Vittorio Sabadin per “la Stampa”
I grattacieli delle città americane uccidono ogni anno un miliardo di uccelli, attirati dalle loro luci o dai riflessi sui vetri durante le migrazioni in primavera e in autunno. L' entità del massacro è stata stimata dallo Smithsonian migratory bird center e confermata da molte associazioni ambientaliste. A New York l' organizzazione per la protezione degli uccelli Audubon manda volontari nelle strade a contare le carcasse dei volatili morti a ogni migrazione, e stima che solo in quella città le vittime possano essere tra le 90.000 e le 200.000.
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Una delle direttrici di Audubon, Susan Elbin, ha spiegato: «Gli uccelli migratori volano di notte, vedono le luci delle città e si fermano a riposare. La mattina hanno fame e volano verso un albero.
Ma non è un albero, è il riflesso di un albero sulla finestra di un grattacielo». Il numero maggiore di vittime si registra tra gli uccelli canterini come i passeri e le capinere. Quando c' è una novità, questi uccelli la comunicano agli altri e tutti si muovono in gruppo verso lo stesso pericolo mortale.
Il Cornell Lab of Ornithology ha stilato una classifica delle città più pericolose. Al primo posto c' è Chicago, che si trova nel mezzo delle rotte migratorie tra il Canada e i climi caldi del Centro America. Sopra i grattacieli della città passano ogni anno 5 milioni di uccelli di 250 specie diverse, migliaia dei quali restano vittime dell' attrazione esercitata dalle luci dei grattacieli. Altre città molto pericolose sono New York, Houston, Dallas e Los Angeles.
Si può fare qualcosa? Il Congresso Usa ha approvato qualche mese fa il Bird Safe Building Act, che impegna a tenere conto del problema nella progettazione di edifici federali. Molte associazioni invitano a spegnere le luci delle città nei periodi delle migrazioni e gli Stati del Minnesota e di New York già lo fanno nei grattacieli pubblici. Convincere i privati sarà però più difficile.
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Le metropoli del mondo diventano sempre più grandi e il loro impatto sulla natura ha aspetti controversi. Gli uccelli migratori subiscono gravi danni, ma una specie in via di estinzione, quella dell' Airone notturno dalla coda nera, ha stabilito proprio a Chicago la sua colonia più numerosa e sicura.
Molti animali selvatici si stanno adattando alla vita di città: i cinghiali e i gabbiani a Roma, le volpi a Londra, i coyote nelle città americane, dove i procioni svuotano le pattumiere e le formiche di New York hanno colonizzato Broadway, spazzando via dalla strada ogni anno 600 chili di resti di hot dog e di donuts. Gli animali in città, dicono gli scienziati, si evolvono più in fretta: gli uccelli imparano ad aprire scatole di plastica, le volpi fanno più volpacchiotti, i procioni si ingegnano a trovare cibo dovunque.
Nel 2045 sei miliardi di esseri umani vivranno in città insieme a molti animali urbanizzati. E lo spazio lasciato libero nei boschi e nelle campagne dove nessuno vuole più vivere favorirà, come sta già accadendo anche in Italia, il ritorno di lupi, aquile, orsi e di animali che credevamo estinti. Le città uccidono gli uccelli, ma le asfissianti megalopoli del futuro potrebbero fare molti più danni alla specie umana che non alla fauna selvatica.
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