Anais Ginori per “la Repubblica”
emmanuel macron jean yves le drian
«Pronto, sono il ministro Jean-Yves Le Drian, la Francia ha bisogno di lei». La telefonata è arrivata a diverse persone negli ultimi mesi. Un uomo che si presenta come il ministro degli Esteri chiede in via riservata a uomini d' affari o diplomatici stranieri un aiuto finanziario per salvare alcuni ostaggi sequestrati in Africa. Seguono lettere su carta intestata, e persino videochiamate in cui si scorge l' ufficio del ministro e una figura che assomiglia molto a Le Drian.
Tutto falso. Una gigantesca truffa ma architettata così bene che diverse persone si sono convinte a dare un "contributo per la Francia". Tre franco-israeliani sono stati fermati a fine febbraio nella periferia di Tel Aviv, accusati di aver organizzato la truffa che vale 8 milioni di euro.La notizia si è saputa solo adesso, confermata dallo stesso Le Drian.
«Se qualcuno prova a fingersi me va dritto in prigione», ha detto il ministro, visibilmente infastidito da questo nuovo furto di identità. Non è infatti la prima volta che succede. Già tra il 2015 e il 2016, quando Le Drian era ministro della Difesa, un banda di criminali aveva usato il suo nome per raggirare diverse personalità, tra cui il principe Aga Khan IV, la proprietaria della tenuta vinicola Château Margaux, il fondatore del gruppo Sodexo e un ricco uomo d' affari turco.
Anche in quel caso, il finto Le Drian aveva usato lo stesso stratagemma: un riscatto da pagare per liberare degli ostaggi. Un' operazione segreta, sosteneva l' imbroglione, per cui servivano degli intermediari fidati visto che lo Stato ufficialmente non paga i sequestratori. A quelli che ci credevano, venivano forniti conti esteri, spesso in Cina, su cui versare le somme che poi transitavano verso paradisi fiscali. Alla fine, sono state così truffate una cinquantina di vittime per un totale di 80 milioni di euro.
E' una storia che sembra uscita da un film. Se i furti di identità sono sempre più diffusi grazie alle nuove tecnologie, in questo caso gli investigatori riconoscono un livello superiore nel raggiro.
Il finto Le Drian si era fatto costruire una maschera in silicone con cui appariva tale e quale al ministro nei collegamenti via Skype durante i colloqui con i contatti riservati, tra cui diversi diplomatici africani e alcuni vertici della Chiesa cattolica. L' impostore, secondo quanto ricostruito dall' inchiesta, era Gilbert Chikli, franco-israeliano già autore di una truffa a decine di imprenditori in Francia.
«A modo suo è geniale» riconosce l' avvocata di Le Drian, Delphine Meillet, che lo paragona a Victor Lustig, il grande truffatore che all' inizio del Novecento era riuscito a "vendere" la Tour Eiffel come fosse sua. Chikli, 54 anni, è stato arrestato nel 2017 in Ucraina e poi estradato in Francia dov' è in attesa di processo. Ma ha fatto proseliti. O forse aveva ancora dei complici in libertà, professionisti del Grande Inganno come ha ammesso lo stesso Le Drian: «Sono molto forti e purtroppo alcune persone ci sono cascate».
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