Estratto dell’articolo di Andrea Siravo per www.lastampa.it
La Procura di Milano chiesto un nuovo processo per l’ex imprenditore del web Alberto Genovese, già condannato in abbreviato lo scorso settembre 2021 a 6 anni, 11 mesi e 10 giorni per due episodi di violenza sessuale e detenzione e cessione di stupefacenti.
[…] Genovese è accusato di altri dieci casi di presunti abusi, di cui uno solo tentato, e anche di detenzione o accesso a materiale pornografico e l’intralcio alla giustizia.
La prima ipotesi riguarda il ritrovamento in un laptop del quarantacinquenne di un archivio digitale rinominato "La Bibbia 3.0”, dove erano salvati numerosi video e immagini di «soggetti minorenni privi di vestiti o in atteggiamenti sessuali espliciti». Ci sono poi altri 11 file che sarebbero stati consultati dal quarantacinquenne poche settimane prima del fermo del novembre 2020, rinominati con «gli acronimi tipici delle parole chiave di ricerca esplicitamente pedopornografiche, quali ‘pthc’, ‘lolita’, ‘babyshi’ e ’lolifuck’».
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C’è poi l’accusa in concorso con il suo amico Daniele Leali, assistito dall’avvocato Sabino Di Sibio, di aver minacciato e poi pagato con 8mila euro la giovane vittima della violenza subita a “Terrazza Sentimento” tra il 10 e l’11 ottobre di due anni fa. Era stato Genovese - secondo le indagini della Squadra mobile - a consegnare a Leali la somma da offrire all’allora modella diciottenne per modificare quanto dichiarato nella denuncia della giovane contro di lui.
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Tornano poi nell’avviso di chiusura delle indagini le presunte violenza subite da una giovane modella pugliese, oggi ventitreenne, che aveva avuto una relazione con Genovese. Episodi già al centro della seconda ordinanza di custodia cautelare a carico del fondatore di start up digitale nel settore assicurativo. Per i quali, però, il gip Tommaso Perna non aveva concesso l’arresto non ravvisando i gravi indizi di colpevolezza.
In base alla sua testimonianza agli investigatori, diretti dal primo dirigente Marco Calì, tra il marzo 2019 e l’ottobre 2020 sarebbe costretta a subire almeno nove rapporti sessuali mentre «si trovava in stato di totale o semi-incoscienza» a causa dell’assunzione, «anche senza il suo consenso, sostanza stupefacente».
Tra gli episodi “inediti” un tentato stupro compiuto alla fine del febbraio 2020 a un ragazza allora di ventott’anni a cui avrebbe partecipato anche l’ex fidanzata, Sarah Borruso. «Mi ha invitata in camera da letto con il pretesto di mostrarmi un abito», ha denunciato agli inquirenti. Poi dopo aver preso della droga «mi sono trovata semi-incosciente, nuda nel letto con Genovese e Borruso senza ricordarmi di quando mi fossi tolta i vestiti».
Quando avrebbe provato ad allontanarsi Genovese - stando alla sua denuncia - avrebbe cercato di trattenerla con la forza all'interno della stanza per «fare festa» e solo per sua la reazione le avrebbe consentito di uscire dalla stanza. Lo scorso 28 giugno Genovese, difeso dagli avvocati Salvatore Scuto e Davide Ferrari, ha scelto di farsi interrogare dai magistrati.
A loro ha ribadito he gli altri presunti abusi commessi nei confronti di una ex fidanzata e un’altra ragazza sarebbero avvenuti in un contesto di eccessi legati alla dipendenze di alcol, cocaina e altre sostanze stupefacenti. La stessa linea difensiva già mantenuta durante la prima indagine e il successivo processo con rito abbreviato. «Nelle condizioni di tossicodipendenza in cui ero, pensavo che i rapporti con le ragazze fossero consenzienti».
Nell’udienza preliminare, di cui deve ancora essere fissata la data, compariranno ancora l’ex fidanzata Sarah Borruso, indagata per la presunta tentata violenza alla ventottenne, e per la prima volta l’ex braccio destro Daniele Leali. Per lui le accuse sono concorso di intralcio alla giustizia e la detenzione e cessione di stupefacenti alle feste organizzate nell’attico Terrazza Sentimento
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