Alessandra Necci per “il Messaggero”
«Sono qui oggi, potrei non esserlo domani...Ho vissuto una vita lunga e sono fiera di averla spesa interamente al servizio della mia gente... Continuerò a servirla sino all'ultimo respiro e, quando morirò, ogni goccia del mio sangue rinvigorirà e fortificherà l'India». Queste parole sono state dette da Indira Nehru-Gandhi, che è stata due volte primo ministro dell'India. Fanno parte di un discorso del 30 ottobre 1984 e hanno il sapore di una premonizione. Il giorno dopo, Indira - abbigliata con un sari arancione - viene assassinata dalle sue due guardie del corpo, di etnia Sikh. Il corpo verrà cremato, come prescrive il rito induista; le cenere poste in diverse urne, poi sparse sull'Himalaya.
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LA VITA La futura premier nasce ad Allahabad il 19 novembre 1917. Sua madre si chiama Kamla, suo padre è il Pandit (significa maestro, ma è anche un titolo onorifico) Jawaharlal Nehru, di importante famiglia di casta Bramina. Poco dopo la nascita di Indira, diviene discepolo del Mahatma Gandhi, apostolo della non violenza e assertore dell'indipendenza dell'India. È soprattutto grazie all'opera di Gandhi e di Nehru, e contro il volere di gran parte dell'establishment britannico, che nella notte fra il 14 e 15 agosto 1947 si arriverà alla tanto desiderata indipendenza.
Nehru, erede di Gandhi nonché estimatore dell'ultimo viceré Louis Mountbatten e legatissimo a sua moglie Edwina, diventerà primo ministro. Il subcontinente viene diviso fra indù e musulmani. Anche per volontà del leader della Lega Musulmana Mohammed Alì Jinnah nascerà il Pakistan, ci sarà la partizione del Punjab e del Bengala. Il Paese precipiterà in una spirale di massacri, che degenereranno dopo l'assassinio di Gandhi.
Indira cresce in questa atmosfera complicata e suggestiva, fra potere e politica, lotta e privilegi, rischi e successi, ascese e cadute. Suo nonno Motilal è stato seguace di Gandhi.
Spesso, i familiari vengono imprigionati dagli inglesi. La ragazza, di carattere forte e ribelle, va a studiare un periodo in Europa e passa anche a Oxford. La madre è malata di tubercolosi, per cui si fa curare in Svizzera ma muore prematuramente. La stessa Indira ha problemi di salute. Rientrata in India nel mezzo della Seconda guerra mondiale, sposa l'avvocato Feroze Gandhi (che non è imparentato con il Mahatma) nel 1942. Da lui ha due figli, Sanjay (che morirà prematuramente) e Rajiv; tuttavia si separa.
LA POLITICA Quando Nehru diventa primo ministro il 15 agosto 1947 - il suo discorso si chiama Appuntamento con il destino - Indira prende ad accompagnarlo ovunque, imponendosi come la persona a lui più vicina. Nehru instaura politiche di pianificazione economica e statale, cerca di mantenere il paese in una posizione neutrale rispetto ai due blocchi dell'epoca. Muore nel 1964: è Indira a prendere le redini della successione. É già diventata capo del Congresso (Indian National Congress), poi nel '64 viene nominata ministro dell'informazione, quindi nel '66 primo ministro.
Si dimostra una vera donna di potere, gestendo con fermezza le difficoltà e le contraddizioni di un Paese affascinante, grande e sofferto, fatto di profonde ingiustizie e straordinarie redenzioni, immense ricchezze e terribile miseria, profonda religiosità e divisione in caste, cultura e storia millenaria e desiderio di modernità. La stessa Indira, che si è posta come obiettivi l'eliminazione della povertà e la riforma, la modernizzazione del mondo rurale, non è esente da paradossi. Il Paese conosce un sostanziale progresso, diviene una grande potenza mondiale, ma è lacerato da crisi, scioperi e violente lotte interne.
Per un periodo la Gandhi proclama lo stato di emergenza, sospende i diritti civili e si muove con durezza contro l'opposizione. Nell'agosto '71 ha siglato un accordo ventennale con l'allora Unione Sovietica, mentre con gli Usa i rapporti sono peggiorati. Il suo partito è diviso fra conservatori e progressisti, lei viene accusata di brogli elettorali.
LE ELEZIONI Nel '77 viene sconfitta alle elezioni e arrestata per qualche giorno. Non si dà per vinta, fonda un nuovo partito, diviene capo dell'opposizione. Vince le elezioni all'inizio di gennaio 1980 e torna alla guida del governo. La situazione rimane difficile, anche perché all'interno e all'esterno c'è agitazione. L'Unione Sovietica ha invaso l'Afghanistan. La Gandhi si avvale dell'esercito per sedare i tumulti interni. Poiché alcuni sikh hanno dato vita a un movimento per l'indipendenza del Punjab indiano, con l'operazione Blue star Indira fa occupare il loro Tempio sacro di Amritsar e uccidere molti Sikh.
Qualche tempo dopo, viene assassinata dalle guardie del corpo, appartenenti a quella fede. Moltissimi, per rappresaglia, sono gli innocenti uccisi. Sale allora al potere il figlio Rajiv, sposato con l'italiana Sonia Maino, e che verrà a sua volta ucciso nel '91. Dei Gandhi si è detto che «sono stati la famiglia reale dell'India»: senza dubbio, hanno fatto parte della storia del Paese, pagando anche con la vita il ruolo. È stata Indira a dire: «La paura, ogni paura, è una perdita di tempo. Come i rimpianti».
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