Estratto dell’articolo di D. F. per il "Corriere della Sera"
Con i pantaloni e la camicia bianca, senza togliersi le scarpe. L’arrivo di Itamar Ben-Gvir in spiaggia è in tutti sensi quello di un pesce fuor d’acqua. Perché se Tel Aviv non è il suo territorio, il bagnasciuga è un’enclave ancora più ribelle e avversa al ministro per la Sicurezza nazionale.
Venerdì scorso tutti gli altri sono in costume, solo il leader dei coloni si presenta coperto, anche dalle guardie del corpo. Non può non sapere che la camminata con la famiglia è una provocazione, che quel giorno il sapore del sale lascerà l’amaro in bocca ai bagnanti.
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Sta chiacchierando con un sostenitore, se ne trovano perfino qui, quando una palla di sabbia — testimonieranno lui e i poliziotti — lo colpisce alle spalle. Neanche fosse una bomba, gli agenti inseguono l’autrice del gesto che si è rifugiata in mare e accetta di uscire solo dopo un lungo negoziato. Viene arrestata e portata in caserma, le mani e le caviglie ammanettate.
Domenica i legali hanno chiesto l’incriminazione per «assalto a pubblico ufficiale e resistenza alla forza pubblica». Il giudice ha confermato gli arresti domiciliari e ha ordinato a Noa Goldenberg, 27 anni, di non avvicinarsi al ministro per 30 giorni.
[…] L’arresto della ragazza e il rinvio a processo — rischia fino a 3 anni per ognuno dei due reati — sono diventati un caso politico. Perché coincidono con gli interventi sempre più violenti degli agenti contro i manifestanti che protestano per una tregua a Gaza
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L’opposizione accusa Ben-Gvir, condannato in passato per sostegno a un’organizzazione terroristica ebraica, di voler trasformare la polizia in una milizia personale. […]
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