Claudia Osmetti per “Libero quotidiano”
Ma davvero c' è un' età giusta per diventare padri? Giacomo Botteri, classe 1956, un lavoro nelle commissioni tributarie, ha avuto la sua Ludovica tre anni e mezzo fa. Non è la sua unica figlia, la piccola ha una sorella: 27 anni di differenza, praticamente una vita. «Sono state due paternità molto diverse», spiega Giacomo. Voce calma, sorriso sincero. A lui piace prendersi cura di Ludovica. «Prima facevo il direttore di banca, adesso ho questo lavoro nelle commissioni tributarie che è come un part-time. Sette o otto udienze al mese, per il resto posso sbrigare le faccende da casa». Viva il processo telematico.
Già, viva. Giacomo si sta separando dalla sua compagna, mentre parla con gli occhi controlla la bimba che sta giocando. Deformazione professionale. «Amore, perché stai dando la focaccia al cane?», le chiede.
Con gentilezza, non alza mai la voce. «L' ho cresciuta io - confessa, orgoglioso come solo un padre sa essere, - e quando le maestre dell' asilo mi dicono che è la più gentile della sua classe mi faccio i complimenti da solo».
Non se li sente proprio cucite addosso, Giacomo, le sue 64 primavere. E come potrebbe? Occupato com' è a stirare i grembiulini e a mettere in ordine le bambole di Ludovica. Un po' come Vittorio, altro "padre senior", coetaneo di Giacomo. Ex manager in pensione, una moglie più giovane e due bellissimi frugoletti. Vittoria e Leone, il maschietto nato da poco. «La sua prima parola è stata papà - racconta Benedetta, la compagna di Vittorio -. Io stavo rientrando al lavoro dopo la maternità, mi stavo preparando per uscire, quando dalla culla sento che il bimbo lo sta chiamando. Non faccio in tempo a girarmi che Vittorio ha già preso il cellulare, lo ha registrato e lo ha mandato a tutti i contatti che aveva nella rubrica di WhatsApp».
Scene di ordinaria amministrazione famigliare. E' che Giacomo e Vittorio sono in buona compagnia. Il presentatore televisivo Carlo Conti ha avuto il suo Matteo a 53 anni, l' imprenditore Luca Cordero di Montezemolo è diventato papà a 63, gli attori Michele Placido e Luca Barbareschi rispettivamente a 60 (quarto figlio) e 56.
PATERNITÀ TARDIVE
Senza contare i divi del grande schermo hollywoodiano: Robert De Niro si è scoperto genitore a 68 anni, Clint Eastwood a 66, Michael Douglas a 59. Richard Gere, dicono i giornali di gossip, aspetterebbe il terzo frugoletto questa primavera, e le candele sulla sua torta di compleanno sono 70 tonde tonde. Ma quali nonni, questi papà "over" sono più concentrati.
Avranno pure meno capelli in testa, ma compensano con l' esperienza. Colpa (anzi, merito) dell' aspettativa di vita che si allunga, delle condizioni di salute che migliorano e della fertilità che quando arranca basta dargli un aiutino: padri tardivi, padri senior, chiamateli come volete ma tenete a mente una cosa sola.
Guai a dar loro del "nonno". S' arrabbiano come pochi. Pure l' attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è diventato padre a 59 anni. C' è chi vive una seconda paternità con una compagna più giovane (per le donne è diverso, fisicamente diverso) e chi, ma sono ancora pochini, decide di adottare una volta arrivata la pensione.
Tutti, però, davvero tutti, hanno un solo chiodo fisso. Fare il meglio per il proprio figlio. Ovvio, la ricetta magica per diventare genitori non esiste. Nemmeno a sessant' anni. «E' stressante. Rispetto a quando ero più giovane mi faccio mille pensieri, ho mille preoccupazioni. Ma quando mi siedo e ci penso, realizzo che è la cosa più bella che mi poteva capitare», Giacomo.
«Spesso va molto più in paranoia di me, sente di più la responsabilità ed è molto apprensivo. Però è un aiuto validissimo a casa. Diciamo pure che da noi il "cambiatore ufficiale di pannolini" è lui. Io sono molto meno brava», Benedetta che parla di Vittorio. E' che in fondo sta tutto lì, in quel bilanciamento di saggezza e maturità che fa sul serio bene alla famiglia. Chiedere ai diretti interessati (cioè ai bambini) per credere.
SITUAZIONI DIFFICILI
«Sullo sviluppo del bambino e da un punto di vista cognitivo non ci sono assolutamente impedimenti dovuti al fatto di avere un padre "anziani" - puntualizza la pedagogista Tiziana Cristofari -. Se c' è un problema, questo parte sempre dagli adulti. Possono crearsi, è vero, delle situazioni difficili se, per esempio, il bambino ascolta delle battute sul genitore e se la famiglia non interviene subito. Parlandone e chiarendogli qualsiasi dubbio, perché non c' è niente di male né niente di sbagliato in un padre più grande».
pablo picasso con il figlio claude
Come a dire, spesso i problemi ce li facciamo noi. I bimbi non fanno di queste differenze. E se poi l' obiezione è che sì-ma-a-quell' età-come-fa-ad-andare-a-giocare-a-pallone-al-campetto-col-figlio?, sappiate che nemmeno quella regge. «Ci sono tantissimi padri trentenni che sono pigri e a giocare all' aperto con i loro bambini non ci vanno comunque - continua l' esperta, - gli over 60, invece, sono generalmente più presenti e protettivi e, alla fine, è quello che conta».
Anche la differenza di età tra madre e padre interessa poco ai bimbi: «Sono tutte questioni che ci poniamo noi, amore e affettività non hanno età», chiosa Cristofari, che elenca anche le regole d' oro per quei maschietti che "decidono" di fare un figlio passato il mezzo secolo.
pablo picasso con il figlio claude fotografato da robert capa
Ossia: uno, creare e alimentare il rapporto con il bambino. Due, vivere questa relazione serenamente (perché il bambino lo sente, se c' è qualche problema). Tre, parlarne sempre in caso contrario, rispondere alle domande, far capire ai bimbi che ai fini pratici l' età del padre non cambia proprio di una virgola. E quattro, fare tutto il resto con tranquillità. Insomma, non farsi mancare niente. Gite al mare e partite allo stadio. Il resto sono solo chiacchiere.
CLOONEY E I GEMELLI michael douglas e i figli 2 padre figlio 1