1 - GUERRA IN FONDO AL MARE: HOUTHI VOGLIONO TAGLIARE I CAVI INTERNET OCCIDENTALI
Estratto dell’articolo di Marco Ventura per “il Messaggero”
mappa cavi internet sottomarini nel mar rosso
Il salto di qualità negli attacchi degli Houthi alle economie occidentali, soprattutto europee, passa per i cavi delle telecomunicazioni sottomarini, non più spessi di un tubo per innaffiare il giardino. Basta interromperne uno, il più importante, per mandare in tilt la trasmissione dati fra India, Cina ed Europa. Potrebbe essere l'obiettivo perfetto, facile da conseguire e dalle conseguenze inimmaginabili.
È questo il timore, e anche l'allarme, dell'associazione delle aziende di telecomunicazioni yemenita fedele al governo in esilio, sulla base di un inquietante post pubblicato su Telegram dai miliziani filoiraniani Houthi. Accanto a una cartina geografica c'è scritto: «Ecco le mappe dei cavi internazionali che connettono tutte le regioni del mondo attraverso il mare.
Sembra che lo Yemen si trovi in una posizione strategica, dato che le linee Internet che connettono continenti interi, non solo Paesi, passano proprio là vicino».
[…] Sarebbero almeno 16 i cavi sottomarini nelle acque del Mar Rosso, attraverso i quali passa il 17 per cento del traffico Internet di tutto il globo e in alcuni tratti corrono ad appena 100 metri sotto il pelo dell'acqua.
Uno, in particolare, rischia di finire nel mirino dei terroristi Houthi, l'Asia-Africa-Europe AE-1, lungo più di 25mila chilometri. Gli analisti del Gulf security forum scrivono in un rapporto che «i cavi sono rimasti al sicuro finora grazie al relativo sottosviluppo della tecnologia Houthi, e non per mancanza di motivazioni».
mappa cavi sottomarini nel mar rosso
[…] «La situazione è gravissima, fortemente critica», commenta Giovanni Ottati, consulente strategico delle Tlc in Africa, membro del Comitato di indirizzo strategico della Fondazione E4Impact ed ex presidente di Confindustria Assafrica & Mediterraneo. «Praticamente tutti i cavi sottomarini che raggiungono dall'Europa l'India e la Cina attraversano il Canale di Suez e passano nel Mar Rosso, toccando da un lato lo Yemen e dall'altro Gibuti, che è diventato un punto strategico delle Tlc. Da lì i cavi poggiano su Alessandria e Suez, in Egitto, e quindi nel Mediterraneo».
[…] L'altra alternativa è l'Equiano di Google, che tocca Nigeria, Togo e va giù dritto in Namibia e Sudafrica. Il problema è che finisce là. Quindi c'è bisogno di cavi terrestri che «passando da Mombasa in Kenya e Dar Es Salaam in Tanzania, tramite la Repubblica Democratica del Congo raggiungano l'Angola per ricollegarsi al cavo indiano a Luanda e Lobito».
Questa sarebbe la risposta del mondo delle Tlc alla crisi del Mar Rosso. Intanto, però, «Sabotare un cavo sottomarino è facilissimo, basta un piccolo sottomarino che vada in profondità e tranci i cavi», dice Ottati. «Prima che si faccia l'intervento di ripristino in una situazione di guerra passa un mese, immaginiamo cosa possa significare un'interruzione dei servizi di trasmissione dati con la Cina o con l'India, il più grande hub di assistenza ai software». […]
2 – HOUTI, DALLA SAGA FAMILIARE ALLA MILIZIA CHE SI FA STATO E TIENE IN SCACCO IL MONDO
Estratto dell’articolo di Daniele Raineri per “la Repubblica”
Nell’assortimento di milizie armate che sono sparpagliate per tutto il Medio Oriente e prendono ordini dall’Iran, gli Houti dello Yemen sono un soggetto speciale. Le altre milizie sono gruppi paramilitari più o meno tollerati dagli Stati che li ospitano – come succede da anni in Libano, Iraq e Siria – ma non hanno nemmeno un chilometro quadrato di territorio, almeno dal punto di vista ufficiale.
Gli Houti invece si sono creati con la forza uno Stato tutto loro: controllano circa un quarto dello Yemen, ed è lo Yemen cosiddetto utile che include la capitale Sana’a, le montagne del Nord al confine con l’Arabia Saudita che provvedono un santuario imprendibile e quasi tutta la costa del Mar Rosso. Il resto del Paese che si allunga verso Ovest è quasi tutto – attenzione: quasi – una zona arida smisurata e conta meno.
Il controllo che gli Houti esercitano sul loro pezzo di Yemen è ferreo, al punto che la definizione “ribelli” che spesso li accompagna ormai è obsoleta perché sono passati nove anni da quando hanno conquistato il palazzo presidenziale nella capitale.
Tanto vale a questo punto familiarizzare con il nome che si sono dati, Ansar Allah, i partigiani di Dio, perché ne sentiremo parlare a lungo. Houti è il nome della famiglia primigenia del gruppo, ben piantata nel Nord montuoso, forte e rissosa.
manifestazioni pro houthi yemen
[…] Il capostipite, Hussein al Houti, fu ucciso in una di queste ribellioni, si dice in modo cruento: i soldati scovarono la grotta dove si nascondeva, versarono dentro del kerosene e appiccarono il fuoco. Il potere passò al fratello Abdul Malik, che vive in un luogo segreto e ormai comunica soltanto via video – per non farsi fulminare da un raid aereo mirato. In questo assomiglia al leader carismatico Hassan Nasrallah di Hezbollah, il Partito di Dio libanese, che da anni si mostra soltanto in video trasmessi da nascondigli segreti.
Ansar Allah segue la corrente zaidita dell’Islam sciita, diversa da quella duodecimana dell’Iran, e anche questo testimonia di una loro certa combattiva testardaggine: sono militanti sciiti in una penisola arabica che è quasi per intero sunnita e spesso a tinte estreme.
Negli anni si sono un po’ più avvicinati all’Islam sciita di marca iraniana, perché nel frattempo l’Iran li aveva adocchiati e li aveva trasformati in un gruppo alleato – uno fra i tanti della costellazione creata dal generale Qassem Suleimani. In molti tendono a precisare: gli Houti hanno un legame con l’Iran, ma quando prendono una decisione di testa loro nemmeno l’Iran può fare nulla.
Dal punto di vista militare Ansar Allah non è una forza irresistibile, ma gode di due vantaggi enormi. Il primo è che vive nel mezzo di un’area impervia, dove un’eventuale invasione di terra si trasformerebbe in un Afghanistan arabo: imboscate tra le gole di pietra, pochi accessi obbligati e tutte le sciagure belliche che abbiamo visto in altri teatri di guerriglia. Il secondo punto di vantaggio è che dispone, grazie all’appoggio dell’Iran, di armi a lungo raggio e della competenza per usarle.
PETROLIERA MARLIN LUANDA IN FIAMME NEL GOLFO DI ADEN
[…] Per anni gli yemeniti, sfruttando il loro territorio imprendibile o quasi e le loro armi a distanza hanno colpito e a volte distrutto infrastrutture, aeroporti e raffinerie in Arabia Saudita. I sauditi hanno risposto con raid aerei molto duri, che sono costati la vita a migliaia di civili, ma gli Houti sono rimasti dov’erano. […]
A partire da metà novembre, dopo avere capito che lo scudo di difesa su Israele funziona e può intercettare i loro tentativi d’attacco, gli Houti hanno deciso di concentrarsi sul bersaglio debole che hanno sotto al naso e hanno cominciato a colpire il traffico navale nel Mar Rosso.
Dispongono di una vasta gamma di ordigni a disposizione per farlo, dai missili balistici alle mine magnetiche ai droni e ai barchini esplosivi. Stati Uniti e Regno Unito hanno cominciato una campagna aerea punitiva per dissuadere gli Houti dal continuare, ma per ammissione dello stesso Pentagono per ora non ha avuto effetto.
Una conseguenza, a dire il vero, c’è stata: l’immagine di Ansar Allah, che in molti anche in Yemen detestano, ne sta uscendo rimessa a lucido, perché la causa palestinese ha un effetto unificante tra gli yemeniti.
raid di usa e uk contro i ribelli houthi in yemen 3 houthi houthi houthi houthi raid di usa e uk contro i ribelli houthi in yemen 8