1. OSTRICHE, CHAMPAGNE E IL GIGOLÒ «IL PRETE PAGAVA COI SOLDI DEI FEDELI»
Claudio Masseglia per 'La Nazione - il Resto del Carlino - il Giorno'
Ostriche, champagne e incontri con escort praticamente ogni fine settimana. E tutto ciò per 20 lunghi anni, dal giorno in cui don Luca Morini è uscito dal seminario per assumere il primo incarico nella Chiesa, senza che nessuno (almeno all' apparenza) si sia mai accorto di quel tenore di vita impossibile per un prete, al di là dei giudizi strettamente morali. I nodi al pettine sono arrivati ora con l' avviso di conclusione indagini da parte della procura di Massa Carrara per truffa e appropriazione indebita; indagato anche il vescovo di Massa Carrara, seppure in una posizione marginale.
A scoperchiare il caso su don Luca sono state nel 2016 le rivelazioni di un escort, un uomo, con cui il prelato aveva avuto alcuni incontri: filmò tutto, per poi mostrarlo a una popolare trasmissione tv. Da lì i primi dubbi sulla provenienza dei soldi utilizzati dall' ex parroco di Fossone e Caniparola (Massa Carrara).
don luca morini con i suoi maschioni
A fare piena chiarezza sul modus operandi del prete sono state poi le testimonianze dei fedeli delle parrocchie dove aveva prestato servizio: hanno denunciato alla Procura di aver sovvenzionato per anni quel sacerdote che chiedeva offerte in denaro contante e assegni, «in maniera insistente». Dubbi sull' attività di don Morini sarebbero emersi anche nelle dichiarazioni rese in procura da molti parroci con cui aveva collaborato.
E dopo un anno e mezzo di lavoro la procura gli ha presentato il conto, con l' avviso di chiusura indagini con l' accusa di truffa e appropriazione indebita, per l' utilizzo personale dei soldi delle offerte dei parrocchiani e delle donazioni arrivate da associazioni.
Tanti i soldi passati dalle mani dell' ex parroco anche se non è facile quantificare con esattezza una cifra. Di certo c' è che nei suoi confronti è scattato il sequestro provvisorio di 700mila euro, oltre a pietre preziose per un valore di 150mila euro. Monili acquistati, stando alle accuse, sempre con i soldi ricevuti per la Chiesa. E nel calderone dell' inchiesta è finito anche il vescovo della diocesi di Massa Carrara, monsignor Giovanni Santucci, a sua volta indagato, con due accuse giudicate dalla procura apuana «del tutto marginali e per episodi circoscritti» rispetto alla portata della vicenda addossata a don Luca, passato agli onori della cronaca come «Don Euro».
Santucci è accusato di «indebito utilizzo» di 1000 euro prelevati da un conto della Curia, dove confluiscono i soldi donati dei fedeli da utilizzare solo per scopi legati al culto, come messe in suffragio o opere pie. Secondo le accuse della procura, Santucci avrebbe consegnato l' assegno probabilmente in perfetta buona fede, dando per buone le richieste avanzate da don Morini. Ma anziché in opere per la Chiesa, sarebbero poi stati usati da quest' ultimo per ben altro.
Il vescovo è anche accusato di tentata truffa ai danni della Cattolica assicurazione in concorso con lo stesso «Don Euro»: di mezzo ci sarebbe il tentativo, non riuscito, di far aumentare il punteggio di invalidità del prete per fargli ottenere un' indennità più alta. Da parte sua il vescovo ha inviato alla procura una memoria difensiva su quello che il suo legale, l' avvocato Adriano Martini, definisce «un equivoco». Don Luca Morini è stato sospeso dall' attività di parroco: oltre alle indagini della procura nei suoi confronti c' è anche quella della congregazione del clero, per stabilire le decisioni del suo futuro all' interno della Chiesa.
2. CREMA, ABUSI SESSUALI SUI MINORI: DON INZOLI CONDANNATO ANCHE IN APPELLO
Simone Bacchetta per www.ilfattoquotidiano.it
Pena ridotta, ma rimane la condanna per abusi sessuali. Quattro anni, sette mesi e 10 giorni per don Mauro Inzoli, conosciuto come ‘don Mercedes’. Lo hanno deciso nel pomeriggio i giudici della corte d’Appello di Brescia (presidente Enrico Fischetti e giudice relatore Mariapaola Borio).
La sentenza pronunciata oggi ha accolto la richiesta del procuratore generale Cristina Bertotti: di qui la riduzione della pena di due mesi, dai 4 anni e 9 mesi stabiliti in primo grado. Il capo carismatico di Comunione e Liberazione era stato condannato per abusi sessuali sui minori (con l’aggravante dell’abuso di autorità) nel giugno del 2016, da gup di Cremona Letizia Platè. I due mesi di riduzione della pena inflitta si spiegano con la prescrizione rispetto a due episodi contestati a don Inzoli.
Della vicenda del prete cremasco ha parlato anche Papa Francesco nel suo affondo sulla pedofilia. “In solo caso, uno solo, in quasi cinque anni – ha detto Bergoglio – c’erano due sentenze su un sacerdote della diocesi di Crema: la sentenza del vescovo era buona, toglieva tutti i ministeri ma non lo stato clericale. Io ero nuovo, non capivo bene queste cose e davanti alle due ho scelto la più benevola”.
“Ma dopo due anni lui è ricaduto”, ha concluso il Papa. Sono le parole di Francesco riportate dal sito online di Avvenire. “In realtà il nostro assistito non ha commesso alcun fatto nuovo”, hanno precisato i legali del sacerdote. Don Inzoli era stato ridotto allo stato laicale a maggio ed è stato processato con il rito abbreviato.
Otto sono gli episodi, tra il 2004 e il 2008, che vengono contestati a don Inzoli: violenze sessuali che avrebbe commesso sia nel suo ufficio durante gli esercizi spirituali con i ragazzini, sia nei luoghi di villeggiatura dove Cielle portava i minori in estate: baci, carezze, abbracci, toccamenti nelle parti intime e masturbazioni. Tra le vittime un bambino all’epoca di soli 12 anni, e uno di 13. Questi sono i due episodi più gravi. L’età delle altre vittime è compresa tra i 14 e 16 anni. Quando all’abuso di autorità, la contestazione riguarda il periodo in cui ‘don Mercedes’ ricopriva i ruoli di rettore al liceo linguistico Shakespeare e parroco della chiesa della Santissima Trinità di Crema.
DON INZOLI AL CONVEGNO SULLA FAMIGLIA
“Negli anni”, scriveva il gup Platè nelle venti pagine di motivazione della condanna di primo grado, “don Inzoli ha approfittato con spregiudicatezza della propria posizione di forza e prestigio per ottenere soddisfazione sessuale, tradendo la fiducia in lui riposta dai giovani nei momenti di confidenza delle proprie problematiche personali ed anche nel corso del sacramento della Confessione, ammantando talora le proprie condotte di significato religioso, così confondendo ulteriormente i giovani”.
Il caso don Inzoli era stato al centro di un docu-film, “Dietro l’altare”, andato in onda su la EFFE a luglio. Un’inchiesta costruita su un lavoro di investigazione internazionale realizzato dallo storico britannico John Dickie sul tema degli abusi dei preti pedofili. Un viaggio che ha toccato anche l’Italia.
DON MAURIZIO INZOLI 3 DON MAURIZIO INZOLI E FORMIGONI