 e i 49 anni) e qualificati: quasi 3 su 4 hanno un livello di istruzione medio-alto e, in cifre, è pari a circa 182 mila il numero dei laureati che negli ultimi 10 anni hanno fatto le valigie. La destinazione preferita è il Regno Unito e la regione in assoluto con più partenze è la Lombardia.
RISORSE PREZIOSE
Ma è soprattutto il Sud a essere depauperato di risorse umane preziose, anche a vantaggio delle regioni del Centro-Nord: solo l'anno scorso ha perso oltre 16 mila laureati, più della metà (8500) provenivano da Sicilia e Campania.
Il flusso degli italiani che decidono di trasferirsi all'estero determina dunque una perdita per il Paese di figure qualificate: circa 33 mila i diplomati e 29 mila i laureati. Rispetto all'anno precedente diplomati e laureati emigrati sono in aumento (rispettivamente +1% e +6%) e l'incremento è molto più consistente se si amplia lo spettro temporale: rispetto a cinque anni prima, gli emigrati con titolo di studio medio-alto sono aumentati del 45%.
Quasi tre cittadini italiani su quattro (73%) che si sono trasferiti all'estero ha 25 anni o più: sono poco più di 84 mila (72% del totale degli espatriati); di essi 27 mila (32%) sono in possesso di almeno la laurea. In questa fascia d'età si riscontra una lieve differenza di genere: nel 2018 le italiane emigrate sono circa il 42% e di esse oltre il 35% è in possesso di almeno la laurea, mentre, tra gli italiani che espatriano (58%), la quota di laureati è pari al 30%.
L'INCREMENTO
Rispetto al 2009, l'aumento degli espatri di laureati è più evidente tra le donne (+10 punti percentuali) che tra gli uomini (+7%). Tale incremento risente in parte dell'aumento contestuale dell'incidenza di donne laureate nella popolazione (dal 5,3% del 2008 al 7,5% del 2018). Dato nuovo è quello che riguarda le iscrizioni anagrafiche dall'estero (immigrazioni) che sono state circa 332 mila, per la prima volta in calo rispetto all'anno precedente (-3,2%) dopo i costanti incrementi registrati tra 2014 e 2017. Più di cinque su sei riguardano cittadini stranieri (286 mila, -5,2%). In particolare sono in netta diminuzione, anche se restano consistenti le immigrazioni dal continente africano. E la Lombardia è la meta di un immigrato su 5.
Per quanto riguarda invece il fenomeno inverso, cioè le cancellazioni anagrafiche dovute al trasferimento all'estero, nel 2018 sono state 157 mila (+1,25 nel 2017) e quasi 3 su 4 hanno riguardato emigrati italiani. A spiegare la ripresa dell'emigrazione sono le difficoltà del mercato del lavoro in Italia, ma anche il mutato atteggiamento nei confronti del vivere in un altro Paese, proprio delle generazioni cresciute nell'epoca della globalizzazione. E se è il Regno Unito ad accogliere la maggioranza degli italiani all'estero (21 mila), fanno la loro parte anche Germania (18 mila) e Francia (14 mila).