Da “la Stampa”
La chiamata arriva sul telefonino da un numero italiano o inglese. Dall' altra parte, una voce dall' accento est-europeo offre l' occasione di investire in criptovalute con il miraggio di guadagni favolosi. In realtà si tratta di una gigantesca truffa, che frutta alla società un fatturato di 70 milioni di dollari, stando ai numeri riportati ai dipendenti di Milton Group. Alle vittime costa la perdita dell' intero investimento. E tra le vittime ci sono anche molti italiani: il desk che si occupa dei clienti tricolore aveva obiettivi di raccolta fino a 250 mila euro al mese.
Dall' Ucraina all' Italia
Una truffa che parte da Kiev, più precisamente da un ufficio nel Mandarin Plaza, cuore dello shopping di lusso nel centro della capitale ucraina, dove ha sede Milton Group. La Fabbrica delle frodi è un' inchiesta che si basa su centinaia di documenti e video sotto copertura forniti da un whistleblower al giornale svedese Dagens Nyheter. I documenti, condivisi con il centro di giornalismo d' inchiesta Occrp, sono stati analizzati in Italia da Irpi e La Stampa.
Il Milton Group di Kiev opera attraverso una rete di call center: uno nella capitale ucraina, uno in Albania, uno in Georgia e uno nella Macedonia del Nord. Gli operatori sono centinaia e in ogni Paese Milton Group ha anche amici importanti, politici e funzionari. Il call center di Tirana, ad esempio, è gestito da Amant Josifi, consigliere ufficiale del Ministro della Difesa albanese e socio in affari con il fratello del primo ministro Edi Rama. Josifi conferma di aver amministrato alcuni call center prima di ricevere l' incarico ministeriale, ma dice di non aver mai avuto alcuna partnership o relazione commerciale con il Milton Group.
Nel mondo dei broker, il Milton Group assume le sembianze di diverse piattaforme di trading online. I risparmiatori inviano i loro investimenti via bonifico bancario, money transfer, carte ricaricabili o bitcoin. Ma i soldi svaniscono in conti correnti offshore, i cui beneficiari ultimi sono i padroni del Milton Group.
«Oppure finiscono su conti riconducibili a "money mules", intestatari fittizi che subito dopo il versamento incassano e riciclano le somme dirottandole su altri conti correnti», spiega Nunzia Ciardi, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni.
Pubblicità sui social network Molte vittime raccontano di essersi imbattute in pubblicità su Facebook che garantiscono guadagni da capogiro.
Altre ricevono «chiamate a freddo» sempre più pressanti. In entrambi i casi a fare il lavoro sporco sono centinaia di operatori che nell' ufficio di Kiev si suddividono in base alle lingue parlate. Ognuno di loro si nasconde dietro identità false, di solito qualche broker dal nome occidentale. Come William Bradley, un alias tra i più attivi. Ripetono a memoria le frasi a effetto preparate dall' azienda per convincere a «investire».
Agli utenti viene dato l' accesso a un conto online dove, nel giro di poche settimane, vedono la somma investita lievitare fino al guadagno promesso. Non è vero niente: i soldi in realtà sono già nei conti di Milton Group.
«Rubare soldi alla gente»
«Tutto quello che fa quest' azienda è falso», dice Alexey, il whistleblower. «Il loro scopo è solo quello di rubare soldi alla gente». Sono diverse centinaia le vittime rintracciate - dal Circolo polare artico alle foreste dell' Ecuador, passando per l' Italia, ma il numero potrebbe essere molto più elevato. Molte vittime dicono di aver perso poche centinaia di euro.
Ma per qualcuno gli investimenti proposti dal call center ucraino hanno significato la rovina economica, con debiti fino a 200 mila euro. Come il caso di una rifugiata afgana residente in Norvegia, che è stata convinta a vendere tutti i suoi beni e indebitarsi da un broker di Milton che parlava in farsi.
Le chat interne - diffuse dal whistleblower - rivelano come i broker siano consapevoli delle situazioni di disagio in cui versano alcuni clienti. «È un uomo molto anziano, l' ho spinto a pagarci le commissioni, spero che possa sistemare tutto oggi», dice un messaggio riferito a un 75enne svedese che ha perso oltre 40mila euro. «Sta a casa di un amico perché non ha abbastanza soldi per comprarsi da mangiare».
Ad arricchirsi sulla loro pelle sono i manager e i proprietari del call center. È una rete criminale di cui fanno parte israeliani, georgiani e ucraini, spesso muniti di doppio passaporto israeliano e georgiano. Come Jakub Keselman, l' amministratore delegato del Milton Group: si è autoproclamato «The Wolf of Kiev», il riferimento è al film con Leonardo di Caprio.
A inizio di Gennaio, manager e operatori del Milton Group hanno festeggiato in grande stile i risultati dell' anno scorso: un party a tema «Grande Gatsby». Lusso, champagne e premi per i migliori broker. Il capo del desk italiano ha ricevuto un' auto.
A pagare il conto, migliaia di illusi dalla prospettiva di un guadagno facile.