Vittorio Sabadin per www.lastampa.it
tsunami a tonga dopo l'eruzione del vulcano 4
Le isola di Tonga sono sparite dal mondo dopo l’eruzione di un vulcano sottomarino la cui furia non si è ancora placata. Sono interrotte le comunicazioni satellitari, i cavi sottomarini si sono spezzati, una nuvola di cenere copre l’area impedendo di verificare la gravità dei danni causati dallo tsunami che è seguito all’eruzione.
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Dall’Australia e dalla Nuova Zelanda sono partiti aerei che sorvoleranno l’area e dai quali si farà forse un primo rapporto. Ma Tonga, dopo il disastro, non è più esistita: nessuna voce è partita dall’isola, nessuna voce l’ha raggiunta. Il primo bilancio delle vittime dell’eruzione ha così registrato finora solo due vittime: due bagnanti colpiti dalle onde in Perù, a migliaia di chilometri di distanza.
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Il vulcano Hunga è esploso sott’acqua il 15 gennaio, creando una enorme nuvola di cenere e di detriti che decine di satelliti in orbita hanno fotografato e filmato. Sotto quella massa ancora infuocata che si espandeva sopra l’Oceano c’erano le isole del Regno di Tonga, uno dei principali stati insulari della Polinesia. I suoi centomila abitanti hanno udito un rumore assordante, la terra ha tremato e il cielo si è oscurato in un attimo.
La cenere ha cominciato a cadere, ricoprendo ogni cosa. Le centraline elettriche sono saltate, insieme con i collegamenti internet satellitari, con i telefonini, con qualunque altro strumento di comunicazione. Dopo qualche minuto è arrivato lo tsunami e le onde del mare, alte un paio di metri, hanno attraversato l’isola principale, Tongatapu, da un capo all’altro. Mentre nel mondo i video dell’esplosione diventavano virali, nessun satellite riusciva più a vedere il Regno di Tonga per verificare se esisteva ancora, o per contarne le vittime.
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Due giorni dopo, lunedì, qualche centralina elettrica ha ripreso a funzionare, qualche telefono ha ricominciato a squillare. Chi ne ha l’autorità ha consigliato ai cittadini di stare in casa, di fare attenzione a quello che si mangia e si beve, perché tutto potrebbe essere contaminato dalla cenere. Agli abitanti, gli unici al mondo risparmiati dall’epidemia di Covid, è stato anche detto di indossare anche loro le mascherine per proteggersi non dal virus, ma dall’aria inquinata.
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Lo tsnumai causato dall’esplosione del vulcano ha attraversato l’Oceano Pacifico e ha colpito il Sudamerica e le coste degli Stati Uniti. In nuova Zelanda alcune imbarcazioni si sono rovesciate o arenate nei porti, onde alte un metro hanno colpito l’Australia. E non è finita: il vulcano nel pomeriggio di lunedì ha ripreso la propria attività e non si sa quali altri danni abbia provocato o stia ancora causando.
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Intorno all’Oceano Pacifico si trova il cosiddetto “anello di fuoco”, una catena che comprende circa 2000 vulcani, in gran parte sottomarini e inattivi. L’arcipelago di Tonga si trova proprio nella parte sud dell’anello, dove terremoti ed eruzioni si verificano con frequenza. Ma nessuno a memoria d’uomo ricorda un evento così catastrofico per un vulcano sottomarino. Poche ore fa ha ripreso la sua attività, rendendo i soccorsi e le rilevazioni ancora più difficile e facendo di nuovo sparire Tonga dal mondo.
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