Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini, Giuseppe Scarpa per "La Repubblica"
https://www.repubblica.it/italia/2024/10/03/news/treni_roma_bloccati_cosa_e_successo-423532613/
PUNTO DEL GUASTO CHE HA MANDATO IN TILT I TRENI A ROMA
Sì, è stato un chiodo. E no, non è stato un caso. Ma un insieme di errori umani, approssimazioni, sistemi che non hanno funzionato e che regalano una fotografia del nostro Paese per niente rassicurante: nel tempo in cui il mondo è sotto attacco, e proprio le infrastrutture sono considerate i cavalli di Troia da utilizzare per spaventare i cittadini e attaccare i Paesi, è bastato un solo chiodo piazzato nella notte nella periferia di Roma a mandare in tilt i trasporti di tutta Italia.
È successo, si diceva, quando una squadra di una ditta che lavorava alla «manutenzione della rete», spiegano da Trenitalia e Rfi, è entrata al lavoro, passata la mezzanotte. Era una «manutenzione ordinaria, di quelle che si fanno tutti i giorni, ovunque» spiega una fonte che si è occupata di ricostruire l’accaduto. «Ma evidentemente non era stato fornito agli addetti il piano di posa dei cavi».
Qualche operaio — come testimonia la fotografia di cui Repubblica è venuta in possesso — ha piazzato un chiodo dove non doveva, dove tra l’altro era ben segnalato il passaggio di cavi elettrici. Un errore umano, chiaramente, sul quale il ministro dei Trasporti Matteo Salvini è salito con la stessa delicatezza con cui citofonava a casa degli italiani, ma che evidentemente rappresenta soltanto un pezzo del problema: ma davvero è pensabile che un errore sia in grado di paralizzare il traffico di un Paese?
No, non è stato soltanto quel chiodo. A non funzionare è stato tutto il sistema di sicurezza, creando così un precedente pericolosissimo. È stata aperta un’indagine interna ma è possibile già mettere dei punti fermi. L’incidente è avvenuto nella notte, probabilmente intorno alle tre. Il tassello in ferro piantato per errore colpisce un cavo che finisce direttamente alla centralina che controlla la sala operativa della stazione Termini.
Si tratta di una di quelle cabine elettriche “rosse”, cioè delicatissime, che dovrebbero avere sistemi per cui, in caso di guasti o incidenti come quello accaduto l’altra notte, continuino a funzionare. E così è successo. Tranciato il cavo, la centralina ha continuato a funzionare grazie alle batterie di continuità, come previsto. Il problema è che avevano circa tre ore di autonomia e così alle 6.20 tutto si è spento. Buio. Treni fermi. Non doveva però andare così.
PUNTO DEL GUASTO CHE HA MANDATO IN TILT I TRENI A ROMA
I sistemi di sicurezza prevedono che, quando partono i gruppi di continuità, venga inviato un segnale di allarme alla centrale operativa, in modo che i tecnici possano intervenire prontamente. Non è successo. Così come non ha funzionato la seconda linea elettrica, che avrebbe dovuto sostenere il guasto della prima. Com’è stato possibile?.
I tecnici, a caldo, hanno avanzato le prime ipotesi. Il cavo non è stato tranciato di netto e questo ha comportato che la rete desse comunque segnali, seppur discontinui. […]
Perché quello di ieri non è stato un semplice disservizio. Ma un precedente pericolosissimo per la sicurezza nazionale. Quando alle 6.20 tutto è collassato si è pensato a un attacco hacker: sono bastati pochi minuti per capire che no, il problema non era quello.
Era però assolutamente plausibile, perché proprio Trenitalia a marzo del 2022 conobbe un violento attacco alle biglietterie che ancora oggi viene classificato dagli esperti come il primo, e il più importante, atto di guerra ibrida che l’Italia abbia conosciuto: un’attribuzione certa non c’è mai stata, ma non era una questione di riscatti, la mano era quella degli hacker russi vicini al Cremlino. […]
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